Il secondo tecnico inflitto dagli arbitri al veterano degli Warriors è un errore, riconosciuto dallo stesso capo terna a fine gara. Ma la decisione sul campo resta, e Draymond Green (espulso) nel post-partita non ci sta. Se coach Steve Kerr se la prende con la sua squadra, Steph Curry fa notare: "C'è un pregiudizio verso Draymond. E i pregiudizi non dovrebbero far parte degli arbitraggi"
Gli arbitri hanno ammesso il loro errore. Ma troppo tardi. E la cosa a Draymond Green fa piacere il giusto. “Green ha ricevuto il secondo fallo tecnico della sua serata per degli insulti che sembravano rivolti verso l’arbitro”, dichiara a fine gara Ben Taylor, il capo terna degli arbitri impegnati a dirigere Golden State-New York. Ma quel “sembravano rivolti” fa tutta la differenza del mondo, perché secondo quanto riportato dall’allenatore degli Warriors Steve Kerr lo stesso Taylor a gara conclusa ha ammesso l’errore del suo collega John Butler, solo al secondo anno col fischietto in bocca nella NBA, che ha pensato che gli insulti di Green fossero rivolti a lui quando invece prendevano di mira il suo stesso compagno, James Wiseman, colpevole di aver eseguito male uno schema. Inutili le proteste di Green, Kerr e di tutti gli Warriors. “Avete pensato di cambiare la vostra chiamata?”, è stato chiesto a Ben Taylor. “No”, la sua lapidaria risposta. E a Draymond Green è proprio questo a non andar giù: “Sono un attimo confuso”, ha dichiarato il n°23 degli Warriors a “The Undefeated”. “Gli arbitri possono andare a rivedere qualsiasi fischio durante una partita ma quando si tratta di un tecnico assegnato in maniera chiaramente errata — datomi da un arbitro convinto che stessi parlando con lui quando non era così — il fischio invece non può essere cambiato? Forse è venuto il momento di metter mano a questa regola. Vorrei che si facesse chiarezza su questo punto, se la regola fosse davvero così”.
E le lamentele del veterano di Golden State sono continuate nel post-partita: “Mi piacerebbe sapere cosa succede ora. Una cosa del genere non può essere ok. Una sconfitta per noi può voler dire molto, anche sul morale di una squadra giovane come la nostra. È una situazione davvero complicata”.
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Steph Curry: "C'è un pregiudizio verso Draymond"
Con poco più di 4 minuti ancora da giocare nel primo quarto, a Draymond Green era stato fischiato il primo fallo tecnico della sua partita. Ma è stato quello — contestato — a 64 secondi dalla fine del primo tempo che ha fatto esplodere la protesta degli Warriors, anche perché ha portato alla espulsione del tre volte campione NBA. “Ovviamente Draymond è uno dei nostri giocatori migliori e di maggior impatto in campo, per cui una decisione del genere ci danneggia — riconosce Steve Kerr — ma stavamo giocando male già prima, per cui non voglio parlare dell’operato degli arbitri quanto di quello dei miei giocatori. Siamo una squadra mediocre, con 8 vittorie e 7 sconfitte, ci conviene concentrarci su questo”. Se Kerr ne approfitta per insegnare una lezione alla sua squadra, il leader degli Warriors Steph Curry scoperchia un altro tema delicato: “Se mi chiedete se il fatto che si trattasse di Draymond possa avere influito sul fischio sbagliato dell’arbitro probabilmente già dimostra che verso di lui c’è effettivamente un pregiudizio. E i pregiudizi non dovrebbero far parte di un arbitraggio”. Sbagliato il pregiudizio, è anche vero — lo dicono le statistiche — che Green è sul podio dei giocatori più espulsi (11 volte) in tutta la NBA da quando è entrato nella lega, nel 2012. Solo Markieff Morris (12) e DeMarcus Cousins (13) in questo arco di tempo sono stati allontanati da un parquet più volte del n°23 di Golden State. Ma questo non toglie che in questo casa fosse lui ad avere ragione.