Il n°00 dei Blazers è stato osannato dal pubblico del Madison Square Garden per tutto il corso della partita, giocata da protagonista in mezzo ai cori di incitamento degli appassionati di New York: "Il mio rapporto con questa gente è diverso da tutto il resto, è un onore giocare in quest'arena"
Spesso si dice che la vera differenza tra giocare in casa e in trasferta la faccia l’abitudine nell’avere punti di riferimento; quelli che ti permettono di trovare con maggiore facilità il fondo della retina. Non c’è da meravigliarsi quindi che il massimo in stagione di Carmelo Anthony con i Blazers sia arrivato al Madison Square Garden – casa sua per sei anni e mezzo in maglia Knicks, il suo posto del cuore in NBA. Il secondo ritorno da avversario a New York infatti è stato ben diverso da quello di Kristaps Porzingis di qualche settimana fa: Anthony è stato celebrato dal pubblico di New York come un eroe. Non solo totale assenza di fischi, ma applausi a scena aperta non appena il suo nome è stato annunciato, oltre alle urla di incitamento quando ha toccato il pallone e segnato ben 26 punti. “L’amore di questa città mi era già chiaro da tempo, ma questa gara ha definitivamente dimostrato il legame che c’è tra di noi. Tifosi, appassionati, un’intera città pronta a gioire assieme a me: devo solo dire grazie a tutti. Un sentimento difficile da spiegare a parole: l’ovazione al mio ritorno vale più del resto. Il mio obiettivo era soltanto quello di scendere in campo e fare la differenza. Volevo giocare a pallacanestro, ma non nascondo il fatto che calcare il parquet al Madison Square Garden regali sensazioni profondamente diverse”. Alla sirena finale sono 26 punti per Carmelo, raccolti tirando 11/17 dal campo, 3/5 dall’arco e aggiungendo 7 rimbalzi (e nessun assist, in onore dei tempi passati in maglia blu-arancio). Un acuto che non è bastato a Portland per evitare la quinta sconfitta in fila, un bel grattacapo per Damian Lillard e compagni ben oltre la prestazione da ex del n°00 dei Blazers.
La sua maglia n°7 ai Knicks: “Per ritirarla non dovete chiedere a me”
La suggestione nella mente di tutti era la stessa: ritirare tra qualche anno la sua maglia n°7 dei Knicks, facendo sì che resti per sempre un simbolo associato al suo nome. “Non lo so, dovete chiederlo a loro”, risponde il diretto interessato, per poi aggiungere con una risata: “Mentre ero in campo ho dato un’occhiata al soffitto del Garden: spesso dicono che per ottenere delle soddisfazioni nella vita bisogna essere dei sognatori e io ho immaginato di vedere la maglia con su scritto Anthony appesa lì in mezzo”. Nonostante il mancato ritorno in estate nella Grande Mela e il lungo periodo d’assenza dal parquet, Carmelo ha messo da subito in chiaro che la fiducia nei suoi mezzi non è mai venuta meno: “Credo in me, in quello che so fare. Conosco bene quale sia il modo di raccontare la mia carriera, ma alle persone piacciono le storie. Per questo sono rimasti legati a me e non si sono fatti condizionare dalle polemiche che ci sono state negli ultimi anni sul mio conto”.