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NBA, Jayson Tatum: il diamante nelle mani dei Boston Celtics

NBA

Dario Vismara

Le due partite a New York contro Knicks e Nets hanno mostrato il meglio del repertorio della giovane stella dei Celtics, capace di segnare 56 punti in due partite. Ma per salire ancora di livello dovranno riuscire a limare qualche difetto ancora presente

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NEW YORK - La tre giorni dei Boston Celtics a New York dopo il Giorno del Ringraziamento non è stata proprio eccezionale. Dopo aver perso malamente a Brooklyn nel pomeriggio di venerdì, i biancoverdi si sono ripresentati al Madison Square Garden in condizioni se possibile ancora peggiori, come se le due notti passate nella Big Apple avessero fatto perdere loro un po' di concentrazione, mettiamola così. Se si sono dati una possibilità di vincere entrambe le gare contro Nets e Knicks, però, è perché Jayson Tatum si è caricato sulle spalle l'intero attacco dei Celtics, realizzando 26 punti contro Brooklyn e altri 30 contro New York. Non solo: nella partita di domenica ha anche firmato il suo massimo in carriera con 7 assist, distribuendo il pallone in maniera mirabile e mostrando progressi anche in quello che finora è stato il suo più grande difetto - quello di non saper mettere i compagni in condizione di segnare, mancando l'ultimo step per diventare un giocatore-franchigia al livello dei migliori esterni di questa lega. Ma per fortuna sua e dei Celtics, a 21 anni Tatum è sulla strada giusta per diventarlo.

La tendenza a entrare e uscire dalle partite

Intendiamoci: Tatum non è un giocatore privo di difetti ancora oggi. La sua tendenza a entrare e uscire dalle partite è ancora molto accentuata, accendendosi improvvisamente con lampi di talento abbaglianti e poi passando interi spezzoni di partita senza lasciare il segno. Contro Brooklyn, ad esempio, ha avuto momenti di assoluta onnipotenza nel primo tempo chiudendolo a quota 18 punti, ma ne ha messi solo 8 (e prendendosi solo 8 tiri) nella ripresa senza riuscire a evitare la sconfitta dei suoi. Contro i Knicks invece i suoi 30 punti sono stati distribuiti meglio (17 nel primo, 13 nel secondo) e hanno tenuto in partita una squadra con pochissima voglia di impegnarsi seriamente nei primi tre quarti, risvegliandosi solo nel quarto periodo e piazzando il parziale di 12-0 che ha di fatto chiuso la partita. Partite così succedono in una regular season lunga come quella della NBA, ma se Tatum vuole compiere l'ultimo salto per ascendere al livello dei migliori (quello dei Kawhi Leonard, dei LeBron James, dei Giannis Antetokounmpo) dovrà fornire con costanza prestazioni come quella contro New York.

Il talento straordinario che esce dalle mani di Tatum

A vederlo dal vivo, Tatum ha una qualità di gioco diversa rispetto a tutti gli altri. Quando il pallone esce dalle sue mani sembra avere una consistenza diversa, più morbida e setosa, come se il cuoio diventasse velluto dopo essere passato da lui. Ogni tiro che prende sembra inevitabilmente destinato alla retina, anche quelli più brutti (e se ne prende ancora molti, dovendo prendersi sempre maggiori responsabilità nell'attacco dei Celtics). Ma il talento nel giocare a pallacanestro gli sgorga dalle mani come pochissimi altri nella NBA: tutto sta nell'incanalarlo nella maniera giusta e fare in modo che il suo apporto sia continuo e non sporadico. "Ha una capacità speciale nel fare canestro" ha detto Brad Stevens dopo la gara, senza soffermarsi troppo nel rispondere alla domanda sul suo numero 0 come dando per scontato che possa giocare sempre così. "Nei momenti più importanti della partita è stato aggressivo nell'andare a canestro". 

Dove può ancora crescere Jayson Tatum

Quello dell'aggressività è un altro aspetto del gioco di Tatum che deve migliorare: spesso la giovane stella dei Celtics si accontenta del suo morbidissimo tiro in sospensione, senza attaccare l'area come i suoi mezzi atletici gli permetterebbero. Fino ad ora ha rinunciato a un po' di "long 2s" in favore dei tiri da tre come suggeriscono le statistiche avanzate, ma le conclusioni al ferro sono pressoché identiche allo scorso anno e rappresentano solo il 27% dei suoi tiri, contro il 32% del suo anno da rookie. Le percentuali nell'ultimo metro di campo, peraltro, sono in netto calo rispetto alle prime due stagioni in NBA, denunciando una certa difficoltà nel chiudere al ferro e senza aumentare neanche di una virgola i tiri in lunetta. Quando uno ha il talento che ha Tatum nel creare separazione è difficile non cadere nella tentazione di prendersi ogni tiro in sospensione a disposizione, ma se vuole diventare un giocatore definitivo come si aspettano i Celtics la sua crescita passa anche - se non soprattutto - da qui. In ogni caso, da gare come quella di New York si può intravedere il giocatore che Tatum sta piano piano diventando - ed è una splendida notizia per tutti i tifosi dei Boston Celtics.