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NBA, Twitter non dimentica: quella volta che Evan Turner si paragonò a Gesù

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©Getty

Una tifosa ripropone su Twitter "la miglior dichiarazione di tutti i tempi" del giocatore oggi ai Timberwolves e lui interviene per specificare: "Quelle parole andavano lette con un po' di umiltà"

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Twitter ha una memoria da elefante — o tale almeno è quella di alcuni dei propri utenti. Brianna Jones, ad esempio, che proprio sulla piattaforma social ha voluto ricordare quella da lei stessa definita “la miglior dichiarazione di sempre di Evan Turner”. Bisogna tornare indietro a metà dicembre 2014, oltre cinque anni fa: l’ex seconda scelta assoluta da Ohio State al tempo giocava a Boston, e con i Celtics era in trasferta sul campo dei Philadelphia 76ers, sua ex squadra. “Prima della partita avrò firmato qualcosa come 100.000 autografi — raccontava Turner con un pizzico di esagerazione — baciavo i bambini, c’erano tifosi che venivano a baciarmi la mano e ragazzine che mi si avvicinavano e svenivano dall’emozione”. Poi però, alzatasi la palla a due, l’amara sorpresa: fischi sonori (in America i booo) ogni volta che toccava il pallone. “Che diavolo sta succedendo?”, mi domandavo. “Mi sembrava strano. Dove se n’erano andati tutti quelli che mi volevano bene?”. Per poi però concludere la riflessione sul suo strano ritorno da ex al Wells Fargo Center con una leggendaria dichiarazione: “Vabbè, non posso preoccuparmi troppo di tutto questo. Non voglio suonare super strano, ma anche Gesù si è attirato parecchio odio”. Una frase riemersa puntualmente su Twitter nelle ultime ore, che ha portato il giocatore — oggi ai Timberwolves — a commentare divertito: “Quelle parole andavano lette con un tono di umiltà”. Quella che però, in carriera, non è mai stata il pezzo forte del simpatico prodotto da Ohio State.