Formula 1, l'epica eredità di Verstappen dopo il Brasile

La giornata di gara del Brasile è stata una di quelle che potremmo ricordarci anche tra 15/20 anni, magari raccontandola e ricordandola a chi non ha potuto viverla ieri. Siamo al livello di Donington 1993 o Spa 1995: imprese epiche scritte da piloti che sono entrati nella storia della F1 e nella memoria collettiva degli appassionati. Max ieri ha fatto questo, ha disegnato un capolavoro, e di conseguenza una parte importante della sua eredità come pilota una volta che avrà concluso la sua carriera. Nel circuito di San Paolo Verstappen non ha solo vinto. Ha regalato uno spettacolo, ha emozionato anche chi non tifa Red Bull. Ha dimostrato che in uno sport ultra tecnologico come la Formula 1 c’è ancora spazio per l’uomo: se normalmente è la macchina a prevalere sul pilota, Verstappen è la prova vivente che in alcune situazioni particolari, dove lo stress o le condizioni climatiche condizionato la gara, tocca all’essere umano al volante chiudere il cerchio e portare la vettura al traguardo. Una dinamica che si è ripetuta più volte anche nella corsa per il Mondiale. La McLaren è sempre stata una macchina forte, spesso la più forte, ma quando c’è stato da alzare l’asticella troppe volte si è sgretolata, come in Brasile. In un weekend in cui avrebbero dovuto dare un colpo deciso alla leadership di Max e dimezzare il gap, hanno incassato quasi 20 punti e di fatto salutato il mondiale piloti. Come se fossero eccessivamente razionali e si fidassero troppo della vettura e troppo poco del loro pilota. È chiaro che Lando è un pilota sfortunato. Non tanto per la bandiera rossa durante il Gp quanto perché sta lottando contro il più grande pilota in circolazione in questo momento. Il più completo, il più spregiudicato, il più abituato a questi livelli e a questa pressione. Il talento non gli manca di certo: Norris è forte ora e lo sarà ancora di più nei prossimi anni, semplicemente oggi non è al livello di Verstappen. E penso sia lui il primo a saperlo. È la stessa epica di Schumacher, Senna o per stare in tempi recenti di Hamilton. Non sono gli altri a essere scarsi, sono loro a essere dei fenomeni. E non si può trascurare la dimensione dell’abitudine. Dal 2021 Verstappen vince, è abituato a farlo. Norris no, sta ancora imparando. E come lui il team. McLaren fino a pochi anni fa lottava per passare il Q1, adesso deve ragionare per vincere sia il mondiale piloti sia quello costruttori. Per troppo tempo hanno convissuto con la bassa classifica, non sono più abituati a lottare per i massimi livelli, e si vede. McLaren tante volte è mancata nei momenti cruciali, non ha supportato a dovere il suo pilota al contrario di quanto ha fatto Red Bull con Max in tutti questi anni per riuscire a dominare la Formula 1. Qui non c’entrano la fortuna o la sfortuna. Verstappen partiva sulla carta 17°, ma nei fatti è scattato dalla casella 14 per l’assenza di Albon, l’incidente di Stroll e la partenza dalla pit lane di Sainz. Ha fatto una magia Max, ha fatto sembrare una cosa facile avere davanti 'solo' 13 piloti. Ieri aveva tantissimo più ritmo della concorrenza, l’ha fatto vedere nei primi giri con quella risalita rabbiosa fino ad arrivare a Leclerc. Poi certo, la bandiera rossa ha deciso la gara, ma in quelle condizioni climatiche è una variabile che può essere messa di conto. Buona sorte ma anche bravura della Red Bull, che ha aspettato il momento favorevole per fermarsi sapendo che un acquazzone avrebbe colpito la pista da lì a breve, aumentando le probabilità di un incidente. Nella fortuna c’è stata anche la capacità di voler rischiare. In Brasile Max ha ipotecato il suo quarto mondiale. Per la sua eredità come pilota questa sarà una pietra miliare, anche se lui forse non se ne rende ancora conto. Tra qualche anno ci ripenserà e si renderà conto di aver realizzato un’impresa capace di emozionare gli appassionati. È stata una delle vittorie più belle della sua carriera, forse la seconda per importanza e peso emotivo dopo il primo trionfo in assoluto a Barcellona nel 2016. A San Paolo, Max Verstappen ha raggiunto una di quelle tappe che lo porteranno nell’olimpo della Formula 1.

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