Infallibile da due punti, titolare di una prestazione da 39, 8 assist e 7 rimbalzi, l'ex All-Star di Utah ha guidato i suoi Celtics alla vittoria su Cleveland mandando a libri una prestazione al tiro mai vista dall'introduzione del tiro da tre punti nella NBA
Se fino a oggi qualcuno non se n’era ancora accorto, dopo la partita con i Cavs impossibile non farlo: Gordon Hayward è tornato. E non per una singola gara – seppur straordinaria – come quella mandata in scena a Cleveland, sullo stesso campo dove due anni fa si fratturato la gamba e infortunato alla caviglia. La singola fiammata l’aveva regalata in qualche occasione anche lo scorso anno (i 35 punti con 14/18 al tiro contro Minnesota, ad esempio) ma quest’anno le cifre lo vedono sopra i 20 punti di media e titolare di percentuali eccellenti, tanto dal campo (sopra il 56%) che da tre punti (50%). A Cleveland però ha esagerato. Non solo ha pareggiato il suo massimo in carriera terminando con 39 punti, guidando i suoi Celtics alla vittoria 119-113, ma lo ha fatto tirando 17/20 dal campo e aggiungendoci 8 assist e 7 rimbalzi. Il dato record è da ricercare però nelle sue percentuali dal campo: il n°20 di Boston ha chiuso infatti con 16/16 da due punti (e 1/4 da tre) senza sbagliare neppure una conclusione. Un’impresa mai riuscita a nessuno nella storia della lega dall’introduzione del tiro da tre punti, e che trova un precedente solo con il solito Wilt Chamberain, autore di una prestazione simile nel lontanissimo 1967. “Mi sembra una statistica che abbia poco senso”, ha commentato lo stesso Hayward col sorriso nel post partita, come al solito restio a entusiasmarsi per dei risultati individuali. “Quest’anno ci sono più opportunità per me – ha poi commentato nell’analizzare il suo avvio di stagione – perché la squadra gioca un paio di schemi sviluppati espressamente per me, in cui mi trovo molto a mio agio. Se non penso troppo e gioco aggressivo, senza esitazioni, le cose andranno bene”. Che non vuol dire voler strafare, anzi: “Se resto sotto controllo penso di poter spesso gestire il vantaggio di taglia che ho contro i miei avversari diretti – e quando arrivo vicino al ferro posso colpire col floater oppure con una sorta di euro-step rallentato, soluzioni che appartengono al mio bagaglio offensivo”. È d’accordo coach Brad Stevens: “In allenamento lo fa sempre, tanto il floater quanto quel tiro arrestandosi in mezzo all’area e lasciandosi un po’ cadere all’indietro”, conferma l’allenatore dei biancoverdi.
Non solo canestri: il Gordon Hayward passatore
Nel tanto chiacchierato mid-range Hayward ha costruito la sua storica prestazione offensiva, segnando tutte le 9 conclusioni prese tra i 2.5 e i 4 metri, anche sfruttando un’iniziale riluttanza dei Cavs ad andare in raddoppio sistematico sull’ex giocatore dei Jazz per restare a contatto coi tiratori sul perimetro. “Lo hanno fatto, poi – commenta Stevens – ma lui è stato bravissimo a trovare Robert Williams in un paio di possessi e Daniel Theis in altrettante situazioni”. Lo testimonia il numero degli assist, 8 – suo massimo stagionale e anche il totale più alto nella gara per un giocatore dei Celtics – a incorniciare una serata perfetta se non per un piccolo dettaglio, a gara terminata: la doccia d’acqua riservata dai suoi compagni a Hayward per festeggiarlo: “Vorrei che smettessero di farlo ogni volta che gioco una buona partita”, ha protestato col sorriso il diretto interessato. Anche perché, evidentemente, ha in programma di replicare spesso e volentieri.