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NBA, Kyle Lowry rimane a Toronto: 100 milioni in 3 anni

NBA
Kyle Lowry, 31 anni, ha giocato le ultime 5 stagioni ai Raptors (Foto Getty)
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La point guard e i Raptors si sono accordati per continuare il loro matrimonio ancora per un triennio, facendo felici tutte le parti in causa. La franchigia canadese conferma anche Serge Ibaka, rinnovato con un triennale da 65 milioni

Certi amori non finiscono, e non hanno nemmeno bisogno di giri immensi per tornare. La storia tra Kyle Lowry e i Toronto Raptors continuerà almeno per i prossimi tre anni, dopo che l’All-Star e la franchigia canadese - come riportato da ESPN - hanno trovato un accordo per un contratto triennale da 100 milioni garantiti complessivi, senza considerare i bonus. Dopo aver confermato anche Serge Ibaka con un triennale da 65 milioni, i Raptors rinnovano anche il loro giocatore principale insieme a DeMar DeRozan, cercando di mantenere intatta la continuità di un gruppo storico in una Eastern Conference sempre più priva di certezze, Cleveland inclusa. Forse il ragionamento del GM Masai Ujiri è stato proprio questo: guardandosi intorno, non ci sono così tante squadre che possono legittimamente pensare di essere meglio dei Raptors, quantomeno in regular season. Nonostante l’uscita dai playoff con un secco 0-4 contro i Cavs avesse provocato una mezza crisi di identità all’interno dello spogliatoio, alla fine la decisione è stata quella di trattenere i free agent principali, nonostante questo possa provocare uno sforamento nella luxury tax per la prima volta dal 2004, con un conto che al momento vede i salari dei Raptors arrivare a 132.4 milioni con una "tassa di lusso" da 24.1. Un alto prezzo da pagare per una squadra che lo scorso anno — peraltro con un P.J. Tucker in più, ora partito alla volta di Houston — ha faticato al primo turno contro Milwaukee ed è stata spazzata via da Cleveland al secondo turno, e questo vale tanto per la squadra quanto per i ragionamenti di Lowry. Quando c’è di mezzo la free agency, però, ci sono anche ragionamenti personali da tenere in conto: in una lettera aperta sul sito The Players’ Tribune, la point guard ha sottolineato quanto Toronto sia diventata “casa” tanto per lui quanto sopratutto per la sua famiglia, anteponendo le necessità dei suoi cari alle considerazioni di carattere cestistico. E poi, soprattutto, 100 milioni garantiti rimangono 100 milioni garantiti: Lowry riesce a ottenere il contratto da 30+ milioni all’anno che cercava anche se, invece del quinquennale che voleva, ha ottenuto quella somma in tre anni, cosa che lascia maggior margine di manovra alla dirigenza dei Raptors per pensare ad un’eventuale ricostruzione nel medio termine, quando anche il contratto di DeRozan andrà verso la fine. E poi, avere una squadra che può assicurare i playoff ogni singolo anno è comunque una certezza rara da avere nella NBA attuale che cambia vorticosamente: basta vedere cosa è successo agli Atlanta Hawks, che nel 2015 chiudevano col miglior record della conference a quota 60 vittorie e ora, dopo la partenza di Paul Millsap, non hanno più nemmeno uno dei membri di quel favoloso quintetto titolare.

Resta anche Serge Ibaka

La continuità in casa Raptors è rappresentata anche dalla conferma di Serge Ibaka, rinnovato anche lui con un triennale ma da 65 milioni. Dopo aver ceduto una prima scelta e Terrence Ross per andare a prenderlo alla deadline di febbraio, era inevitabile che i Raptors decidessero di tenerlo, anche se il prezzo non è esattamente di saldo per un giocatore apparso ormai nella parabola discendente della carriera. Ibaka ormai è al suo meglio quando può agire come lungo che apre il campo con il suo ottimo tiro dalla lunga distanza (39% nella scorsa stagione e un career-high da 124 triple segnate), ma è in declino nella protezione del ferro quanto nelle conclusioni in area, una volta due dei suoi punti di forza. Secondo le proiezioni di Kevin Pelton di ESPN, Ibaka produrrà 46.5 milioni di “valore” nelle prossime tre stagioni, ben 20 milioni al di sotto di quanto verrà pagato dai Raptors (e le proiezioni di FiveThirtyEight sono ancora peggiori). Bisogna sempre considerare che Toronto non aveva dei veri modi per sostituire degnamente Lowry e Ibaka, e anche che il GM Masai Ujiri è noto per non lasciar andare nessun giocatore “a zero”, come fatto ad esempio anni fa con Nene, rinnovato in estate ma poi scambiato durante la stagione non appena possibile. Considerando che con queste due firme Toronto è entrata in territorio di luxury tax, c’è da attendersi che il GM possa muovere dei pezzi (Cory Joseph? DeMarre Carroll? Jonas Valanciunas?) per alleggerire un po’ il monte salari di squadra. Nel frattempo, però, il gruppo storico rimane: basterà per occupare un posto al sole nella peggiorata Eastern Conference?