Il rookie dell'anno 1997, l'MVP 2001, il giocatore simbolo dei Philadelphia 76ers, capace di vincere 4 volte la classifica marcatori e venir convocato 11 volte per l'All-Star Game voleva giocare a football e baseball. "La pallacanestro è uno sport soft"
L’aneddoto è risaputo, uno dei più citati della carriera di Allen Iverson, ma sentirlo pronunciare dalla sua voce fa un certo effetto. “Un giorno tornai a casa e mia madre mi disse: ‘Oggi vai all’allenamento di basket’. No, che non ci vado. Non gioco a basket io, io gioco a football e a baseball. Le ho detto che pensavo che il basket fosse uno sport soft. E lei di tutta risposta: ‘Il tuo allenatore sta arrivando qui, sta passando a prenderti: andrai all’allenamento’. Ho pianto fin quando non sono uscito dalla porta”. E così — a 10 anni — inizia, controvoglia, la carriera di Allen Iverson che, come ricorda il suo coach dell’epoca, giocava già contro ragazzi di 16-17 anni e soprattutto in campo “faceva cose che gli altri ragazzi di 10 anni non facevano”. Se ne sarebbe accorta, nel giro di un altro decennio, anche la NBA.