
NBA, i 10 più grandi di sempre a non aver mai vinto il titolo. CLASSIFICA
Chi è il più grande giocatore di sempre a non essersi mai messo l’anello al dito? Bleacher Report ha provato a dare una risposta incrociando traguardi individuali, classifiche passate e statistiche avanzate delle carriere dei giocatori. Ecco come si è composta la loro top-10

GLI ESCLUSI: BOB LANIER, VINCE CARTER, GRANT HILL, CHRIS WEBBER, PETE MARAVICH, ELGIN BAYLOR | Prima ancora di cominciare con la top-10, questi sono i giocatori che per un pelo sono rimasti fuori dalle valutazioni di Bleacher Report. Elgin Baylor è il caso più spinoso: tecnicamente ha vinto un titolo, ma ha giocato solo 9 partite per i Lakers campioni nel 1971-72 e neanche un minuto nei playoff. Per i fini di questa classifica, comunque, è considerato come campione — altrimenti sarebbe finito nella top-10

10. GEORGE GERVIN | Uno dei più grandi realizzatori nella storia del gioco, dall’alto dei suoi 26.2 punti di media a partita — nono miglior dato di sempre. Nei sei anni dal 1976 al 1982 ha viaggiato a 28.7 di media, 3.6 in più rispetto a Kareem Abdul-Jabbar nello stesso periodo di tempo, vincendo quattro titoli di capocannoniere (di cui due volte con più di 30 punti a partita). Il tutto con un’efficienza straordinaria al tiro (52.5% in una lega che tirava col 48.1%) grazie al suo leggendario finger roll

9. DOMINIQUE WILKINS | Un altro realizzatore eccezionale, 14° ogni epoca per punti a partita. Nel decennio a cavallo tra anni ’80 e ’90 ha viaggiato a 28 punti, 7 rimbalzi, 3 assist e 1.4 recuperi a partita, segnalandosi come uno dei migliori schiacciatori di tutti i tempi e meritandosi il soprannome di “The Human Highlight Film”. Oltre ai suoi voli sopra il ferro, però, possedeva anche un solido tiro dalla media distanza e, quando voleva, secondo i compagni era anche un ottimo difensore

8. REGGIE MILLER | In un’altra epoca forse sarebbe stato ancora più efficace, ma Miller era davvero davanti rispetto ai suoi coetanei: in una lega che prendeva solo il 14.3% delle conclusioni totali da tre punti, le triple rappresentavano il 37.1% del suo repertorio. Miller era anche eccezionale nel subire fallo, qualità che gli ha permesso di tenere il 61.4% di percentuale reale — senza considerare che ai playoff era solito salire ulteriormente di livello

7. PATRICK EWING | Altro rappresentante degli anni ’90, si inserisce nella lunga lista di grandi centri di quegli anni insieme a Hakeem Olajuwon (contro cui perse in gara-7 nelle Finals del 1994), David Robinson e Shaquille O’Neal. Tutti e tre hanno vinto il titolo, mentre lui si è dovuto accontentare di 10 convocazioni per l’All-Star Game grazie a medie da 24 punti, 10.6 rimbalzi e 2.8 stoppate

6. STEVE NASH | Negli anni 2000 avere in squadra Nash equivaleva ad avere automaticamente il miglior attacco della NBA: ben cinque delle 11 migliori squadre di sempre per rating offensivo erano dirette da lui. È l’unico due-volte MVP a non aver mai raggiunto neanche le Finals, e insieme a Karl Malone è l’unico a non aver mai vinto il titolo — pur chiudendo al terzo posto ogni epoca per assist totali, nono per assist a partita e secondo per percentuale ai liberi

5. ALLEN IVERSON | Senza mai un giocatore di pari livello a poterne supportare gli sforzi offensivi nei suoi anni migliori a Philadelphia, Iverson ha viaggiato a 28 punti, 6 assist e 2.3 recuperi nei primi 10 anni di carriera. I suoi 19.115 punti totali in quel decennio, poi, sono più di quelli segnati dal secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e settimo miglior realizzatore della franchigia nello stesso periodo messi assieme. Le Finals del 2001 e il premio di MVP di quell’anno rendono onore a uno dei giocatori più amati di sempre

4. TRACY MCGRADY | Nel 2002-03 ha guidato la NBA con un +10.5 di plus-minus, 20^ miglior stagione di sempre, mettendo a referto 32 punti, 6.5 rimbalzi, 5.5 assist, 2.3 triple e 1.7 recuperi a partita. A Orlando faceva letteralmente di tutto, portando poi la completezza del suo gioco a Houston — ma senza riuscire a superare i tanti problemi di infortuni e di fragilità nel momento decisivo. Pur senza mai vincere niente di grande a livello individuale (e raggiungendo le Finals solo da panchinaro a San Antonio), è stato comunque inserito nella Hall of Fame

3. JOHN STOCKTON | Considerando solo il plus-minus, sarebbe primo in classifica: solo Jordan, Magic, Robinson e Bird gli stanno sopra nella storia della NBA. In 19 anni di onorata carriera ha sempre guidato la macchina degli Utah Jazz in maniera esemplare: dal 1987 fino al ritiro nel 2003 i Jazz sono stati primi per percentuale di vittorie e percentuale effettiva al tiro, terzi per punti per 100 possessi e quinti per punti concessi. I suoi 15.806 assist in carriera sono effettivamente irraggiungibili

2. KARL MALONE | A raccogliere la maggior parte dei passaggi perfetti di Stockton c’era soprattutto Karl Malone, primo ogni epoca per tiri liberi segnati nonché secondo per minuti e punti realizzato nella storia NBA (dietro solo a Kareem Abdul-Jabbar). Solamente lui, Kareem e LeBron James possono vantare 17 stagioni con almeno 500 minuti giocati e 20 punti di media segnati, ma Malone era molto più che un grande realizzatore — come testimoniano i 3.6 assist di media e le 7 stagioni con almeno 4 passaggi vincenti a partita, oltre le 10 con almeno 10 rimbalzi

1. CHARLES BARKLEY | Anche se lui non ama le statistiche avanzate, le statistiche avanzate amano lui. È l’unico a non essere mai andato sotto la terza posizione in ciascuna categoria presa in considerazione da Bleacher Report, complici ben 11 stagioni consecutive senza mai scendere sotto i 20 punti, 10 rimbalzi e 3 assist di media (solo Jabbar con 12 meglio di lui). Pur senza essere un tiratore, la sua percentuale reale al tiro era stellare grazie alla sua incredibile capacità di finire al ferro e le sue doti di rimbalzista — il migliore di sempre sotto i 2 metri