Per la prima volta in stagione Klay Thompson ha parlato con i giornalisti del suo recupero: “Sta andando alla grande, ma voglio evitare di infortunarmi di nuovo. Devo essere paziente: l’obiettivo è giocare ad alto livello ben oltre i 30 anni”. Difficile un suo rientro durante questa stagione
Se il ritorno di Steph Curry si fa sempre più vicino, lo stesso non si può dire di Klay Thompson. La guardia All-Star dei Golden State Warriors è alle prese con la riabilitazione dopo la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro subita in gara-6 delle ultime Finali NBA, e anche se si è fatto vedere in uniforme mentre tira in palestra, non ci sono certezze che possa rientrare già in questa stagione. “Sta andando benissimo” ha detto Thompson prima della sfida poi persa contro i Dallas Mavericks, parlando per la prima volta con la stampa dallo scorso training camp. "È stato divertente vedere i ragazzi combattere in campo: ovviamente vorrei essere lì con loro, ma il processo è lungo. Non ho smesso di lavorare dal terzo giorno dopo la rottura del crociato: magari non mi avete visto, ma sono sempre stato impegnato. Non so se succederà in questa stagione, ma mi piacerebbe tornare in campo”. Negli ultimi giorni qualcuno aveva detto che per lui lo scenario migliore possibile sarebbe stato quello di un impegno in campo nelle ultime partite della stagione con un minutaggio iper-controllato, un po’ come fatto da Paul George nel 2015 dopo il gravissimo infortunio alla gamba. Al momento, però, questo scenario non è neanche stato discusso, anche perché l’obiettivo è un altro: “Per me è raro non essere in campo a sudare con i miei compagni, ma sto cercando di essere sicuro che questo tipo di infortunio non mi ricapiti più. Devo essere molto paziente: il mio obiettivo è giocare ad alto livello ben oltre i 30 anni”.
Le parole di Kerr: “Importante avere Steph e Klay con noi”
Sulla sua situazione aveva parlato anche coach Steve Kerr nei giorni passati: “Più di ogni altra cosa, è bello vederlo in campo” ha detto il tre volte campione NBA. “Ed è importante che lui senta di essere sempre più vicino. Manca ancora molto al suo rientro in campo, ma ha fatto molta strada da quando ha cominciato la riabilitazione e anche lui inizia a percepirlo. La sua routine sta cambiando: è in campo molto più di prima, e io stesso gli ho chiesto di stare più vicino alla squadra insieme a Steph. I nuovi giocatori devono imparare a conoscerli e viceversa: la loro presenza è di aiuto ai nostri giocatori più giovani”.
L’impegno di Thompson: il ritiro della maglia a Washington State
Klay e Steph saranno di nuovo insieme questo weekend, quando a Thompson verrà ritirata la maglia numero 11 a Pullman, nello stato di Washington, dalla sua università di Washington State. “Sono carichissimo” ha ammesso il diretto interessato. “Sono cinque anni che non ritorno, perciò non vedo l’ora di tornare e incontrare le persone con cui sono cresciuto e la comunità che mi ha abbracciato. È molto nostalgico ma anche molto bello: avere la maglia ritirata era un mio sogno quando ho lasciato Pullman. Non pensavo che sarebbe diventato realtà”. Una soddisfazione che lko scorso mese ha vissuto anche Draymond Green a Michigan State e che invece Curry non ha ancora ricevuto a Davidson, visto che – come da regolamento della scuola – deve ancora completare il suo percorso di studi. Cosa che ovviamente Thompson non ha mancato di far notare, prendendolo ripetutamente in giro. “È molto bello che ci sia anche lui, abbiamo affrontato tante cose assieme: molti bassi, ma abbiamo anche giocato al livello più alto possibile sia alle Finals che in competizioni internazionali. È il compagno con cui ho giocato per più tempo, perciò apprezzo che sia con me. Un giorno forse restituirò il favore andando a Davidson, sempre che prenda la laurea”.