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NBA, Est vs. Ovest: c'è un problema di equilibrio oggi nella lega?

NBA

Il passaggio di LeBron James da Cleveland a Los Angeles ha riportato di strettissima attualità l'argomento. Sono tanti i dati che sembrano confermare l'assunto: giocano a Ovest 4 degli ultimi 5 MVP, i migliori giocatori e le squadre che vincono di più. Cosa fare?

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Il tema era già sul tavolo da un po’, sollevato e discusso in più ambiti: il passaggio di LeBron James da Cleveland (Est) a Los Angeles (Ovest) ha fatto il resto, riportando di stretta attualità la sensazione che oggi la NBA sia spaccata in due, un campionato a Est (meno competitivo) e uno a Ovest (di livello superiore). “The west is the best”, cantava già 50 anni fa Jim Morrison nei The Doors, e oggi chi sostiene questa tesi trova facilmente argomenti a suo favore, partendo da una rapida occhiata all’albo d’oro NBA: quattro delle ultime cinque squadre (Cleveland nel 2016 l’unica eccezione) sono espressione della Western Conference, così come sette delle ultime dieci (oltre ai Cavs il doppio titolo degli Heat nel 2012 e nel 2013 – un dominio confermato con le stesse proporzioni anche nel decennio precedente a dire il vero). Con il passaggio di James a Ovest, tutti gli MVP NBA ancora in attività giocano nella Western Conference: Harden e Westbrook (gli ultimi due vincitori) ma anche Steph Curry e Kevin Durant oltre a LeBron James e Derrick Rose (gli unici che hanno vinto il premio a Est ma ora giocano a Ovest) e pure Dirk Nowitzki. Un’analisi più approfondita delle graduatorie complete del premio di MVP rafforza la tesi in oggetto: giocano oggi a Ovest tutte le superstar piazzate ai primi cinque posti del premio relativo alla stagione appena conclusa (James Harden, LeBron James, Anthony Davis, Damian Lillard e Russell Westbrook – è Giannis Antetokounmpo, al sesto posto, il primo rappresentante della Eastern Conference), ma la musica non cambia neppure guardando le classifiche delle annate precedenti: sono a Ovest i primi quattro del 2017 (il quinto è Isaiah Thomas, attualmente senza squadra), i primi cinque del 2016 e addirittura i primi otto del 2015 (Steph Curry, James Harden, LeBron James, Russell Westbrook, Anthony Davis, Chris Paul, LaMarcus Aldridge, Marc Gasol). E ancora: uno dei riconoscimenti più ambiti per ogni giocatore – l’inclusione nel primo quintetto NBA – dalla stagione 2014-15 a oggi vede una lunga lista di giocatori accomunati da un’unica caratteristica: il fatto di militare nella Western Conference, con Joakim Noah (al tempo ai Bulls, oggi virtualmente ancora ai Knicks) primo giocatore in forza nella Eastern, inserito nel primo quintetto della lega al termine della stagione 2013-14. Anche concentrandosi sui risultati di squadra – e non solo sui riconoscimenti individuali – il recente sbilanciamento viene soltanto confermato: nell’ultima stagione le squadre a Ovest hanno vinto 627 gare combinate contro le 603 di quelle a Est, divario ancora più ampio se si analizzano i dati dell’anno precedente (636 le vittorie cumulate delle squadre dalla Western Conference contro le 594 di quella della Eastern), un trend che rimane confermato in tutti i campionati post lockout (stagione 2011-12) dove la forbice tra Ovest ed Est si è spinta fino a contare 674 vittorie ottenute dalle squadre della Western contro le 556 della Eastern (nel 2013-14). Uno squilibrio che ha spinto molti a chiedere un intervento alla lega, nella misura della redistribuzione delle teste di serie ai playoff (da 1 a 16) indipendentemente dalla conference di provenienza ma con il record stagionale come unico criterio di assegnazione: una proposta che però sembra scontrarsi contro evidenti limiti logistici e/o organizzativi e che quindi difficilmente sarà attuata.