Tripla doppia da 43 punti per il n°13 di Houston, che continua a viaggiare a medie impressionanti nelle ultime 15 gare. Milwaukeee perde senza Antetokounmpo a Washington, Jimmy Butler sbaglia tutto nel finale e fa rimpiangere l'assenza di Embiid nella sconfitta contro Atlanta. Tutto facile per Warriors, Raptors, Blazers e Jazz
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ALL-STAR DI "VOTO" E DI FATTO: LUKA DONCIC SPAZZA VIA I T'WOLVES
Houston Rockets-Cleveland Cavaliers 141-113
James Harden aggiunge un’altra super prestazione alla sua stagione da record, chiudendo in tre quarti e in soli 30 minuti trascorsi sul parquet una tripla doppia da 43 punti, dieci rimbalzi e 12 assist, con otto triple, il 50% dal campo, due recuperi, due stoppate e +28 di plus/minus. Un carro armato che ha travolto i Cavaliers, in vantaggio sul 7-5 dopo meno di quattro minuti e poi scomparsi dai radar, incapaci di frenare un attacco da 52% dal campo e costretti a incassare la 35esima sconfitta stagionale su 43 gare disputate. Il Barba è il personaggio del momento, a caccia della riconferma come MVP e sempre più uomo solo al comando in una squadra a cui continuano a mancare sia Chris Paul che Eric Gordon. Harden mette a segno sei triple nel solo primo tempo, allungando a 12 la striscia di match con almeno cinque bersagli dall’arco a referto. Otto canestri che gli hanno permesso di superare in un colpo solo Kobe Bryant e Chauncey Billups nella classifica all-time, portandolo al 13° posto per triple totali in NBA. La 12^ tripla doppia in carriera con almeno 40 punti, superato Russell Westbrook nella storia della Lega e secondo soltanto alle 22 di Oscar Robertson. Un impatto dirompente sulla stagione dei Rockets, ritornati nel pieno della corsa playoff anche grazie a un quintetto tutto in doppia cifra e alle 20 triple totali realizzati, che non fanno neanche più notizia. I 40.5 punti di media raccolti da Harden nelle ultime 15 partite invece fanno eccome rumore: il n°13 di Houston è il secondo giocatore dalla stagione 1976/77 (quella della fusione ABA-NBA) a oggi a mantenere medie del genere per un periodo così lungo, raggiungendo il già citato Bryant che c’è riuscito in diversi momenti della sua carriera. Gli Orlando Magic sono avvisati insomma: il Barba non ha intenzione di fermare la sua corsa.
Washington Wizards-Milwaukee Bucks 113-106
Non c’era Giannis Antetokounmpo, e già questo basterebbe a spiegare il passo falso dei Milwaukee Bucks a Washington. Il candidato MVP ha dovuto saltare la partita contro gli Wizards per un infortunio al quadricipite che ha subito “qualche gara fa”, secondo le parole di coach Budenholzer, assistendo impotente alla sconfitta nella “Greek Heritage Night”, organizzata alla presenza dell’ambasciatore greco Haris Lalacos. I Bucks non sono mai stati avanti nel punteggio se non ne i primissimi minuti, pur mandando sei giocatori in doppia cifra guidati dai 25 di Khris Middleton e i 18 di Eric Bledsoe, ma senza riuscire a difendere la linea da tre come fanno normalmente. I padroni di casa infatti hanno vissuto la miglior prestazione stagionale al tiro mandando a segno 18 delle 33 triple tentate, prima partita stagionale sopra il 50% da tre di squadra. Merito di un quintetto tutto in doppia cifra guidato dai 32 punti di Bradley Beal accompagnato dai 20 a testa di Trevor Ariza (18 nel secondo tempo, 6/12 da tre) e di Jeff Green (4/7), ma la serata è stata soprattutto quella di Tomas Satoransky. Il sostituto di John Wall ha firmato la sua prima tripla doppia con 18 punti, 12 rimbalzi e 10 assist, meritandosi una “doccia” con le bottigliette da parte dei suoi compagni e un saluto del presidente Ernie Grunfeld. Con questo successo gli Wizards salgono a 7 vittorie e 4 sconfitte da quando Wall ha chiuso la sua stagione: domenica testeranno le loro ambizioni contro i Toronto Raptors, prima di partire per Londra dove giovedì affronteranno i New York Knicks alla O2 Arena.
Philadelphia 76ers-Atlanta Hawks 121-123
Per Jimmy Butler doveva essere l’occasione ideale per dimostrare ai Sixers che grazie a lui si può vincere anche senza Joel Embiid, ma l’esame non è stato superato dall’ex T’wolves. Il lungo camerunense infatti resta a guardare, alle prese con un fastidio alla caviglia destra, mentre in campo tocca a Butler mettersi alla guida delle operazioni a 30 secondi dalla sirena. Punteggio in totale equilibrio e il pallone più pesante finito nelle sue mani. Il risultato però è disastroso: palla persa e transizione che porta John Collins a segnare sì i due punti che decidono il match, ma in favore degli Hawks. Non l’ultima opportunità per il n°23 dei Sixers, che a meno di tre secondi dalla sirena conquista i due tiri liberi che potrebbero portare la sfida all’overtime. Fino a quel momento 12/12 a cronometro fermo, nell’occasione decisiva invece è 0/2, con Wilson Chandler che cerca invano di conquistare a rimbalzo in qualche modo i due punti. Una partita da vincere a tutti i costi per Philadelphia, persa in casa contro un avversario nettamente inferiore, nonostante la tripla doppia da 23 punti, 15 assist e dieci rimbalzi raccolta da Ben Simmons. Un ko arrivato anche perché gli Hawks sono riusciti in maniera intelligente a sfruttare l’assenza di Embiid, segnando ben 62 punti nel pitturato e battendo i padroni di casa nella lotta a rimbalzo per 44-30. Alla sirena finale sono 29 punti per Kevin Huerter e 25 del già citato Collins, con Atlanta che tira con il 48% dall’arco e batte un colpo. La squadra della Georgia è viva e lotta insieme a noi.
Toronto Raptors-Brooklyn Nets 122-105
Ai Nets serviva un’altra vittoria per pareggiare la serie di successi migliore messa insieme negli ultimi quattro anni. L’avversario erano di nuovo i Raptors, quelli contro cui tutto era iniziato nella Juventus Night di Brooklyn più di un mese fa. Questa volta però i canadesi non si sono fatti sorprendere, abili nel ribaltare le sorti del match con un 36-18 di parziale arrivato nel secondo quarto, seguito poi dal 35-22 nella terza frazione. Un doppio colpo che ha messo ko i newyorchesi, incapaci di rispondere ai 20 punti e 11 rimbalzi di Kawhi Leonard, il primo di ben otto giocatori in doppia cifra, in una squadra che riesce a far giocare (e di conseguenza riposare) tutti. Nessuno resta sul parquet per più di 27 minuti, mentre ben sette giocatori ne passano almeno 20 in campo, in maniera tale da garantire continua freschezza al quintetto – soprattutto in difesa. Dall’altra parte sono 24 punti per D’Angelo Russell, conditi con nove assist e sei rimbalzi; unico assieme a Shabazz Napier a chiudere in doppia cifra (15 punti per la 24^ scelta del 2014). Alla fine le 13 vittorie nelle ultime 17 non si sono trasformate in 14 su 18 tentativi, mentre i Raptors si prendono il settimo successo in fila in casa contro i Nets. Il 13° negli ultimi 14 incontri. Sì, non una sconfitta inaspettata.
Golden State Warriors-Chicago Bulls 146-109
Quando incrociano i Bulls sono gli Warriors (e in particolare Klay Thompson) a vedere rosso e a ritrovare magicamente la mira. E l’inizio di partita alla Oracle Arena ha messo in enorme difficoltà Chicago, convinta di poter entrare nuovamente nella storia dalla parte sbagliata. Il n°11 di Golden State infatti è partito segnando tre triple nei primi 70 secondi di gara. Mentalmente il contatore automatico è scattato nella testa di tutti: -11, punta di nuovo a fare il record di canestri da lontano in una singola gara (come già accaduto lo scorso 29 ottobre allo United Center nella sfida “d’andata”). Thompson alla sirena si è fermato a quota sette bersagli pesanti (su 11 tentativi), per 30 punti complessivi e un rotondo +30 di plus/minus. Meglio di lui per differenza fa Steph Curry, che segna cinque canestri da lontano e si prende il terzo posto nella classifica all-time per triple totali in carriera (superato Jason Terry), in una scalata diventata ormai inesorabile (impressionante il fatto che il n°30 abbia raggiunto quei traguardi avendo giocato un terzo delle partite degli altri). Kevin Durant ne aggiunge 22 con 7/11 dal campo e così il quintetto titolare degli Warriors può tranquillamente prendersi una mezza giornata di riposo (nessuno più di 28 minuti sul parquet). Chicago chiude incassando una sonora sconfitta, raccoglie i 29 punti di Zach LaVine con 10/16 dal campo e appare ancora molto lontana dal potersi dire competitiva. Non solo contro una corazzata come Golden State.
Utah Jazz-Los Angeles Lakers 113-95
Vincere a Salt Lake City avrebbe dato ai Lakers una bella iniezione di fiducia e un po’ di margine in classifica in attesa del ritorno di LeBron James, invece sul campo degli Utah Jazz è arrivata una sconfitta senza appello. I gialloviola non sono riusciti a contenere un Donovan Mitchell da 33 punti e 9 assist (suo massimo in carriera), finendo sotto nel punteggio nel secondo quarto e senza mai riuscire a tornare sotto la doppia cifra di svantaggio. Due sono i parziali chiave della gara: quello da 18-4 dei Jazz nel secondo quarto, tenendo gli avversari senza canestri dal campo per quasi sette minuti; e quello da 14-5 nel terzo dopo che gli ospiti erano tornati a -10 grazie a due canestri del miglior realizzatore Michael Beasley, autore di 17 punti. Insieme a lui ci sono i 15 di Brandon Ingram e gli 11 di Kyle Kuzma (ma con 4/18 al tiro) in una serata in cui la squadra di coach Luke Walton ha tirato malissimo (36% dal campo, 18.5% da tre punti). Per i Jazz invece ci sono 15 triple di squadra, con le tre doppie doppie di Rudy Gobert (12+18), Joe Ingles (14+12, massimo in carriera) e Derrick Favors (15+13, massimo in stagione), oltre ai 17 punti di Royce O’Neale con 5 triple. Utah, sempre priva di Rubio, Exum e Neto, è ora a una sola partita di distanza dall’ottavo posto occupato dai Lakers.
Portland Trail Blazers-Charlotte Hornets 127-96
Partita in discesa per i Blazers, che sanno vincere “da grande squadra” (soprattutto in casa) e approfittando della poca lucidità degli Hornets per mettere le cose in chiaro dopo un quarto d’ora e non voltarsi più indietro. La doppia cifra di vantaggio diventa sempre più corposa, fino a superare le 30 lunghezze, lasciando a Charlotte le briciole di una partita chiusa con i 18 punti con 19 tiri di Kemba Walker (-29 di plus/minus in 32 minuti) e davvero poco altro. Dall’altra parte invece chirurgica partita per CJ McCollum, autore di 30 punti in 29 minuti con il 60% dal campo e cinque triple a segno. Ai suoi si aggiungono i 20 punti di Damian Lillard e la tripla doppia sfiorata da un ispirato Jusuf Nurkic, che conferma il suo ottimo momento di forma. Per il lungo bosniaco sono 11 punti, 11 rimbalzi e otto assist (eguagliato il suo massimo in carriera), prima di prendere con largo anticipo la strada verso la panchina. Portland infatti vince con il minimo sforzo, si gode un po’ di riposo e si prende il quarto posto a Ovest, a ridosso dei Thunder e con tante inseguitrici alle spalle distanziate davvero di poco.
New York Knicks-Indiana Pacers 106-121
Basta e avanza ai Pacers un Domantas Sabonis in cerca di riscatto dopo la pessima prestazione contro Boston per battere New York e chiudere il giro di trasferte con un record positivo. Alla sirena finale sono 22 punti, 15 rimbalzi e tre assist per il lituano – titolare vista l’assenza di Myles Turner - il miglior realizzatore di un match che segna se possibile ancora di più la disastrosa stagione dei Knicks. A parte lo sporadico e inatteso successo a Los Angeles contro i Lakers, la squadra di coach Fizdale ha incassato 11 sconfitte nelle ultime 12 gare, 16 nelle ultime 18 (e si potrebbe andare avanti ancora a lungo). Alla sirena finale sono 21 punti per Mudiay e davvero poco altro, per una squadra che dovrà sfidare in casa i Sixers, prima di volare per Londra e sperare che la lunga trasferta permetta a molti di schiarirsi le idee.