Dwyane Wade ha raccontato un divertente aneddoto legato alla prima volta in cui ha incontrato il suo idolo Michael Jordan. Ecco le testimonianze di diversi protagonisti NBA raccolte da Joe Vardon di The Athletic, scavando nei ricordi dei loro primi incontri con MJ
DWYANE WADE | LA FESTA DEL DRAFT | Wade ha raccontato di aver organizzato una festa a Chicago dopo essere stato scelto al Draft del 2003 dai Miami Heat, appena dopo l’ultimo anno di MJ. “Mio cugino è venuto da me e mi ha detto: ‘Yo, Jordan è qui. Non lo lasciano entrare. Io ho risposto: ‘Ma smettila di prendermi in giro’. E lui: ‘Sono serio. Michael Jordan è fuori con 50 persone. Non lo fanno entrare’. Allora andiamo all’ingresso e scopriamo che era vero, perché diceva di non voler pagare. A quel punto esco fuori e trovo Michael Jordan su una motocicletta con tipo 30 persone. Gli corro incontro e ovviamente sono in soggezione. Lui dice: ‘Ehi, sono passato per darti un po’ di affetto. Congratulazioni per essere stato scelto al Draft’. Non potevo crederci. Gli ho chiesto se volesse entrare e ha detto ‘Nah, siamo a posto, volevo solo passare per un saluto’. E se ne è andato sulla sua motocicletta”
RON HARPER | LE TUTE DA GINNASTICA |Prima di vincere tre titoli assieme a Chicago, Harper ha conosciuto MJ quando ancora giocava per i Cavs nel 1986: “Sono andato a casa sua con Charles Oakley e Brad Sellers per giocare a carte. Sono entrato in camera sua e gli ho preso tipo dieci tute da ginnastica. Lui mi diceva: ‘Ma che diavolo stai facendo’. E io: ‘Ehi, abbiamo la stessa taglia’ e me le sono portate via. Lui si era arrabbiato, ma non me ne importava. E sia messo agli atti che sono ancora arrabbiato per aver segnato The Shot [quello su Craig Ehlo nel 1989, quando Harper era a Cleveland]”
SAM SMITH | L’ASSE DA STIRO | Lo storico giornalista del Chicago Tribune ha incontrato Jordan per la prima volta nel 1984, prima dell’inizio della stagione da rookie: “Sono andato a casa sua e c’era un asse da stiro in bella vista. Gli ho chiesto per quale motivo fosse lì e mi ha risposto che si stirava da solo le cose. Mi ha detto: ’Ho fatto un corso di economia domestica al liceo perché ero nervoso con le ragazze e pensavo che non mi sarei mai sposato. Ero insicuro del mio aspetto fisico, perciò ho fatto il corso per imparare a vivere da solo’”
SCOTTIE PIPPEN | L’ENNESIMO TIZIO DELL’ARKANSAS | Il suo fidato compare in tutti e sei i titoli NBA vinti in carriera ha avuto un’inizio di rapporto tutt’altro che affabile con MJ: “Michael era distante, anche perché era molto competitivo e in quei tempi non pensava ad altro. Ricordo che la prima volta ha detto: ‘Vabbè, abbiamo preso un altro di quei tizi dell’Arkansas’ quando mi hanno scelto al Draft. Questo perché i Bulls avevano preso anche Pete Myers, anche se lui era dell’Alabama. Ma non ricordo altro”
CHAUNCEY BILLUPS | I TIRI LIBERI | L’MVP delle Finals 2004 ha fatto il suo debutto in NBA contro i Chicago Bulls nel 1997, quando giocava per i Boston Celtics: ‘Sono passato dall’avere i suoi poster in dormitorio a giocarci contro all’esordio. Come tutti gli altri ero in soggezione. Lo fissavo continuamente. A un tiro libero di Dennis Rodman, invece di fare taglia fuori su Steve Kerr, sia io che Ron Mercer, rookie anche lui, non riuscivamo a togliergli gli occhi di dosso. A quel punto sento una voce profonda dire: ‘Ma che diavolo state guardando?’. A quel punto tutti e due abbiamo fatto finta di niente e abbiamo continuato a giocare. Sotto la doccia dopo la partita — che abbiamo vinto, ed era l’anno delle 70 vittorie dei Bulls: davvero non so come abbiamo fatto — eravamo contentissimi e ci siamo detti: ‘Ma stava parlando con noi ai tiri liberi?’
DOMINIQUE WILKINS | L’ENTRATA IN SPOGLIATOIO | Suo rivale in indimenticabili sfide in campo e nelle gare delle schiacciate, Wilkins non ricorda niente di speciale del loro primo incontro ma ha rivelato questa perla risalente al 1987: “Eravamo in trasferta a Chicago e a un certo punto ce lo ritroviamo in spogliatoio. Ma che diavolo c’era venuto a fare? Poi lo guardo passare oltre me, oltre Kevin Willis, e toccare Randy Wittman su una gamba per dirgli ‘Allacciati bene le scarpe, sarà una notte bella lunga’. Poi se ne è andato e in campo ne ha messi 61. Era davvero un’altra cosa”
GARY PAYTON | PRE-SEASON VS REGULAR SEASON | “The Glove”, ovviamente, alla prima occasione in una partita di pre-season ha immediatamente puntato Jordan dicendogli di tutto. “Alla prima occasione in regular season è andato da BJ Armstrong e Scottie Pippen dicendo loro ‘Al rookie ci penso io. Tutta sera’. Mi ha mandato subito in panchina con problemi di falli, poi ha segnato 33 punti in 27 minuti. Mi è passato davanti e mi ha detto: ‘Ragazzino, la pre-season non è il momento di fare sul serio. Questa è la NBA vera’”
ROBERT HORRY | LE INFRAZIONI DI PASSI | Il primo ricordo del sette volte campione NBA risale ai tempi degli Houston Rockets, quando Horry era alla seconda stagione in NBA: “Mi ricordo che quell’anno davano più attenzione alle infrazioni di passi e a Mike ne hanno fischiata una dopo un certo movimento. Nell’azione successiva ci ho provato anche io, ma hanno fischiato passi anche a me. Mi ha guardato e mi ha detto: ‘Ragazzino, se fischiano passi contro di me, di sicuro li fischiano anche contro di te’”
STEVE KERR | LA PRIMA VOLTA CONTRO | Prima di vincere assieme a Chicago (e prendersi a pugni in allenamento), Steve Kerr ha dovuto marcare MJ in partita: “Craig Ehlo era infortunato perciò ero il 2 titolare. Ricordo di aver segnato il primo tiro e di essermi sentito alla grande. Poi nei primi sei minuti non ha segnato neanche un punto, perciò durante un timeout mi sono detto: ‘È ancora a zero, perciò non sto andando così male’. A quel punto ho capito che non aveva tentato neanche un tiro, passandola e basta. Nei successivi quattro minuti mi ha fatto a pezzi, segnando sei tiri in fila — tanto che Lenny Wilkens ha dovuto togliermi dalla disperazione. A fine gara ne aveva fatti 48, io mi sono fermato a 2 — quei due di inizio partita”
ROD THORN | IL PRIMO ALLENAMENTO | General Manager dei Bulls e responsabile della sua scelta al Draft, Thorne ricorda bene il primo giorno di MJ a Chicago: “Per essere uno appena arrivato, era davvero rilassato e pieno di fiducia nei suoi mezzi. Dava sempre l’impressione di sapere di essere forte, ma non in maniera arrogante. Dopo il primo allenamento uno degli assistenti mi ha chiamato per congratularsi. ‘Per una volta, non hai sbagliato in questo Draft. Jordan è davvero forte’. C’era però Quintin Dailey, la nostra guardia titolare, che dopo un paio di giorni di training camp è venuto a chiedermi: ‘Promettimi che non gli darai il mio posto’. Io mi sono messo a ridere e gli ho detto: ‘Quintin, sai come vanno le cose in questa lega: il migliore vince’”
DAVID FALK | IL PRIMO INCONTRO | Lo storico agente di MJ dice che il suo assistito non si ricorda la prima volta in cui si sono incontrati: “È successo per coincidenza: dovevo andare in North Carolina per un mio cliente chiamato Michael O’Koren e mi sono fermato al campus per parlare con Dean Smith. Quando abbiamo finito mi ha fatto conoscere i suoi due nuovi freshman: c’era un ragazzo di nome Lynwood Robinson, di cui non avevo mai sentito nulla ma che era il recruit più importante. E poi tale Michael Jordan: mi impressionarono le sue spalle larghissime, ma era davvero magro. È stata una cosa da un minuto, lui non se la ricorda ancora oggi”
JERRY COLANGELO | IL GOLF PER STANCARLO | L’ex capo della dirigenza dei Phoenix Suns si ricorda della prima volta che lo ha visto al Superdome di New Orleans al college, ma è un altro aneddoto a farlo divertire più di tutti: ‘Dopo che abbiamo perso contro di loro nel 1993 è venuto ad abbracciarmi. L’anno dopo gli ho restituito il favore: voleva giocare a golf durante una trasferta a Phoenix e ho organizzato per lui un giro da 36 buche. Ovviamente volevo che si stancasse il più possibile, e ci sono riuscito: si è fatto buttare fuori nel primo quarto e abbiamo vinto noi”
TYRONN LUE | GIOCARE INSIEME A MJ| L’attuale assistente dei Clippers è stato scelto in prima persona da MJ all’inizio degli anni 2000 per firmare con gli Washington Wizards, anche se al tempo non sapeva che poi se lo sarebbe ritrovato in campo. “Nel mio primo anno assieme ero sempre nervoso e non facevo altro che passargli la palla. Anche quando ero libero, pensavo solo a lui. Non riuscivo a superarlo: ogni volta che avevo la palla, non pensavo neanche agli altri miei compagni, ma solo a fargli arrivare il pallone. Era un sogno diventato realtà”