Era diventato un appuntamento fisso nella routine del n°30 prima di ogni gara interna alla Oracle Arena, seguitissimo da tantissimi tifosi. Ma la disposizione del nuovo Chase Center non lo permette più
Moderno, bellissimo, maestoso – “state of the art”, come dicono negli Stati Uniti. Il Chase Center ha velocemente messo d’accordo tutti, ma in mezzo a tanti complimenti emerge il primo neo della nuova casa dei Golden State Warriors. Con ogni probabilità, Steph Curry dovrà dire addio al suo tiro dall’imbocco del tunnel con cui concludeva ogni riscaldamento prepartita: “Non penso sia un’opzione praticabile, qui gli angoli sono diversi dalla Oracle”, erano state le parole del n°30 dei californiani già lo scorso aprile, quando aveva potuto vedere per la prima volta da vicino il Chase Center. E che oggi aggiunge: “Ci ho riflettuto molto, stasera pesando al tiro dal tunnel ho quasi versato una lacrima”. Soprattutto per i tanti tifosi per cui alla Oracle Arena la routine prepartita di Curry era diventato uno show da non perdere (spesso le televisioni locali anticipavano il collegamento dall’arena per poterla trasmettere), l’addio al tiro che la chiudeva – preso all’imbocco del tunnel prima di rientrare negli spogliatoi – è sicuramente un brutto colpo. Si era sviluppato un vero e proprio rituale, che assieme a Curry coinvolgeva anche una guardia di sicurezza della Oracle, Curtis Jones, a sua volta diventato una piccola celebrità sulla Baia e non solo. “Mi hanno già chiesto un paio di volte cosa faremo – ha detto Curry – ma con Curtis ci siamo messi d’accordo per fare qualcosa di diverso: una stretta di mano, forse qualche piccola coreografia. Un modo per ricordare la nostra precedente routine, ma poi è guarderò avanti”. Non tutti però sono così disposti a dimenticare in fretta il tiro dal tunnel o almeno quel piccolo rituale prima di ogni gara targato Curry, tanto che uno dei quotidiani locali è arrivato a proporre tre alternative diverse. La prima: come faceva Chris Mullin in passato, correre in campo palleggiando e poi far rimbalzare violentemente il pallone sul parquet cercando di segnare direttamente dal palleggio. La seconda: approfittare ancora di Curtis Jones, mettergli in mano il manico di una scopa e segnare tiri impossibili dalla parabola altissima (questo in onore di Purvis Short). La terza: proiettare sul jumbotron del Chase Center il video di un canestro da tre del compianto Manute Bol e poi farlo seguire da quello di un Warrior di oggi. A Steph Curry la decisione.