I 30 punti raccolti dal n°10 di San Antonio contro Miami rappresentano soltanto l’ultima prestazione oltre quota 20 dell’ex Raptors con ottime percentuali dal campo: DeMar DeRozan infatti sta giocando nelle ultime settimane con un’efficienza mai vista prima nella storia degli Spurs - ma non sempre è bastato ai texani per vincere
Tutto è iniziato lo scorso 22 dicembre in una sfida per lui diversa da tutte le altre: quella contro i Clippers di Kawhi Leonard, il giocatore che con la sua ferma richiesta di cambiare aria e lasciare il Texas ha stravolto in maniera indiretta anche la vita di DeMar DeRozan – che fino a quel momento procedeva tranquilla in Canada, simbolo e All-Star a Toronto. Il nativo di Compton è stato spedito in poche ore a San Antonio senza essere stato neanche avvisato dai suoi dirigenti - che meno di 12 mesi dopo si sono goduti il primo titolo NBA della storia dei Raptors. Il problema dunque era lui e la soluzione Leonard, almeno all’apparenza. Per quello le sfide dirette contro l’MVP delle ultime finali NBA hanno un sapore speciale negli ultimi due anni: nella larga sconfitta pre-natalizia contro i Clippers, DeRozan ha chiuso con 24 punti e 9/14 al tiro, dando il via a una striscia di 12 partite con almeno 20 punti a referto e il 50% dal campo. Insomma, contro i Raptors ha preso la mira e poi non ha più smesso di segnare. Un filotto di partite da record per un giocatore degli Spurs – il record precedente era di David Robinson a quota 8 - e un trend andato in crescendo nelle due settimane appena concluse: le ultime sette partite DeRozan ha alzato il tiro, mettendo a referto sempre più di 25 punti e sempre con percentuale superiore al 50% (anche questo record di franchigia per gli Spurs). L’ultima prestazione semi-perfetta è arrivata contro Miami: 30 punti, 12/14 al tiro (85.7%, seconda miglior percentuale in carriera in una sfida con più di 10 tentativi dal campo), ma altra sconfitta per San Antonio che non riesce a tenere il passo dei Grizzlies nella corsa all’ottavo posto a Ovest.
Super DeRozan non basta: Memphis va troppo forte nella corsa all’ottavo posto
Prestazioni che non hanno cambiato troppo la tendenza ad andare in altalena degli Spurs, che nelle ultime 12 sfide hanno vinto sei volte e perso altrettante volte. A San Antonio infatti servirebbero le conclusioni dalla lunga distanza di DeRozan, che tuttavia continua a giocare soltanto dalla media e ad attaccare il ferro, avendo trovato il fondo della retina in tre occasioni in tutto da lontano nelle ultime tre settimane. Senza quelle l’attacco dei texani continua a faticare, non sempre in grado di rispondere colpo su colpo ai giovani Grizzlies che sono riusciti a mettere in fila ben sei vittoria – allungando all’ottavo posto a Ovest e allontanando gli Spurs, invischiati più indietro assieme a Blazers nel tentativo di risalita. Il calendario in questa seconda metà di gennaio potrebbe dare una mano a San Antonio, che affronterà squadre con record sotto il 50% a eccezione degli Heat e dei Raptors (entrambe in casa). Un filotto di gare che i texani non possono farsi sfuggire, una delle ultime chiamate per provare a evitare di interrompere la striscia di partecipazioni ai playoff che dura da oltre 20 anni. Con un DeRozan così ispirato, è un peccato lasciarsi sfuggire l’occasione.