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NBA, i risultati della notte: vincono tutte in vetta e Houston fa 14 in fila

NBA

I Rockets vincono senza problemi (e senza particolari tensioni) la sfida contro i Clippers e allungano a 14 la striscia di successi. Risponde Golden State che batte a domicilio Washington grazie al duo Curry-Durant. A Est il copione è lo stesso: vince Toronto contro Orlando e a ruota Boston grazie a un super Kyrie Irving (34 punti in meno di 25 minuti). OKC passa al supplementare contro Dallas, Indiana perde contro Atlanta e Detroit supera Milwaukee

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L.A. Clippers-Houston Rockets 92-105

IL TABELLINO

L’immagine più emblematica della sfida arriva poco prima del termine del primo quarto: Harden finta la penetrazione, passo indietro per creare separazione e il povero Wesley Johnson si ritrova definitivamente sbilanciato. Il capitombolo è rovinoso, la tenuta delle caviglie viene messa a dura prova e lo spazio che resta al Barba per tirare è chilometrico. Il numero 13 allora si ferma, in segno di sfida. I Clippers restano prima spiazzati e poi provano rovinosamente a recuperare su di lui. Il risultato? Tre punti e +22 già al primo intervallo per i Rockets (con 17 punti di Harden). Non c’è partita a Los Angeles infatti, nel primo incrocio dopo che la sfida di due mesi fa è rimasta nell’immaginario collettivo a causa della rissa mancata, dell’invasione di spogliatoio e della tecnica diversiva in cui Clint Capela ha fatto da esca mentre i compagni sgattaiolavano da dietro guidati dal padrone di casa Chris Paul (poi purtroppo si è scoperto che era tutto falso, sigh). Stavolta la tensione è ben al di sotto del livello di guardia: non c’è più Blake Griffin e non c’è più partita sostanzialmente, con i Clippers che si riportano al massimo sul -8, senza dare mai la sensazione di essere tornati in corsa. Alla sirena finale sono 25 punti e 7 assist per Harden, 22 e 14 rimbalzi per Capela, 22 e cinque triple per Gordon. CP3 può concedersi una serata al di sotto degli standard realizzativi (il +21 di plus/minus resta comunque il migliore di squadra), considerando anche le numerose defezioni nella squadra di coach Rivers. Danilo Gallinari infatti è ancora alle prese con il problema alla mano, mentre in campo gli unici a battere un colpo sono Tobias Harris (24 punti) e l’ex Montrezl Harrell, autore di 22 punti con 9/14 al tiro. Houston vince così la 14esima gara consecutiva; la striscia più lunga in stagione al pari di quella che i texani interruppero proprio a Los Angeles. Il prossimo impegno invece sarà in casa contro i Celtics: per rendere da record questa serie di vittorie, toccherà fare gli straordinari.

Washington Wizards-Golden State Warriors 101-109

IL TABELLINO

Quarta vittoria in fila nel post All-Star Game per gli Warriors, che continuano in parte ad apparire svagati (o svogliati, come abbiamo raccontato un paio di giorni fa), ma che alla fine riescono sempre a portare a casa il risultato. Forse il problema sta proprio in quello: nell’abitudinaria bellezza che Golden State aveva garantito e perseguito nel corso dei mesi, semi infallibile per tutti e 48 i minuti. Adesso invece lo schema è più delineato, ma allo stesso modo letale. Reggere all’urto dell’artiglieria degli Warriors ogni volta che si torna in campo dallo spogliatoio è la chiave per qualsiasi avversario, che ben sa a cosa va incontro, ma che non riesce mai a trovare contromisure. Anche stanotte gli Wizards, che immaginavano cosa aspettarsi, sono stati travolti dal 16-4 a inizio ripresa che ha spazzato via anche le polemiche relative alla mancata visita alla Casa Bianca. A fine terzo quarto il punteggio del parziale recita 27-14 Warriors (il totale in stagione come somma di tutti i periodi dopo l’intervallo lungo è +343), con gli Wizards tenuti a 6/21 al tiro di squadra. Washington infatti risente della pessima serata di Bradley Beal, che chiude con otto punti e che ci mette mezz’ora per trovare il primo canestro. Troppo poco per pensare di far fronte ai 32 punti di Kevin Durant, ai 25 di Steph Curry (7/15 dall’arco combinato per i due) e gli 11 punti e 11 assist di Draymond Green. “Vogliamo dare continuità ai risultati: è da un bel po’ che non facciamo una lunga striscia di successi”, racconta il numero 30 a fine partita. A guardare il calendario degli Warriors e le 20 gare rimaste da giocare, l’impegno non sembra così proibitivo (tra le altre, tre partite contro i Suns, due contro i Kings e due con gli Hawks). Che il prossimo obiettivo sia non perdere più fino al termine della regular season, o magari dei playoff…

Orlando Magic-Toronto Raptors 104-117

IL TABELLINO

Undici vittorie nelle ultime 13 gare per i Raptors e lotta sempre più serrata in vetta alla Eastern Conference. I canadesi portano a casa una partita decisa nel finale dalla difesa e dalla profondità della panchina. Sul 97-96 con sette minuti ancora da giocare, Toronto piazza il parziale da 13-2 sigillando il proprio canestro e concedendo minuti importanti ai vari Siakam, VanVleet, CJ Miles and Delon Wright (tutti a segno nel momento cruciale della sfida). Riserve decisive nel momento del bisogno. Alla fine sono 21 punti per DeRozan e 17 con 11 assist per Lowry, nella solita partita in cui Toronto manda ben dieci giocatori oltre i sei punti realizzata. La cooperativa del canestro, che tira con il 54% dal campo e il 40% dall’arco anche perché dall’altra parte Orlando si limita a metterci intensità e poco altro. I Magic incassano così la settima sconfitta consecutiva e puntano con decisione a peggiorare il loro record, provando a dare un senso a una stagione che, come direbbe Vasco Rossi, un senso non ce l’ha.

Boston Celtics-Charlotte Hornets 134-106

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Kyrie Irving sbriciola in tre quarti le resistenze degli Hornets per poi sedersi nell’ultimo e godersi uno spettacolo e una partita già decisa. La point guard numero 11 segna 34 punti in meno di 25 minuti, la seconda volta che va oltre quota 30 in così poco tempo. Performance che nei precedenti 50 anni di storia dei Celtics si era vista solo un’altra volta (Kevin McHale il 7 febbraio 1990, sempre contro gli Hornets). Una vittoria mai in discussione quella di Boston, nonostante Kemba Walker provi a rispondere colpo su colpo in un avvincente testa a testa tra point guard da All-Star Game. Il numero 15 di Charlotte chiude con 23 punti e cinque assist, senza riuscire però a portare a sei il numero di vittorie in fila degli Hornets. La buona notizia per Boston (che resta sempre a contatto in vetta alla Eastern Conference, a un passo di distanza dai Raptors) è vedere Hayward prima della palla a due camminare tranquillamente e mostrare una ritrovata agilità e mobilità. Vedergli indossare il completo bianco-verde, anche solo per posare durante la foto di squadra, è una grossa emozione per tutto il TD Garden. Un’immagine che ricorda come il futuro potrà essere ancora più roseo di questo presente a suo modo già convincente. 

Atlanta Hawks-Indiana Pacers 107-102

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“Ancora una volta sia stati battuti prima di tutto in quanto a intensità e voglia – racconta coach McMillan – questo non è accettabile”. Fa bene a infuriarsi all’allenatore dei Pacers nel post-partita di una sfida che i suoi ragazzi avrebbero dovuto vincere fischiettando e che invece complica non poco i progetti playoff di Oladipo e compagni. Ventisei punti per Bojan Bodganovic, 22 per Oladipo e 14 in uscita dalla panchina di Sabonis. Contro un avversario modesto e demotivato sarebbero potuti anche bastare, soprattutto sul +23 a meno di un quarto d’ora dalla sirena. Va bene essere svagati, togliere troppo presto le mani dal manubrio, pensare di aver vinto. Ma con quel margine e contro quel tipo di avversario, è assurdo aver sperperato un vantaggio del genere. Nel finale poi batte un colpo anche Dennis Schröder, che segna sette degli ultimi otto punti dei suoi e sigilla una vittoria che agli Hawks mancava dal 12 febbraio. Non che in Georgia ne sentissero la mancanza in effetti, ma almeno per l’orgoglio è un successo che può fare bene al morale.

Dallas Mavericks-Oklahoma City Thunder 110-111 OT 

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Con più fatica di quanto immaginabile, ma alla fine gli OKC Thunder hanno avuto la vittoria che volevano. Per piegare la resistenza dei Dallas Mavericks è stato necessario un supplementare, forzato da un buzzer beater di Dwight Powell (autore del suo massimo in carriera con 21 punti) dopo aver recuperato un rimbalzo in attacco. Lo stesso Powell però a 38 secondi dalla fine dell’overtime si è visto puntato da un Russell Westbrook in piena velocità e non ha potuto fare altro che concedere il gioco da tre punti che ha definitivamente fissato il punteggio sul 111-110 per gli ospiti. Alla fine l’MVP in carica è stato il migliore dei suoi griffando la sua 20^ gara stagionale con almeno 30 punti, aggiungendoci anche 11 rimbalzi, 7 assist e ben 9 palle perse, sostenuto anche dai 23 di Paul George e dai 9 rimbalzi offensivi di Steven Adams, fondamentale per vincere di 20 la sfida sotto i tabelloni (56-36 il conto a rimbalzo). A Dallas invece non è servito un Harrison Barnes da 26 e un Dennis Smith Jr. scatenato in apertura di overtime con 8 dei suoi 17 punti finali. A Dirk Nowitzki invece ne sono bastati dodici per raggiungere un’altra milestone della sua incredibile carriera: ora ha superato quota 31.000 punti nella lega, il sesto di sempre a riuscirci.

Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 110-87

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I Detroit Pistons battono un colpo e i Bucks, tornando a vincere dopo tre sconfitte in fila e provando a rilanciare le ambizioni playoff di una squadra che come lo scorso anno sembra imbrigliata in un limbo che non le permette né di risalire, né di sprofondare definitivamente. Contro Milwaukee non c’è partita già prima che l’arcigna difesa di Detroit infili un paio di dita nell’occhio di Giannis Antetokounmpo per metterlo ko. Il greco chiude con 11 punti in quella che è una delle sue prestazioni più incolore, incapace come tutta la squadra di evitare la terza sconfitta, con il baratro dell’ottavo posto sempre più vicino. Il riferimento sono proprio i Pistons, al momento noni a quattro partite di distanza. Un margine non trascurabile, ma di certo non rassicurante.

Memphis Grizzlies-Phoenix Suns 110-102

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Memphis e Phoenix avevano raccolto nell’ultimo mese dieci sconfitte in fila. Entrambe. Le due peggiori, tra le peggiori (in una gara a ribasso talmente serrata che diventa complesso fare un classifica partendo dal fondo). Alla fine però, una delle due doveva per forza di cose spezzare la maledizione. E così una partita che avrebbe meritato l’introduzione del concetto di pareggio nel mondo del basket, la vincono i Suns grazie al massimo in carriera di Josh Jackson. La scelta numero 4 dell’ultimo Draft chiude con 29 punti e 9/16 al tiro, segnando sulla sirena e spingendo nel finale quando più contava (sempre relativamente). Non è il miglior realizzatore di Phoenix soltanto perché Devin Booker ha una facilità senza eguali nell’andare a segno, in una serata da 34 punti e con 29 tiri. Tanti, come quelli sbagliati di squadra da Memphis che chiude con meno del 38% al tiro, allunga a 11 la striscia di sconfitte (mai così male negli ultimi 20 anni) e fa partire ufficialmente il conto alla rovescia. I Grizzlies infatti non vedono l’ora che arrivi il 12 aprile. E non solo loro.