NBA, Sheryl Swoopes racconta: "Quella volta che ho affrontato Michael Jordan"
STORIAL’Hall of Famer Sheryl Swoopes ha raccontato a The Players’ Tribune il suo primo incontro — letterale e in campo — con Michael Jordan, quando lei veniva considerata la MJ del basket femminile. “Ho ancora la maglietta del nostro uno-contro-uno”
In questi giorni si stanno susseguendo i ricordi dei protagonisti del mondo del basket riguardo a Michael Jordan. The Players’ Tribune ha pubblicato un lungo articolo con le testimonianze degli atleti che sono intervenuti in questi anni sulle pagine del sito, raccogliendo i ricordi legati a MJ e alla sua inimitabile carriera. Uno dei più divertenti è quello raccontato da Sheryl Swoopes, una delle più grandi giocatrici di tutti i tempi indotta nella Hall of Fame nel 2016. Anche lei, come tutti, è cresciuta nel mito di MJ: “Dicevo sempre ai miei cugini: un giorno incontrerò Michael Jordan. E loro mi prendevano in giro”. L’opportunità è arrivata nel 1993, dopo il terzo titolo dei Chicago Bulls. “Mi ha invitato a lavorare a un suo camp a Chicago: io ero in disparte, ma quando lui è arrivato al centro del campo ha detto ‘Dov’è Sheryl Swoopes?’. Il mio primo pensiero è stato: perché? Il secondo: ma quindi sa il mio nome. Mi sono avvicinata e all’improvviso mi sono ritrovata davanti al mio idolo che mi ha detto: ‘Ti ho vista giocare alle Final Four. Sei forte. Dicono che sei la Michael Jordan del basket femminile’. A quel punto i ragazzi hanno cominciato a dire ‘Ooooh’ e io ho risposto solo ‘Non sono stata io a dirlo’. Lui ha risposto ‘Ma sei forte, che ne dici di fare un uno-contro-uno?’. A quel punto non potevo dire di no, giusto?”.
L’uno contro uno e il rossetto sulla maglia di MJ
Il racconto di Swoopes allora si fa ancora più intenso, anche se non proprio idilliaco. “Quando ho preso il pallone, sembravo una che non aveva mai giocato a basket prima di quel momento. Mi sono detta: ‘Non vado al ferro perché altrimenti mi stoppa’, perciò ho tirato: air ball. E giù risate dei ragazzini. Ho sbagliato anche gli altri due tiri successivi senza prendere neanche il ferro. A quel punto ho cominciato a parlarmi da sola: ‘Sheryl, ce la puoi fare. È solo Michael Jordan. Fatti valere’. Il tiro dopo ho segnato e qualcuno ha cominciato a tifare per me, anche se la maggior parte era dalla parte di Jordan. Si arrivava a 7 canestri, eravamo 4-3 per me quando lui ha cominciato a fare sul serio: canestro, canestro, canestro. Sale sul 6-4 e dice: ‘Ultimo canestro’. Tutti i ragazzini cominciano a gridare chiedendogli di schiacciare, ma a quel punto è venuta fuori la mia parte agonista: quando mi ha superato e ha saltato, non so cosa mi è preso ma mi sono aggrappata a lui e l’ho tirato giù a mezz’aria. Avevo ancora un po’ di orgoglio, no? Non potevo farmi mettere in imbarazzo. Alla fine ha sbagliato la schiacciata, ma gli avevo lasciato il trucco, il rossetto e qualsiasi altra cosa sulla sua maglietta di North Carolina. Non poteva più tenersela, perciò alla fine me l’ha regalata. Ancora oggi è una delle magliette a cui tengo di più che possiedo. Questa è la mia storia su Michael Jordan, e non me la dimenticherò mai”.