Gabriel Bortoleto, fenomeno sfrontato nel nome di Senna e Alonso

Gabriel Bortoleto è l’ennesima faccia del talento dirompente che sta facendo breccia nella Formula 1. Con Antonelli, Bearman e Doohan sarà il quarto rookie del prossimo campionato, attendendo di capire se saranno cinque o addirittura sei, una volta che sarà definito il futuro di Lawson e Colapinto. Giovane e sfacciato, ma anche sicuro delle sue potenzialità e con l’obiettivo sempre presente davanti agli occhi: “So cosa posso portare in Sauber : una mentalità giovane e uno sguardo diverso”, ha dichiarato il giorno della presentazione. Sfrontatezza e decisione già mostrata in Brasile, pochi giorni prima dell’ufficialità: “Se si fa un percorso come il mio in Formula 3 e poi in Formula 2 e non si sale in Formula 1 allora che senso ha tutto questo?”. Sapeva già della promozione, vero, ma forse avrebbe voluto poterlo dire con qualche giorno di anticipo per festeggiare durante il weekend di gara a San Paolo, sua città natale. Gabriel è nato lì nel 2004 e ci è cresciuto solo per sette anni perché per inseguire il suo sogno è emigrato presto verso l’Europa come tantissimi ragazzini brasiliani che ne hanno la possibilità. Come Ayrton Senna, neanche a dirlo, suo idolo e che dal giorno zero porta sulla testa con la S, suo simbolo, disegnata sul casco. Prematuro e irrispettoso chiedersi se possa fare anche lontanamente quello che ha mostrato al mondo Magic, ma sicuramente Gabriel riporta la bandiera verdeoro in griglia che mancava da otto anni con Felipe Massa . Il talento di Bortoleto è sempre stato scintillante e tutti se ne sono accorti subito, cercando di spingerlo ma anche di metterlo sotto contratto. Kart fino al 2019, poi la Formula 4 italiana nel 2020 e quelle regionali nei due anni seguenti. Proprio nel 2022, Fernando Alonso lo ha fatto entrare nel suo A14, il programma di sviluppo giovani lanciato dall’asturiano. Tra qualche mese i due saranno avversari in griglia, nonostante 23 anni di differenza. Per dare la dimensione, prima che Gabriel nascesse il 14 ottobre 2004, Fernando in Formula 1 aveva già collezionato una vittoria, otto podi e due pole position, diventando campione del mondo per la prima volta l’anno successivo. Ma anche McLaren non ha mai avuto dubbi sulle sue capacità, mettendolo sotto contratto nel programma junior quest’anno. Una partnership durata poco, almeno per ora, perché il team di Woking lo ha lasciato partire senza ostacolarlo, sapendo che non può garantirgli un sedile fino a fine 2026, quando scadranno i contratti di Norris e Piastri. E proprio a proposito dell’australiano, impensabile ripetere la mossa del 2022, quando la scuderia di Zak Brown silurò un pilota titolare per promuoverne uno giovane, anziché lasciarlo andare. Le similitudini con Oscar Piastri comunque sembrano esserci anche a livello di curriculum. Perché Gabriel ha già vinto il campionato di Formula 3 l’anno scorso. Un monologo costante che l’ha portato a essere campione a Monza, dopo essere stato in testa tutto l’anno dalla vittoria della Feature Race in Bahrain poi ripetuta nella tappa successiva a Melbourne. Dalla Trident all’Invicta Racing in Formula 2, al momento, la trama non sta cambiando di molto: perché Bortoleto è leader della classifica a due weekend dal termine. Una doppietta che potrebbe bissare quella del 2020-2021 firmata proprio da Piastri, se riuscisse a mantenere i 4,5 punti di vantaggio che ha su Hadjar, campioncino della famiglia Red Bull. Non bastasse il palmares, chi fosse scettico può riguardarsi cosa ha combinato Bortoleto quest’anno a Monza. Il venerdì è finito in ghiaia in qualifica senza aver registrato alcun tempo, 'guadagnandosi' quindi l’ultima posizione al via sia della Sprint che della Feature. Da ventiduesimo nella prima gara arrivò 8° al fotofinsh con lo stesso tempo di Hauger, condividendo la posizione e smezzandosi il punto a disposizione. Piede caldo e soprattutto furbizia nel rimanere lontano dai guai che spesso si creano in partenza con l’imbuto della Prima Variante. Un antipasto del capolavoro del giorno dopo. Scattando sempre dalla ventiduesima piazza riesce già a risalire dopo le prime due curve sfruttando gli incidenti in partenza, fino a disegnare una strategia perfetta con il suo team sfruttando la safety car e sussurando alle gomme. Dopo il pit stop era virtualmente in testa alla gara che ha comunque voluto conquistarsi in pista con sorpassi chirurgici. Da ultimo a primo, imprese che in pochi, in qualsiasi categoria sono stati in grado di fare. Un biglietto da visita sicuramente rassicurante per una squadra, la Sauber, che quest’anno ha ancora un rotondo zero alla casella punti conquistati. Una gioventù che va a mixarsi con l’esperienza di Nico Hulkenberg per l’anno prossimo, sotto la direzione di Mattia Binotto che lo ha scelto e la guida di Jonathan Wheatley, che arriverà dalla Red Bull per guidare Audi e il suo progetto ambizioso dal 2026. Bem-venido, Gabi.

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