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Draft NBA: Anthony Edwards, potenziale prima scelta assoluta

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Stefano Salerno

©Getty
ATHENS, GA - FEBRUARY 19: Anthony Edwards #5 of the Georgia Bulldogs gestures to the crowd in the final minutes of a game against the Auburn Tigers at Stegeman Coliseum on February 19, 2020 in Athens, Georgia. (Photo by Carmen Mandato/Getty Images)

La guardia n°5 di Georgia è uno dei giocatori di cui si è più parlato negli ultimi mesi: un atleta eccezione e un talento con potenzialità enormi, ancora tutte da mettere in mostra. Questo è il primo di una serie di profili attraverso i quali analizzeremo i principali prospetti pronti a essere selezionati al Draft NBA del prossimo 18 novembre

Il prospetto più simile a Andrew Wiggins, dai tempi di Wiggins”. Messa così suona davvero male (soprattutto alle orecchie del GM Scott Layden), ma Anthony Edwards - uno dei principali candidati a essere scelto con la prima chiamata assoluta - ricorda per atletismo e margini di crescita quello che (non) è stato il giocatore selezionato dai Minnesota Timberwolves nel 2014. Premessa d’obbligo: se ci fossero stati prospetti di primissimo livello, Edwards non verrebbe considerato così in alto e finirebbe inevitabilmente più giù all’interno delle chiamate da Lottery, ma in un Draft così incerto e senza una gerarchia definita, la guardia che ha giocato in Georgia al college potrebbe fare molto comodo proprio alla squadra di Minneapolis. La sua immaturità a livello cestistico rende complicato delineare i margini di una possibile crescita nel corso degli anni: Edwards ha iniziato a pensare sul serio alla pallacanestro soltanto da poche stagioni, figlio di una storia personale che lo ha costretto a salutare in meno di un anno sia la madre che la nonna. A quel punto ci hanno pensato i fratelli a tirarlo su, ritrovando soltanto nella figura di coach Tom Crean un allenatore in grado di fargli comprendere le sue potenzialità, portandolo alla ribalta nazionale prima che la pandemia da COVID-19 fermasse il mondo dello sport collegiale la scorsa primavera. “Una guardia alla Dwyane Wade” - dicono i più clementi con i paragoni - farebbe comodo di fianco a D’Angelo Russell e Karl-Anthony Towns, ma un giocatore così poco “scolarizzato” e tutto da scoprire può davvero essere la prima scelta assoluta?

I punti di forza: atletismo, il tiro “fai da te” e l’istinto del campione

A livello fisico Edwards non avrà alcun problema a confrontarsi con giocatori NBA: spesso il passaggio dal college al professionismo mette in difficoltà i talenti abituati ad affrontare avversari poco reattivi, ma la capacità del n°5 di Georgia di spingere in transizione e di chiudere bene al ferro con entrambe le mani appaiono soltanto come l’ennesima conferma dell’ottimo giocatore di football che in molti pensavano sarebbe diventato. L’abilità di chiudere a proprio piacimento al ferro gli regala anche qualche metro aggiuntivo di spazio per costruirsi da solo il tiro: capire quanto questa tendenza può rivelarsi efficace anche a livello NBA potrebbe definirne il destino e il peso specifico in campo. Non è una star, non è pronto a diventare il fulcro di una franchigia perché non è un creatore di gioco, ma l’istinto e la capacità di lettura sono promettenti per un talento che ha semplicemente giocato poco in carriera. È un campione che può sbocciare tra le mani di chi deciderà di puntare su di lui, anche perché è il terzo più giovane tra quelli in lizza per un posto in Lottery e ha già dimostrato di essere un ottimo compagno di squadra. Le premesse ci sono tutte e nessuno ad oggi può dire se verranno mantenute o meno.

LAHAINA, HI - NOVEMBER 26:  Anthony Edwards #5 of the Georgia Bulldogs celebrates a shot during a second round Maui Invitation game against the Michigan State Spartans at the Lahaina Civic Center on November 26, 2019 in Lahaina, Hawaii.  (Photo by Mitchell Layton/Getty Images)

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I possibili punti deboli: difensore tutto da costruire, tiratore non naturale

Oltre alla mancanza d’esperienza - che spaventa soltanto in parte i coaching staff NBA che hanno già dimostrato di poter costruire un giocatore partendo soltanto da base atletica e predisposizione fisica - sono altre le tendenze che fanno immaginare potenziali problemi nello sviluppo di Edwards. La prima è la mancanza di coinvolgimento, concetto complicato da instillare nella testa di un giocatore: non è sempre focalizzato sull’obiettivo e, soprattutto in difesa, spesso è carente dal punto di vista della voglia e della concentrazione. Nulla di così grave a cui uno spogliatoio di veterani NBA non possa porre rimedio, visto che i mezzi atletici per diventare decisivo anche a protezione del ferro di certo non gli mancano. Ha bisogno però di essere spronato e soprattutto di studiare il gioco: alle volte prende pessime decisioni, si accontenta del primo tiro a disposizione e tende a delegare gli altri. Una tendenza che in NBA potrebbe renderlo facile bersaglio delle difese avversarie, anche perché nonostante la buona capacità realizzativa, Edwards non è un tiratore naturale: tante conclusioni in pull-up e scelte non sempre ad alta percentuale che hanno spinto alcuni a paragonarlo a Dion Waiters. Sì, diciamo che nel suo caso i paragoni non sempre sono stati generosi. Per sua fortuna però, non sono (quasi) mai confermati nei fatti.

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