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NBA, Gallinari sta giocando la miglior stagione mai disputata da un italiano?

NBA

Mauro Bevacqua

L'azzurro è l'unico giocatore di tutta la NBA a viaggiare ad almeno 20 punti di media in meno di 30 minuti a sera. Questo e altri dati statistici fanno nascere un'affascinante suggestione: nessun italiano mai come questa versione del Gallo?

CINQUE TRIPLE E 20 PUNTI DI GALLINARI NON BASTANO: CLIPPERS KO A PORTLAND

Un dato sintetizza da solo la grandezza del primo mese (scarso) di stagione di Danilo Gallinari: il n°8 dei Clippers è l’unico giocatore in tutta la NBA a viaggiare ad almeno 20 punti di media stando in campo meno di 30 minuti a sera (29.3 nel suo caso). Ma c’è di più, molto di più. L’azzurro – nelle 11 gare fin qui disputate, quando manca una manciata di giorni al giro di boa del primo mese di campionato – è ai massimi in carriera per moltissimi indici statistici, a partire dalle sue medie punti (20.0) e rimbalzi (5.6) ma anche per tutte le percentuali al tiro: il 45% dal campo è leggermente superiore al 44.8% fatto registrare da rookie a New York; lo stellare 48.2% con cui tira da oltre l’arco (su più di 5 tentativi a serata) è di gran lunga il suo dato migliore mai fatto registrare in NBA (il secondo rimane il 44% abbondante della prima annata ai Knicks); ed è praticamente impossibile fare meglio del suo 98.3% in lunetta (il suo 57/58 è difatti il miglior dato di tutta la lega). Il tutto in un contesto vincente, con i suoi Clippers sopra il 50% di record (6-5) e al momento tra le otto squadre che – dovesse terminare il campionato – si qualificherebbero ai playoff. Anche alcuni dati statistici più avanzati confermano la bontà delle prestazioni dell’azzurro, con ogni probabilità la miglior versione di Danilo Gallinari mai ammirata in NBA. Parametrati su 40 minuti, i suoi punti a partita salirebbero infatti a 27.3, di gran lunga il dato più alto nelle sue dieci stagioni americane (22.5 a sera l’analogo dato che più si avvicina, relativo alla stagione 2015-16 in maglia Nuggets). Lo stesso vale per l’indice conosciuto come player efficiency rating (PER), che riassume – seppure in maniera approssimativa – l’impatto totale di un giocatore in campo. L’indice attuale per Gallinari parla di un 21.3 ben superiore al dato più alto da lui mai fatto registrare, sempre nel 2015-16 con 19.04. Anche la percentuale reale dell’ala di Doc Rivers – il dato che tiene conto oltre che dei tiri dal campo anche dei liberi e dei tiri da tre in maniera ponderata – è al suo personale massimo di carriera, anche se il 62.3% con cui viaggia attualmente è molto vicino al rendimento tenuto due stagioni fa e nel suo anno di debutto nella lega. Insomma, i numeri sembrano parlare chiaro: che Gallinari abbia iniziato la stagione NBA mettendo in campo la miglior pallacanestro della sua carriera è difficilmente confutabile. La domanda allora diventa un’altra, perfino più affascinante: pur considerando sempre il limitato campione statistico (un mese scarso di campionato, solo 11 partite) stiamo assistendo alla migliore annata mai disputata da un giocatore italiano nella NBA?

Cosa dicono i numeri

L’analisi prende in considerazione 36 annate e comprende i nomi che conosciamo molto bene: oltre a quello di Gallinari, ci sono quelli di Marco Belinelli, Andrea Bargnani, Gigi Datome e anche dei due precursori sbarcati nella lega a metà anni ’90, Vincenzo Esposito e Stefano Rusconi. Si può partire da quelli che sono i dati statistici che assegnano a questa versione 2018-19 dell’ala dei Clippers un primato su qualsiasi altra stagione fatta registrare o dallo stesso Gallinari in passato o dai suoi connazionali. Spiccano al primo posto assoluto sia la percentuale di tiro reale (quel 62.3% già discusso precedentemente) che la percentuale da tre punti (mai nessun italiano ha fatto meglio del suo attuale 48.2%). Se il dato di 20 punti di media di cui è titolare oggi il n°8 dei Clippers è inferiore soltanto alla media di 21.4 tenuta da Andrea Bargnani in maglia Raptors nel 2010-11, parametrati su un minutaggio standard di 36 minuti Gallinari torna a guidare anche questa particolare graduatoria, e i suoi 24.6 punti per 36 minuti sono di ben 3 punti superiori all’analogo dato mandato a libri dall’ala di Toronto. Ancora più clamoroso il dato che riguarda l’efficienza offensiva del Gallo, ovvero i punti prodotti per 100 possessi: sono tutte sue le sei stagioni migliori di un italiano nella NBA e nove delle prime dieci (unica eccezione il 2013-14 culminato con il titolo NBA di Marco Belinelli in maglia Spurs). L’offensive rating di Gallinari lo vede produrre 125 punti per 100 possessi, inferiore solo alla sua stessa efficienza offensiva messa in mostra due anni fa, nella sua ultima stagione in maglia Nuggets. Primo e secondo gradino del podio ad appannaggio di Gallinari anche per quello che riguarda il player efficiency rating: nessun azzurro ha mai fatto meglio del suo attuale 21.6 (e del 19.0 del 2016-17), con Bargnani sul gradino più basso per le cifre fatte registrare nel campionato 2011-12, sempre in Canada. A favore del giocatore in forza ai Clippers anche il dato che riguarda lo usage rate, ovvero la percentuale di possessi offensivi utilizzati: Andrea Bargnani è titolare dei primi tre risultati – a testimonianza della necessità di una mole notevole di gioco per produrre un certo tipo di cifre - mentre entrando da protagonista soltanto in un possesso su quattro (24.9% il dato preciso) nell’attacco dei Clippers di oggi Gallinari dimostra come il suo ottimo rendimento di questo inizio di stagione lasci potenzialmente spazio a margini ancora maggiori. Una prospettiva incoraggiante tanto per il giocatore che per la squadra, anche se il limitato campione statistico consiglia che sia troppo presto per giungere a verdetti definitivi. “Chi ben comincia è già a metà dell’opera”, però – e allora vale la pena seguire con attenzione il resto della stagione di Danilo Gallinari. Potremmo essere di fronte a qualcosa di storico