Spinti dalla 130^ tripla doppia in carriera di Russell Westbrook, gli Oklahoma City Thunder confezionano un secondo tempo eccellente e battono Brooklyn, riprendendosi il terzo posto a Est. Detroit crolla dopo l’intervallo a Miami, rimanendo sotto quota 75 per la seconda partita in fila. Successi per Washington, Atlanta e Utah
Oklahoma City Thunder-Brooklyn Nets 108-96
Quando si parla di Russell Westbrook, ormai, non fa più notizia quando fa tripla doppia, ma quando non ci riesce. E nelle ultime sei partite consecutive non era riuscito nella sua specialità, quasi due settimane piene di “astinenza”. Decisamente troppe per uno che questa notte con 31 punti, 12 rimbalzi e 11 assist ha firmato la sua 26^ tripla doppia stagionale, nonché la numero 130 della sua carriera. A fare la differenza per i Thunder, però, è stata soprattutto la terza voce statistica, quella dei passaggi vincenti: dopo un primo tempo in cui i padroni di casa erano finiti sotto anche di 17 lunghezze, il numero 0 ha cominciato a distribuire cioccolatini per i compagni e le percentuali di squadra nella ripresa sono decollate, passando dal 35.6% a sfiorare il 50% dal campo. “Nel primo tempo ho fatto un pessimo lavoro nel trovare i miei compagni” ha ammesso Russ dopo la partita, evitando di rispondere alle domande sul tifoso dei Jazz che lo aveva insultato e che è stato bandito a vita dall’arena di Salt Lake City. “Nel secondo ho fatto degli aggiustamenti”. Ne hanno beneficiato soprattutto Paul George con 25 punti e Jerami Grant con 15, permettendo ai Thunder di segnare 20 punti nei primi 3:41 del secondo tempo per cancellare i 10 punti di scarto con cui erano andati al riposo, veleggiando poi verso una vittoria che ridà loro il terzo posto a Ovest. Per i Nets ci sono i soliti 25 punti dalla panchina di Spencer Dinwiddie e i 14 con 7 assist di D’Angelo Russell, ma non sono bastati per propiziare la quinta vittoria consecutiva. “Contro una squadra del genere bisogna essere vicini alla perfezione per vincere in trasferta: stasera non siamo stati a quel livello” l’ammissione di coach Kenny Atkinson, che rimane comunque agganciato al sesto posto nella Eastern Conference.
Miami Heat-Detroit Pistons 108-74
In favore dei Nets gioca soprattutto il crollo dei Detroit Pistons, che come loro sono scomparsi nella seconda metà di partita sul campo dei Miami Heat. Dopo essere andati all’intervallo sotto solamente di cinque lunghezze, la squadra di coach Dwane Casey è stata sommersa da un parziale di 21-0 degli avversari per aprire il secondo tempo complici 11 errori consecutivi al tiro, di cui otto dalla lunga distanza. Le cifre finali in attacco sono drammatiche: 36% dal campo, 8/37 dalla lunga distanza (di cui 1/17 nella ripresa), 51-36 a rimbalzo e seconda peggiore sconfitta stagionale dopo il -37 ad Indiana. E dire che anche nella partita precedente a Brooklyn erano stati tenuti a soli 75 punti segnati: “Per due gare in fila non siamo scesi in campo in modalità playoff” ha ammesso coach Casey. “Non c’entrano gli schemi, è il nostro approccio. Dobbiamo capire che a questo punto dell’anno non possiamo fare altro che lottare e giocare duro”. Devono averlo capito invece gli Heat, che hanno mandato sette giocatori in doppia cifra guidati dai 16 di un Justise Winslow diventato ormai leader del quintetto base: “I titolari sono partiti molto bene, stiamo andando nella giusta direzione. Non siamo mai stati ispirati come stasera” ha commentato coach Erik Spoelstra.
Washington Wizards-Orlando Magic 100-90
Lo stesso concetto espresso da coach Casey sulla voglia dei suoi può valere anche per gli Orlando Magic, almeno stando a quanto dice Evan Fournier: “Non stiamo giocando come una squadra che vuole andare ai playoff, punto e basta” ha detto dopo una prova da 8 punti. “Questo periodo della stagione diventa tutto più difficile: le squadre giocano più duro e bisogna alzare l’intensità e la concentrazione. Noi non lo stiamo facendo”. Difficile dargli torto dopo un secondo tempo da soli 37 punti di squadra, in cui l’unico a dare qualcosa è stato Nikola Vucevic con 20 punti e 14 rimbalzi in una sconfitta che li lascia a due partite piene di distanza dall’ottavo posto occupato da Miami. Dall’altra parte per gli Wizards rimane accesa una fiammella di speranza di fare i playoff, pur distanti tre partite e mezza: con 23 punti di Bradley Beal, 21 di Thomas Bryant e 19 di Jabari Parker, la squadra della capitale è riuscita a vincere la seconda in fila e disputeranno le prossime tre tra le mura amiche contro Charlotte (altra diretta rivale), Memphis e Utah. È l’ultima chiamata per giocarsi le residue chance di post-season.
Atlanta Hawks-Memphis Grizzlies 132-111
Chissà se la stagione degli Atlanta Hawks sarebbe stata diversa se John Collins non avesse saltato l’inizio di stagione. Quello che è certo è che i giovani di coach Pierce stanno migliorando a vista d’occhio, come testimonia una vittoria in cui hanno segnato 132 punti a una squadra che non ne aveva concessi così tanti neanche nella sua peggior sconfitta, arrivata peraltro al supplementare a Brooklyn lo scorso 30 novembre. Guidati dai 27 con 12 rimbalzi di Collins e dai 22 del rookie Trae Young, gli Hawks sono riusciti a imporre il loro ritmo chiudendo con 35 assist su 52 canestri segnati, regalando anche giocate altamente spettacolari al pubblico come un alley-oop tra i due migliori giocatori della squadra direttamente da centrocampo. Ai Grizzlies non è servito il massimo stagionale di un redivivo CJ Miles (33 punti con 8/12 dalla lunga distanza) e i 20 di Mike Conley, senza riuscire a colmare il gap in una partita in cui non sono mai stati in vantaggio. “Questo gruppo non aveva ancora avuto una serata del genere” ha commentato coach Bickerstaff, che aveva portato i suoi al miglior record difensivo dopo l’All-Star Game. “Stasera abbiamo giocato male su entrambi i lati del campo”.
Utah Jazz-Phoenix Suns 114-97
Dopo due sconfitte consecutive, gli Utah Jazz avevano bisogno di una partita “comoda” per rilanciarsi nella corsa ai playoff. Eppure hanno dovuto vincere due volte la sfida interna con i Phoenix Suns, visto che nel terzo quarto si sono fatti rimontare 14 punti di vantaggio facendosi agganciare sul 75 pari. Da lì in poi però Donovan Mitchell è salito di livello e ha ricostruito un vantaggio di 21 lunghezze, con il numero 45 che ha realizzato 16 dei suoi 26 punti nel secondo tempo. A lui si aggiungono i 18 a testa di Derrick Favors e Rudy Gobert, con il secondo che ha dato una grossa mano con 20 rimbalzi all’interno di un 52-35 di squadra. Ai Suns, che stavano attraversando un discreto momento con quattro successi nelle ultime cinque, non sono serviti i 27 punti di Devin Booker e i 18 di Kelly Oubre, portando a cinque la striscia di sconfitte consecutive contro i Jazz, che incontreranno altre due volte da qui alla fine della stagione.