Scelto molto più tardi di quanto previsto, sono tante però le connessioni che legano il talento italiano alla franchigia della Baia californiana. Dalla scelta, esattamente 37 anni fa, di papà Pace sempre per mano degli Warriors, ai legami che lo uniscono a Steve Kerr e Steph Curry
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Ha dovuto aspettare tanto, molto più di quanto ci si attendeva: la chiamata di Nico Mannion al Draft 2020 era prevista sul finire del primo giro, e invece dopo aver sentito i primi 47 nomi pronunciati prima da Adam Silver e poi da Mark Tatum, quello della point guard di Arizona ancora mancava. Quando però la chiamata è arrivata, con il pick n°48, l’azzurro deve aver provato una bella sensazione, perché il suo nome è stato associato a quello dei Golden State Warriors, la franchigia che ha deciso di puntare sul talento italiano. Corsi e ricorsi storici, vien da dire: perché proprio la franchigia della Baia, 37 anni fa, aveva scelto il papà di Nico, Pace — poi venuto a giocare a lungo in Italia al termine della sua carriera NBA. Scelto allora anche lui al secondo giro, alla n°43, papà Mannion ha disputato in maglia Warriors la prima delle sue sei stagioni NBA, che poi lo hanno visto indossare anche i colori di Utah, New Jersey, Milwaukee, Detroit e Atlanta. Con un immediato tweet, la franchigia della California ha voluto ricordare la tradizione dei Mannion in maglia Warriors: “Tale padre, tale figlio”, il messaggio accompagnato dalle foto dei due.
La connection con Steve Kerr: vengono entrambi da Arizona
Un altro tweet, anche questo molto significativo, è arrivato subito dall’allenatore di Golden State, Steve Kerr. Due sole parole, ma scelte non certo a caso: “Bear down”, lo slogan degli Arizona Wildcats, il college che il coach e la sua prossima matricola hanno condiviso. Kerr infatti è stato un micidiale tiratore prima ancora che con la maglia dei Chicago Bulls con quella dei Wildcats a metà anni ’80, raggiungendo anche le Final Four NCAA nel suo ultimo anno a Tucson, nel 1988. Mannion invece ad Arizona ci è rimasto un solo anno, quello appena concluso a 14 punti e più di 5 assist di media, cifre che lo hanno convinto a fare il grande salto e tentare subito l’avventura NBA.
approfondimento
Il profilo di Nico Mannion
Il legame con Steph Curry
Una point guard agli Warriors ovviamente vede la sua strada sbarrata dalla presenza in squadra di Steph Curry, il due volte MVP e leader naturale della franchigia della Baia. Ma anche con il n°30 di Golden State l’azzurro ha un legame in qualche modo speciale, avendo negli anni passati partecipato — come ha fatto anche l’altra scelta degli Warriors, James Wiseman, la seconda chiamata assoluta — al camp organizzato proprio da Curry, come immediatamente ricordato dalla franchigia californiana. E proprio l’All-Star e nuovo compagno di squadra di Mannion è stato tra i primi a congratularsi con l’azzurro per l’ingresso NBA. Che sia valsa la pena in fondo attendere così tanto?