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NBA, coach Popovich conferma: Kawhi Leonard in campo stanotte contro Dallas

NBA

A lungo senza Tony Parker e fin qui senza Kawhi Leonard, San Antonio sfoggia il terzo miglior record a Ovest, dietro solo a Houston e Golden State. Nella notte però i texani tornano a riabbracciare il loro candidato MVP: inizia contro Dallas la vera stagione degli Spurs

E finalmnete ci siamo. Dopo il “falso allarme” della gara di sabato 9 contro i Suns – con la notizia di un possibile rientro, poi smentito – la trasferta degli Spurs a Dallas sarà finalmente quella del tanto atteso rientro in squadra (e quindi del debutto stagionale) di Kawhi Leonard. Tutti i segnali sembravano già nelle ultime 24 ore andare in quella direzione: dalle parole di Tony Parker (“Si è allenato con noi, mi è sembrato in gran forma, bello rivederlo parte del gruppo”) a quelle di Pau Gasol (“Sta viaggiando con noi, potrebbe esordire già a Dallas – e sarebbe fantastico – oppure quella dopo contro Houston, e andrebbe bene uguale. Noi siamo felici di averlo di nuovo in gruppo”), fino ad arrivare al tweet ufficiale dei San Antonio Spurs, che per la gara contro i Mavericks definisce “probabile” il recupero sia di Danny Green (alle prese con un dolore all’inguine sinistro) che di Kawhi Leonard. Ora, a confermarlo, anche le parole di Gregg Popovich, felice di poter finalmente schierare il suo n°2, anche se dovendo osservare una restrizione nel minutaggio imposta dallo staff medico della squadra. A impedire finora a Kawhi Leonard di scendere in campo è stata una misteriosa tendinite al quadricipite destro: l’ultima apparizione in maglia Spurs per lui resta quindi quella in gara-1 delle ultime finali di conference a Ovest, contro Golden State, quando a metterlo fuori gioco per il resto dei playoff fu una grave distorsione alla caviglia. A fine settembre, poi, la notizia di un altro guaio fisico che avrebbe impedito al n°2 nero-argento di prendere parte a tutta la preseason, un’assenza poi allungatasi – sempre senza dare troppo nell’occhio, in perfetto stile Spurs… - alle prime 27 gare di campionato. La 28^ - con San Antonio comunque titolare di un ottimo 19-8 – sembra ora quella del tanto atteso esordio, che beffardamente coincide con l’ingresso in lista infortunati di Kyle Anderson, ovvero il giocatore che lo ha sostituito in quintetto nei primi due mesi scarsi di stagione (vittima di una leggera distorsione al ginocchio sinistro che lo terrà lontano per due-tre settimane). 

Cosa vuol dire il ritorno di Kawhi Leonard (e la convivenza con Aldridge)

Per chi se lo fosse dimenticato, il n°2 dei San Antonio Spurs è il giocatore (premiato due volte come miglior difensore NBA) che l’anno scorso è arrivato quarto nelle votazioni per MVP della lega, collezionando 500 punti totali, dietro soltanto a Russell Westbrook (primo con 888 punti) e James Harden (753), in virtù di una stagione chiusa al massimo in carriera per punti (25.5 a sera) e assist (3.5, forse il suo miglioramento più significativo). Dei 260 passaggi smarcanti messi a referto l’anno scorso da Leonard, 47 (neanche uno su cinque) hanno avuto come destinatario LaMarcus Aldridge, l’altra grande bocca da fuoco degli Spurs (dei quasi 300 canestri assistiti realizzati dal n°12 nero-argento, 85 erano stati imbeccati da Tony Parker e 51 da Patty Mills). L’asse Leonard-Aldridge quindi, almeno offensivamente, non è mai stato particolarmente cavalcato l’anno scorso e senza Kawhi al suo fianco quest’anno Aldridge quest’anno è diventato automaticamente l’opzione n°1 dell’attacco di coach Popovich: il suo usage rate è salito dal 24.9% dello scorso anno al 28.7% esibito finora, il dato ovviamente più alto di squadra ma comunque di quasi 3 punti inferiore a quello sfoggiato da Leonard l’anno scorso. Per rendere l’idea dell’importanza del n°2 di San Antonio negli equilibri della squadra, basta pensare che soltanto Russell Westbrook, DeMarcus Cousins, DeMar DeRozan, James Harden, Isaiah Thomas (a Boston) e Anthony Davis hanno fatto registrare un usage rate più alto in tutta la lega nel corso dell’ultima stagione. Coinvolgere Kawhi, poi, significa anche tollerare una robusta dose di isolamenti da parte dell’ex giocatore di San Diego State (il 12.6% dei suoi possessi nel 2016-17 (nei primi 40 giocatori NBA), mentre finora Aldridge si è isolato offensivamente contro le difese avversarie solo nel 3.5% dei suoi attacchi (Rudy Gay, Tony Parker, Kyle Anderson e Dejounte Murray hanno tutti fatto ricorso più spesso di lui a questo tipo di soluzione, negli Spurs). È ovvio che coach Popovich riaccolga a braccia aperte un potenziale MVP NBA come Leonard, ma allo stesso tempo l’allenatore nero-argento dovrà mettere mano alla chimica di squadra fin qui costruita e studiare una formula nuova per il prosieguo della stagione, consapevole che proprio dall’equilibrio e dall’intesa dei suoi due giocatori più importanti (forse un po’ mancata l’anno scorso) dipendono i destini di San Antonio a livello di playoff.