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Toronto Raptors alle NBA Finals 2019: cosa c'è da sapere sugli sfidanti per il titolo

NBA

Al primo anno con Kawhi Leonard i Toronto Raptors hanno subito centrato le finali, le prime nella storia della franchigia. Le condizioni fisiche della loro stella non sono ottimali, ma questo non impedirà loro di volare sulle ali dell’entusiasmo di una città che impazzisce per la propria squadra

Gara-1 Toronto-Golden State in diretta streaming su skysport.it nella notte tra il 30 e il 31 maggio alle 3.00 con il commento da Toronto di Flavio Tranquillo e Davide Pessina

COSA C'È DA SAPERE SU GOLDEN STATE

Quanto può un singolo giocatore cambiare la storia di una franchigia? Tanto, a vedere come è andata la stagione 2018-19 dei Toronto Raptors rispetto a quanto successo nelle precedenti cinque stagioni. Il giocatore, ovviamente, non può che essere Kawhi Leonard: è soprattutto grazie a lui se la squadra canadese è riuscita ad arrivare alle prime finali NBA della sua storia, facendo l’ultimo passo rispetto a dove aveva fallito nel 2016 contro i Cleveland Cavaliers di LeBron James. E se Kawhi Leonard è arrivato in Canada è per merito del General Manager Masai Ujiri, che ha sacrificato il miglior realizzatore della storia della franchigia in DeMar DeRozan (insieme a un giovane scelto in Lottery come Jakob Poeltl) per prendere Leonard e Danny Green dai San Antonio Spurs, pur con la fortissima possibilità che si trattasse di un esperimento solamente di un anno. Entrambi, infatti, tra poco più di un mese saranno liberi di decidere il loro futuro sul mercato dei free agent, un “affitto” di un solo anno che avrebbe potuto lasciare i Raptors con le mani vuote. Invece, indipendentemente da come finirà la serie contro i Golden State Warriors, in Canada porteranno per sempre nel cuore il ricordo di una cavalcata emozionante fino al culmine dei playoff – e già solo questo vale tutto quello che è stato rischiato andando a prendere Kawhi Leonard.

Cosa si giocano i Raptors in queste Finals?

Per Toronto c’è ovviamente tantissimo in palio, perché quasi tutti all’interno del roster non hanno mai provato la sensazione di vincere un titolo NBA. Gli unici a farlo sono – non a caso – Leonard e Green, campioni con i San Antonio Spurs nel 2014 con il primo nominato anche MVP delle Finals. Anche per loro due, però, si tratta del primo ritorno all’atto conclusivo della stagione dopo cinque anni di assenza, un appuntamento che in Canada non hanno mai provato (almeno nella pallacanestro). A differenza delle altre 29 squadre, infatti, i Raptors hanno alle proprie spalle un’intera nazione, essendo l’unica franchigia extra-USA della NBA: è la prima volta che succede nella storia della lega e anche questo sarà un appuntamento con la storia, per una città che vivrà le prossime due settimane attorno al “Jurassic Park”, l’ormai celebre piazza antistante alla Scotiabank Arena dove si riuniscono migliaia di tifosi dei Raptors durante le partite – sia in casa che fuori. Insomma, l’entusiasmo è alle stelle e le motivazioni di sicuro non mancheranno.

Come ci arrivano fisicamente e mentalmente?

Arrivati a questo punto della stagione, nessun giocatore è realmente sano al 100%. Le condizioni di Kawhi Leonard, però, saranno uno dei grandi temi delle Finals: il miglior giocatore dei Raptors è alle prese con una tendinite nel ginocchio sinistro che sembra limitarlo fortemente nei movimenti, ma in qualche modo è riuscito a dipingere dei veri e propri capolavori sia nella serie contro Philadelphia che contro Milwaukee, piazzando anche diverse giocate sopra il ferro di pura forza di volontà. La speranza è che i cinque giorni di riposo avuto tra la fine della serie coi Bucks e l’inizio di gara-1 lo abbiano aiutato a migliorare le condizioni della sua gamba, anche se di sicuro non può essere considerato al 100%. Non è al massimo neanche Kyle Lowry, che da diverse partite gioca con un vistoso tutore al pollice sinistro: è estremamente probabile che il playmaker si sottoporrà ad operazione chirurgica non appena sarà finita la stagione, convivendo con il dolore per non perdersi la serie più importante della sua carriera. L’ultimo dubbio riguarda O.G. Anunoby, che dopo aver disputato tutta la regular season si è dovuto fermare per un’appendicite alla vigilia dei playoff: l’ala al secondo anno non è più rientrata in campo ed è improbabile che Nick Nurse lo voglia schierare ora nel momento più delicato dell’anno, anche se le sue dimensioni e la sua versatilità potrebbero fare comodo contro una squadra come Golden State. In ogni caso, laddove mancano le condizioni fisiche potrà arrivare l’entusiasmo, con un’arena e una città pronte a impazzire per i suoi Raptors.

Le implicazioni di mercato di queste Finals

Inevitabile che sui Raptors aleggi come una nuvola il futuro di Kawhi Leonard. Nel corso della stagione la franchigia ha fatto di tutto per accomodare la sua nuova stella, permettendogli di affrontare la regular season con tutta calma (22 partite saltate per “gestione del carico”) saltando i back-to-back. Lo sforzo è stato ampiamente ripagato dal rendimento di Leonard ai playoff, portandolo a giocare anche su un infortunio come sta facendo attualmente – e come si era rifiutato di fare con i San Antonio Spurs –, ma il redde rationem si avrà solamente dall’1 di luglio in poi, quando Leonard deciderà la sua prossima destinazione. Certo, l’essere arrivato alle Finals al primo tentativo aiuta le chance dei Raptors di trattenerlo, ma capire cosa vuole veramente Leonard e il suo gruppo capitanato dal famoso zio Dennis è impresa ardua: per mesi le voci su un suo passaggio agli L.A. Clippers hanno preso sempre più corpo, ma un eventuale e rocambolesco titolo potrebbe far cambiare loro idea. Il futuro di Leonard, insomma, terrà banco anche in questa serie, aggiungendo ulteriore drama a una finale che si preannuncia piena di storie.