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NBA, Steph Curry si allena ma non può essere toccato: "Lo chiamiamo Tom Brady"

NBA

La superstar degli Warriors si allena insieme alla squadra ma non può ancora prendere parte alle partitelle con contatto. E questo suo status da "intoccabile" gli ha guadagnato un paragone scherzoso con il super quarterback dei New England Patriots

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Steph Curry sta recuperando dall’infortunio alla mano sinistra, fratturata il 30 ottobre contro Phoenix e nel processo di totale recupero la point guard degli Warriors ha iniziato a prendere parte in maniera attiva agli allenamenti della squadra. Con un asterisco però fondamentale: niente contatto fisico per lui. “Ha svolto tutto l’allenamento escluso la partitella finale”, ha raccontato Steve Kerr. Che poi ha svelato un particolare divertente della sessione di allenamento: “Sopra la sua maglia normale ha indossato un’altra maglia rossa a maniche lunghe perché fosse evidente a tutti che quello era Steph e che non bisognava assolutamente toccarlo. Così abbiamo deciso di dargli un soprannome: Tom Brady”, come il leggendario quarterback NFL che la linea di attacco dei New England Patriots è chiamata a proteggere a ogni costo, per evitare che le difese avversarie arrivino a mettere le mani sul prezioso corpo della loro superstar. Raccontato il simpatico aneddoto, l’allenatore di Golden State ha poi fornito un aggiornamento tanto sulle condizioni del suo n°30 che su quelle di Klay Thompson, l’altro grande infortunato di casa Warriors. “Steph sta guadagnando forza fisica, fiducia e lavora sempre più duro ma non so ancora dire quando potrà allenarsi liberamente insieme alla squadra: sicuramente non questa settimana. In generale però la sua condizione è buona, per quanto può esserla quella di un giocatore non può realmente allenarsi da mesi coi suoi compagni”. Dalla Baia sembrano mantenere una certa fiducia che a marzo – se non all’inizio almeno nel corso del mese – Curry possa finalmente tornare in campo: “Credo sia importante per lui e per Andrew [Wiggins, l’ultimo acquisto degli Warriors, arrivato alla trade deadline, ndr] giocare un po’ assieme per conoscersi meglio. Penso che per lui sia importante abituarsi a giocare senza tutti quei giocatori che non torneranno in squadra neppure l’anno prossimo – parlo dei vari Kevin Durant, Andre Iguodala, Shaun Livingston – perché in un certo senso il gioco di Steph è dipeso tanto anche dalla capacità di questi suoi compagni di essere una sorta di coperta di Linus per lui. Non voglio togliere niente a un giocatore del suo talento, sia chiaro – ha aggiunto Kerr – ma la pallacanestro rimane un gioco di squadra e Steph ha avuto la fortuna di giocare con alcuni tra i giocatori di maggior intelligenza e talento di questa lega. Ora loro non ci sono più, e anche per lui sarà diverso: coi suoi nuovi compagni ha potuto giocare solo tre partite, quest’anno, per cui è giusto che senta la differenza appena possibile, per adattarsi. Il nostro finale di stagione servirà anche a questo”.

Le condizioni di Klay Thompson

Sullo status del tiratore n°11 degli Warriors, invece, coach Kerr è ancora più categorico: “Gli manca ancora parecchio, prima di poter pensare di tornare in campo, per cui questa è un’opzione che io non prendo neppure in considerazione per quest’anno”, le parole dell’allenatore di Golden State su Klay Thompson, che a differenza di Curry è alle prese col recupero da un infortunio ancora più serio, la rottura dei legamenti crociati anteriori al ginocchio sinistro. Kerr predica pazienza, ma allo stesso tempo invita i tifosi di Golden State a guardare avanti: con Curry, Thompson, Wiggins e Green il futuro degli Warriors sembra nuovamente far paura agli avversari.