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NBA, in guardia contro il coronavirus: vietati gli high-five, ma Jimmy Butler non ci sta

NBA
©Getty

La lega ha fatto circolare un memo interno (ottenuto però da ESPN) in cui viene chiesto ai giocatori di limitare al massimo il contatto con parti terze (penne, palloni, maglie da autografare) e di adottare il "fist bump" al posto del più classico "high five". Ma le vere preoccupazioni, per il momento, sono sullo svolgimento di alcuni eventi futuri, dall'Hoop Summit al Draft Combine

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Il fenomeno coronavirus arriva anche negli Stati Uniti. Dopo le recenti preoccupazioni espresse da qualche giocatore (il primo è stato CJ McCollum, a Portland), la NBA ha scelto di indirizzare un memo a tutte le sue trenta franchigie, per chiarire la propria posizione e raccomandare massima attenzione. “La salute e la sicurezza dei nostri impiegati, delle squadre, dei giocatori e dei tifosi è la cosa più importante. Ci stiamo già coordinando con tutte le squadre, consultandoci con il Center of Disease Control and Prevention e con alcuni specialisti: continueremo a monitorare la situazione da vicino”, si legge nel comunicato. Tra le precauzioni suggerite ai giocatori quelle di “sostituire gli high-five coi tifosi con un semplice fist bump (il pugno)”, ma anche di non accettare penne, palloni e maglie da autografare, cercando così di limitare al massimo il contatto con parti terze. Ma non è solo nel rapporto tra giocatori e tifosi che si annidano le preoccupazioni della lega, che inizia invece a domandarsi quanto l’epidemia legata al virus COVID-19 possa influenzare alcuni eventi regolarmente previsti dal calendario NBA. Non tanto viaggi e partite delle squadre attualmente impegnate nel calendario, quanto i classici ritrovi come l’Hoop Summit di Portland (previsto ad aprile), il Draft Combine a Chicago (in maggio) e alcuni camp internazionali che vedono protagonisti giocatori, allenatori, scout e general manager.

Le opinioni di Kemba Walker e Jimmy Butler

Dal memo fatto circolare tra le squadre, viene anche ipotizzato che un giocatore – se trovato positivo al virus – potrebbe saltare fino a due settimane di campionato, ma se questo è abbastanza per mettere in guardia gente come CJ McCollum, meno preoccupati sono sembrate altre superstar NBA. “Continuerò a firmare autografi – ha fatto sapere Kemba Walker, l’All-Star dei Celtics – al massimo andrò in giro con il mio pennarello personale”. Quasi di sfida, invece, l’atteggiamento di un altro All-Star, la stella dei Miami Heat Jimmy Butler: “Io non ci penso nemmeno al virus, continuerò a essere la persona che sono sempre stato, e sono certo che così faranno anche tutti gli altri”.