Formula 1, perché la pausa di ottobre è stata diversa da quella estiva

Tre weekend senza correre, tanti quanti quelli di agosto. Una lunga pausa replicata solamente un mese dopo quella tradizionale estiva. Uno stop causato dallo spostamento del Gran Premio di Qatar a dicembre, viste le condizioni infernali per il caldo subito dai piloti, affrontate a Losail nel 2023. Temperature vicine ai cinquanta gradi con Logan Sargeant che si ritirò per i giramenti di testa e altri che cercavano aria staccando le mani dal volante in rettilineo – come George Russell -, facendo poi fatica a scendere dall’auto a fine GP. Capitò a Esteban Ocon che addirittura vomitò per la fatica e su Instagram postò: "La gara più dura della mia carriera". Stesso tempo lontano dalle piste rispetto all’estate, ma in modo profondamente diverso. Perché in estate viene imposto lo shutdown alle fabbriche di due settimane. Una chiusura forzata delle aziende per permettere a tutti i dipendenti di andare in ferie. Mentre questa volta i processi non sono stati interrotti, tutto acceso a pieno regime. Dunque la differenza principale è, appunto, poter lavorare. Quindi la possibilità di portare modifiche per gli ultimi sei appuntamenti della stagione e riempire la pagina degli aggiornamenti, come ci si aspetta ad esempio per l’ala anteriore della Ferrari in Texas. Ma quanto ci vuole per vedere un upgrade in pista? Un aggiornamento per essere messo in macchina ha bisogno di circa due o tre mesi, dal momento della sua concezione, poi progettazione, sperimentazione e istallazione. Un tempo in cui si passa dal CFD allo sviluppo del particolare fino al test in galleria del vento e, se viene approvato, viene messo in produzione. Tutte attività che non sono possibili in estate, una pausa che blocca in tutto e per tutto le produzioni per due settimane, tempo in cui non si può neanche pianificare ciò che arriverà dopo. In questi giorni a cavallo di settembre e ottobre, invece, gli uffici tecnici sono stati al lavoro, le gallerie e i simulatori sono stati funzionanti, quindi le componenti che vedremo in pista tra Austin e Città del Messico, verosimilmente le ultime novità del 2024, sono state finalizzate senza la pressione delle gare in corso che ovviamente portano un carico di lavoro immediato e stress superiore. Un periodo totalmente dedicato al concetto della macchina, dunque. Ma anche la possibilità di sviluppare diverse tipologie di assetto e provarle al simulatore. Un periodo che è servito anche per la produzione di pezzi ricambio da portare nei circuiti viste le due triplette che chiuderanno la stagione, arricchite anche da tre weekend Sprint. Perché il Circuit of The Americas apre il ciclo con Città del Messico e Interlagos, poi nuova pausa di due settimane, la seconda edizione del GP di Las Vegas, per poi volare subito in Medioriente con Losail e Abu Dhabi che chiuderanno l’annata. La pausa autunnale è stata utile anche per focalizzarsi sul progetto 2025. Perché è vero che il concept è già a buon punto in questo periodo dell’anno ma poter focalizzare ulteriori energie è sicuramente un valore aggiunto. E presentarsi dunque in Australia – prima gara della nuova stagione – già pronti.