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NBA, Los Angeles Lakers: dietro le firme di Rondo e Stephenson c’è l’ok di LeBron James

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In molti lo immaginavano, ma le indiscrezioni delle ultime ore hanno confermato i sospetti: le mosse di mercato dei losangelini successive all’arrivo di James sono state concordate proprio con LeBron. Un piano diverso dal solito, che a L.A. sperano funzioni

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Poche ore dopo la firma di LeBron James che ha deciso di legarsi per quattro anni ai Lakers, il lavoro di Magic Johnson è proseguito con impressionante celerità nell'offrire contratti ad altri free agent, mettendo a segno quattro colpi aggiuntivi in sequenza: Kentavious Caldwell-Pope, JaVale McGee, Lance Stephenson e infine Rajon Rondo. Nomi discordanti rispetto a quelli che in molti immaginavano James volesse come componenti del suo roster, che hanno fatto storcere il naso a molti tifosi e che potevano essere non graditi al nuovo arrivato. In realtà in quelle decisioni c’è stato anche lo zampino di LeBron. Come filtrato dopo l’annuncio del clamoroso arrivo di James, uno dei tasselli fondamentali nella trattativa andata a buon fine è stato l’incontro privato tra lo stesso LeBron e Magic Johnson ("la prima volta che i due si sono ritrovati da soli nella stessa stanza") sabato scorso durato più di tre ore, in cui le parti hanno pianificato la strategia di ricostruzione del roster dei Lakers. Una conferma insomma a quello che in molti immaginavano: prima di offrire un contratto ai vari Rondo, Stephenson e McGee in sostanza, i giallo-viola hanno ottenuto il lasciapassare proprio di James. Anzi, è stato il risultato di una strategia ragionata. Un piano controcorrente rispetto alla tendenza avuta dagli All-Star nelle ultime off-season, soprattutto complicato a livello di amalgama, vista la tipologia di giocatori su cui i Lakers hanno deciso di puntare. Una chimica tutta da trovare, soprattutto nella prima fase della stagione e un trend ben diverso da quello cavalcato dallo stesso James nelle sue esperienze passate. “A differenza di altri movimenti di All-Star degli ultimi anni, in cui campioni hanno cambiato squadra per andare a caccia di un successo immediato, James non ha bisogno di dimostrare nulla – queste le parole di fonti vicine a James riportate da ESPN -. Lui ha voluto cambiare aria con la speranza di vincere, certo, ma dando piena disponibilità affinché il progetto di rivoluzione ai Lakers possa prendere forma”. Un’idea balenata nella mente di molti, vista la durata del suo contratto e i tanti annuali con cui si è riempito il roster: se le cose non dovessero funzionare, si ricomincia da zero tra 12 mesi.

Meno responsabilità per James, ma all'appello mancano i tiratori

Non solo questione caratteriale, visti i trascorsi tutt’altro che sereni di Rondo e Stephenson con James, ma anche una costruzione tecnica della squadra profondamente diversa. LeBron il prossimo 30 dicembre compirà 34 anni e sembra voler in qualche modo ridurre le responsabilità che dovranno gravare sulle sue spalle, soprattutto dopo lo stress sopportato sul parquet negli ultimi anni a Cleveland. A lungo i Cavs hanno circondato James di tiratori, ben consapevoli che il solo LeBron potesse generare attacco a sufficienza per garantire tiri e vittorie per tutti. Una tattica spesso e volentieri naufragata ai playoff, dove la percezione del giocatore “solo contro tutti” diventava ancora più evidente, con James chiamato a essere l’unico creatore di gioco contro una difesa focalizzata soltanto su di lui. Il tutto miscelato in squadre spesso con una pessima predisposizione difensiva. I Lakers invece vogliono mettere in piedi un progetto invertendo entrambe le tendenze, togliendo responsabilità di creazione a LeBron (idea che deve essere accettata prima di tutto da lui) e provando a garantirgli un supporto difensivo in grado di migliorare la 29esima posizione occupata dai Cavaliers lo scorso anno in regular season quando si trattava di proteggere il ferro. ESPN riporta a proposito le dichiarazioni anonime di un addetto ai lavori di una squadra della Western Conference: “Vedo che in molti scuotono la testa non convinti rispetto a quanto fatto dai Lakers dopo la firma di James, ma a me piace il loro modo di muoversi: puoi sempre trovare dei tiratori per rinforzare il roster, ma i playmaker contano di più e sono molto più rari”. Sarà, ma i giallo-viola hanno bisogno anche di innesti che riescano ad allargare il campo. I Lakers infatti lo scorso anno sono stati la seconda peggior squadra per percentuale dall’arco: aggiungere altri tiratori dalla capacità realizzativa rivedibile non è di certo il miglior modo per far crescere la resa dalla lunga distanza. Per sopperire a problemi del genere di solito si prova ad alzare il ritmo, ma le squadre di LeBron di solito non sono mai state nella Top-10 in quanto a Pace, preferendo un passo molto più cadenzato. Insomma, sono tante le questioni sul tavolo: l'unica certezza è James, un lusso non da poco su cui poter contare quando si tratta di risolvere problemi.