Adelaide 1993, l'ultimo Gran Premio vinto da Senna

Potete scommetterci anche la casa che per una volta c’erano meno turisti a Wilpena Pound per degustare le grigliate d’emù, canguro e cammello, che per assistere al Gran Premio d'Australia ad Adelaide, in quel 7 novembre 1993 che avrebbe laureato a 38 anni -e per la quarta volta- campione del mondo della Formula Uno Alain Prost. Il paddock si apprestava a salutare, infatti, il ritiro dalle corse del ‘Professore’ e a celebrare in Williams la staffetta -nell’anno successivo- con il brasiliano Ayrton Senna. Ma quella sarebbe stata anche l’ultima gara in carriera per l’italiano Riccardo Patrese e per il britannico Derek Warwick, già pronti a dire addio al volante rispettivamente su una Benetton e su una Footwork. Il circus si sarebbe presto rinnovato, di lì a pochi mesi, ed era un‘occasione più unica che rara per vedere un’ultima volta all’opera grandi protagonisti del decennio da poco andato in pensione. Nonostante il suo dominio nel campionato, il francese dovette, in quell’occasione, chiudere la sua carriera sul secondo gradino del podio, poiché Ayrton Senna fu il grande dominatore della gara, la sua ultima con i colori della McLaren, la squadra con cui vinse i suoi tre titoli mondiali. L’ultima prima di subentrare proprio al suo storico rivale nel team nel quale si compirà sei mesi più tardi il suo tragico destino. Eppure, chi l’avrebbe mai detto quel giorno, mentre sui prati intorno alla pista si consumavano litri di birra e sidro, che sarebbe andata a finire così? In quella giornata di festa, di allegria, in quel festival di sorrisi e danze e gioia dei brasiliani per i quali i 700 chilometri di distanza tra Melbourne e Adelaide si erano tutti consumati nello sventolio frenetico di una bandiera a scacchi? Chi l’avrebbe mai immaginato, quel giorno, che la vittoria di Ayrton Senna in Australia sarebbe stata la sua ultima vittoria? Ayrton figlio del popolo, Ayrton icona del Brasile, Brasile ai piedi di Ayrton. Anche durante il concerto di Tina Turner, che dopo quel successo lo convocò sul palco per dedicargli ‘The Best’, il brano scritto per lei da Mike Chapman e Holly Knight, nel quale una strofa recita: “Con foga e pieno di carica / tu vieni da me / Mi dai tutto ciò di cui ho bisogno / Mi dai tutta una vita di promesse / ed un mondo di sogni / Parli il linguaggio dell’amore / come se sapessi ciò che significa / Non posso sbagliarmi / Tesoro, prendi il mio cuore e rendilo forte”. Esattamente ciò che il popolo di un Paese intero urla ad Ayrton accompagnandolo verso il trionfo, verso il proprio riscatto attraverso le sue vittorie. Il migliore, ‘Simply the best’. Con Tina che gli urla nelle orecchie: “Ayrton, sono una tua fan, sono davvero felice di vederti…” ASCOLTALA QUI Dal backstage lo sguardo vigile di Adriane Galisteau, bionda fidanzata paulista del re della velocità che abbraccia la regina del rock: due miti che dal palco dispensano scariche di emozioni e di adrenalina. Come in pista, Ayrton, che sul podio aveva appena fatto pace con l’eterno nemico Alain e adesso dava l’impressione di essere persino più disteso, più sereno. Di essersi lasciato ogni burrasca e ogni turbamento alle spalle. E sì che anche quella domenica la gara era stata davvero dura. Era la sedicesima prova in calendario, l’ultima della stagione 1993. In qualifica qualcosa era cambiato rispetto al solito, il dominio della Williams era cambiato e Senna aveva bruciato in griglia le velleità di Prost e di Damon Hill, grintoso figlio d’arte e compagno di scuderia del francese. In seconda fila, dalla quarta posizione era pronto a scattare Michael Schumacher su Benetton. E poi Hakkinen, Berger, Alesi, Brundle, Patrese… Che tensione al via. La procedura di partenza fu ripetuta per ben tre volte. Dapprima rimasero fermi nelle rispettive piazzole il giapponese Ukyō Katayama e l’irlandese Eddie Irvine, poi finalmente tutto andò liscio e Senna prese il comando mentre dietro la bagarre infuriava. Una gara combattuta, con Brundle subito in difficoltà, Senna costretto a gestire la soglia dei 7000 giri per il suo motore Ford un po' ansimante, Berger afflitto da gravi problemi ai freni e Schumacher tormentato da un motore Ford infedele che dopo diciannove giri alza già bandiera bianca. È in questa fase che emerge il talento cristallino di Ayrton Senna, che non ha bisogno di fare gli straordinari per distaccare quanto basta le Williams e controllare la corsa. Dietro Prost si limita a proseguire il ciclo iniziato l’anno precedente con la vittoria di Nigel Mansell sotto regia di Adrian Newey, per la felicità del team di Groove. Ayrton non spinge e non mette sotto pressione il suo Ford-Cosworth, mentre dietro Damon Hill prova a insidiare la seconda posizione di Alain Prost. La battaglia tutta interna alla scuderia di Sir Frank finisce con un clamoroso testacoda dell’erede di Graham, che tuttavia salva la terza piazza e anche la faccia. Il brasiliano pennella le ultime curve portando la sua McLaren al successo per l’ultima volta e centrando quella che sarà purtroppo anche la sua ultima vittoria in Formula Uno, anche se ancora nessuno sa quanto terribile sarà il disegno del cielo per il brasiliano. Il passaggio sul traguardo è l’immagine del suo ultimo magico trionfo, flag to flag. Oggi tutti sappiamo com’è andata da lì a quel maledetto GP di Imola del 1° maggio 1994, con una Williams che non aveva ancora dimostrato il suo potenziale e con quel tragico incidente che ci ha portato via forse il più grande talento della storia. Quel 7 novembre 1993 Ayrton vinse il suo 41° Gran Premio. Nel parco chiuso il brasiliano tende la mano a Prost che, dopo una breve esitazione, accetta di stringerla. Il gesto non potrebbe essere più sincero perché i due uomini non si rendono conto di essere ripresi da una telecamera. È come se il fato avesse voluto chiudere un cerchio, prima del passaggio del testimone e dell’addio senza più acredini. E anche sul podio per due volte Senna invita Prost a salire sul gradino più alto, tra gli applausi del pubblico. I due si scambiano una seconda stretta di mano. È pace. Prost non è un vincitore ma chiude in bellezza la sua carriera. Senna, fatica a nascondere le lacrime. Patrese saluta il pubblico e lascia con 256 presenze, Warwick con 147. Anche in Ferrari sono contenti, tutte e due le rosse sono tornate a punti: non succedeva dal Brasile 1992. Sembrerebbe il finale di una bella fiaba: e vissero tutti felici e contenti, con Ayrton che lascia la McLaren per andare finalmente sulla macchina tanto ambìta e desiderata, la Williams. Con i due campioni ‘ex-nemici’ Senna e Prost pronti a dialogare su futuro e sicurezza, forti di una ritrovata stima e di un nuovo rispetto. Ma purtroppo tutto questo non durerà. E trent’anni dopo tutto ci sembra così ovattato, pieno di significato, quasi premonitore, un momento di svolta. In effetti ad Adelaide la Formula Uno chiuse un capitolo importante della sua storia. E si chiuse l’epopea di Ayrton Senna. Prima ancora del sigillo terrificante del ‘Tamburello’. Oggi Ayrton avrebbe 64 anni. E Adelaide è forse il suo ultimo ricordo felice che ci resta di lui. Ma non riesco a sorriderne. “Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota e corro veloce per la mia strada, anche se non è più la stessa strada… anche se qui non ci sono i piloti, anche se qui non ci sono bandiere, anche se forse non è servito a niente…” ASCOLTALA QUI