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NBA, Rudy Gobert: "Il rapporto con Mitchell non è perfetto"

UTAH
©Getty

Il centro francese degli Utah Jazz ha ribadito ancora una volta che il rapporto con Donovan Mitchell non è tornato quello precedente alla positività per il coronavirus, ma entrambi hanno spostato l’attenzione sul ritorno in campo: "Fintanto che condividiamo lo stesso obiettivo, andrà tutto bene"

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Sono passati ormai quattro mesi da quando la positività al coronavirus di Rudy Gobert ha fermato la stagione NBA, ma soprattuto da quando il suo rapporto con Donovan Mitchell si è incrinato. Dal mese di marzo in poi si è scritto tanto dei due principali giocatori degli Utah Jazz e nelle prime interviste con la stampa in vista del ritorno in campo la domanda sulla loro relazione sono state inevitabili. E il centro francese non ha voluto girarci intorno: “Il rapporto non è perfetto” ha ammesso, prima di aggiungere che “la cosa importante è che ci rispettiamo l’un l’altro e condividiamo lo stesso obiettivo per il bene della squadra”. Anche Mitchell, però, ha evidentemente voglia di non trattare in profondità l’argomento, cercando di concentrarsi sugli obiettivi dei Jazz. “In questo momento il rapporto va bene, andremo in campo pronti a giocare” ha detto, sottolineando però che “la cosa peggiore è che ha tolto l’attenzione su quello che stavamo cercando di fare come squadra. Spero davvero che andando avanti il focus primario sia sul gruppo: ovviamente Rudy e io abbiamo avuto il COVID e quello che è successo è successo, ma siamo pronti a giocare”.

Gobert: "Non è stato facile essere giudicato dal mondo intero"

Gobert ha parlato anche delle reazioni negative che ci sono state dopo la notizia della sua positività e il video diventato virale mentre toccava tutti i microfoni dei giornalisti. “Ovviamente dal punto di vista umano è dura quando tutto il mondo ti giudica o ti minaccia o ti manda energia negativa” ha detto ai reporter dei Jazz. “Ma allo stesso tempo le persone ti giudicano sulla percezione che hanno, e quella potrebbe essere anche solo una foto, un video, un’intervista o un azione. Perciò le persone non ti conoscono per davvero. Chi mi sta intorno sa che persona sono e cosa è importante per me. Non posso controllare la percezione di tutti su di me, ma posso controllare le mie azioni e quello che faccio per chi mi sta vicino e la mia comunità, o i miei compagni dentro e fuori dal campo. Questo è ciò che è importante”.