
NBA, squadra per squadra i giocatori più sorprendenti dopo il primo mese di stagione
Si è iniziato a giocare il 22 dicembre, siamo arrivati al 22 gennaio. Un mese (anche se di una stagione regolare molto particolare) è già sufficiente per fare un primo, piccolo bilancio, e accorgersi di quei giocatori che sono andati in qualche modo oltre le aspettative. Alcuni facendosi notare da semi-sconosciuti, altri già campioni affermati ma decisi a salire l'ultimo gradino verso lo status di superstar assolute della lega

ATLANTA HAWKS | DEANDRE HUNTER | Quasi 17 punti di media con oltre il 50% dal campo e il 40% esatto da tre punti testimoniano i progressi al secondo anno del giocatore da Virginia, ai massimi statistici nonostante lo stesso minutaggio del suo anno da rookie. E ora lo spot in ala piccola del quintetto di coach Pierce ad Atlanta sembra tutto suo

BROOKLYN NETS | KEVIN DURANT | Ovviamente non può sorprendere il valore del giocatore, ma al massimo la sua capacità di essere subito il “solito” Kevin Durant fin dal primo giorno in campo dopo un’assenza di 18 mesi. Viaggia oltre i 31 a sera (secondo miglior marcatore NBA), tira con oltre il 53% dal campo e con un irreale 46.6% da tre punti. Sarebbe sempre oltre i 2.10…

BOSTON CELTICS | JAYLEN BROWN | Era già una delle due superstar di Boston, ma proprio per questo sorprendono i grandi miglioramenti che il prodotto di California ha fatto vedere in questo primo mese: non tanto (o non solo) i 5 punti di media in più aggiunti all’apporto offensivo, ma soprattutto le migliori percentuali dal campo (51.8%), da tre (39.5%) e anche dalla lunetta (77.0%) — tutte ai massimi in carriera. E la capacità di far male alle difese avversarie in tanti modi, nuovi e diversi

CHARLOTTE HORNETS | LAMELO BALL | Una terza scelta assoluta può sorprendere fino a un certo punto, ovviamente, ma il (secondo) prodotto di Chino Hills aveva un sacco di critici pronti a crocifiggerlo. Invece letture del gioco (in difesa ancor più che in attacco), talento nel passaggio e doti di leadership hanno finora impressionato. Ed è già diventato il giocatore più giovane di sempre ad aver messo a segno una tripla doppia nella NBA

CHICAGO BULLS | PATRICK WILLIAMS | Si veda sopra, sostituendo “terza” con “quarta” quando si parla dell’ordine di scelta al Draft. Solo che la chiamata dei Bulls per il prodotto di Arizona aveva già sorpreso molti al tempo, e c’era scetticismo sulla scelta di Chicago, considerata un azzardo. Williams invece si è già preso un posto in quintetto, i complimenti (non da poco) di LeBron James e viaggia in doppia cifra tirando il 50% da tre su oltre due triple a sera

CLEVELAND CAVALIERS | COLLIN SEXTON | Appena sotto i 17 punti a sera da rookie, quasi 21 al secondo anno, sono diventati 27 in questo primo mese di stagione, un dato che lo mette appena fuori dalla top 5 NBA tra i migliori realizzatori. E sono aumentate anche le percentuali, sia dal campo (il 53.4%) che dall’arco (50.0%), al massimo in carriera. Cleveland potrebbe aver trovato il proprio leader per il futuro

DALLAS MAVERICKS | TREY BURKE | Ha rimbalzato per anni in giro per la NBA, aveva impressionato sul finire della scorsa stagione a Dallas, e da lì a ripreso confermando di poter avere un ruolo importante dalla panchina per coach Carlisle. Quando è fuori Doncic, Burke sa trovare il canestro e in 22 minuti di campo viaggia oltre gli 11 punti ma soprattutto vicino al 43% da tre punti. Realizzatore fin dai tempi di Michigan, a Dallas può far tanto comodo

DENVER NUGGETS | NIKOLA JOKIC | Come per Durant, non sorprende certo il valore del giocatore — ormai appurato, anche al massimo livello NBA — ma sorprende un avvio che lo vede addirittura in tripla doppia di media e miglior passatore NBA. Sì, meglio ripeterlo: tripla doppia di media (25.1 punti, 11.4 rimbalzi, 10.0 assist) e n°1 negli assist (davanti a Luka Doncic, Trae Young, Chris Paul…). Tanto che qualcuno inizia a fare il suo nome per il premio di MVP. E questo sì che sarebbe sorprendente...

DETROIT PISTONS | JERAMI GRANT | Ha lasciato Denver perché convinto di meritarsi un posto al sole, più opportunità e (con esse) più responsabilità. Finora i numeri gli danno ragione: è nella top 15 tra i migliori marcatori NBA a oltre 25 di media (più del doppio rispetto ai 12 in maglia Nuggets), sfiora il 39% da tre punti su quasi 7 triple a sera e cattura più di 6 rimbalzi a ogni uscita (suo massimo in carriera)

GOLDEN STATE WARRIORS | JAMES WISEMAN | Steve Kerr ha iniziato a tessere le lodi della sua seconda scelta assoluta fin dal primo giorno. Il prodotto di Memphis raccoglie i complimenti del suo allenatore (e di Steph Curry) da una parte, le urla e gli insegnamenti di Draymond Green dall’altra. E migliora ogni sera: quasi 12 punti di media in soli 21 minuti, sfiora il 51% dal campo e va oltre il 37% da tre (pur tirando ancora pochissimo). Fuori Chriss, è già il miglior rimbalzista di squadra

HOUSTON ROCKETS | CHRISTIAN WOOD | Aveva iniziato a far vedere tutto il suo potenziale a Detroit lo scorso anno, si sta consacrando a Houston, grazie ai minuti liberati dalla partenza di Harden. Sfiora il 53% al tiro e viaggia a 23.5 punti di media, raddoppiando in pratica la sua produzione in maglia Pistons, già superiore a quella di carriera (appena sotto gli 11 punti di media). Offre una seconda opzione offensiva molto valida accanto a Oladipo

INDIANA PACERS | MYLES TURNER | Il centro dei Pacers ha già vinto la graduatoria delle stoppate nella stagione 2018-19, con 2.7 a sera, ma le cifre che sta tenendo in questo primo mese sono irreali: 4.2 tiri a partita degli avversari vengono puntualmente rispediti al mittente dal prodotto di Texas che per il resto conferma le sue cifre (12 punti e 7 rimbalzi di media) e trova la sua dimensione accanto a Sabonis dedicandosi maggiormente alla metà campo difensiva

L.A. CLIPPERS | PAUL GEORGE | Può sorprendere Paul George? La sua presenza in questa lista è dovuta alla curiosità di capire la sua reazione ai playoff negativi disputati nella bolla di Orlando. Si può tranquillamente parlare di miglior partenza stagionale della sua carriera, se si guarda non solo alla media punti (24.4 a sera) ma soprattutto alle percentuali: al momento è sopra il 50-50-90 (dal campo, da tre, dalla lunetta) e come al solito non manca il resto (6 assist, 6 rimbalzi e più di un recupero ogni singola sera). Ancora sicuri di volerlo criticare?

LOS ANGELES LAKERS | DENNIS SCHRODER | Finalista per il premio di sesto uomo dell’anno a OKC, aveva richiesto a gran voce il quintetto base appena sbarcato a L.A., suscitando qualche mugugno. Finora ha dimostrato di avere ragione lui: è il terzo miglior marcatore dei Lakers alle spalle di LeBron James e Anthony Davis, agli oltre 14 punti di media aggiunge 4 assist e 4 rimbalzi. Può migliorare le percentuali, ma finora il suo impatto è esattamente quello che volevano ai Lakers

MEMPHIS GRIZZLIES | KYLE ANDERSON | “Slow-mo” Anderson occupa stabilmente uno dei cinque posti in quintetto per coach Taylor Jenkins, che gli dimostra fiducia dandogli 30 minuti di campo a serata. A colpire, più dei 12.5 punti di media, sono gli oltre 7 rimbalzi, che ne fanno il migliore in squadra dietro solo a Valanciunas. E per un giocatore esterno sono numeri importanti

MIAMI HEAT | PRECIOUS ACHIUWA | Miami sta facendo più fatica del previsto, ma i primi segnali provenienti dal rookie scelto alla n°20 sono piaciuti parecchio a coach Spoelstra: energia, grande attività sotto canestro (5.5 rimbalzi in 17 minuti), capacità di cambiare difensivamente e marcare diversi ruoli e, non ultimo, anche un 62% abbondante al tiro. Un piccolo Adebayo, si era detto: deve crescere ma l’avvio è incoraggiante

MILWAUKEE BUCKS | BOBBY PORTIS | La grande novità di casa Bucks è Jrue Holiday, che sta facendo bene come da aspettative. Le attese erano senz’altro inferiori per l’ex giocatore di New York, Washington e Chicago, che invece — in soli 22 minuti di gioco — sta portando tantissimo in dote alla squadra di coach Budenholzer. Viaggia a 10.5 punti di media e sopra gli 8 rimbalzi, tira con quasi il 54% dal campo e con oltre il 41% da tre (entrambi massimi in carriera). Pesca davvero fortunata per Milwaukee

MINNESOTA TIMBERWOLVES | MALIK BEASLEY | L’inizio di stagione di Minnesota non è stato positivo da nessun punto di vista lo si guardi, ma se non altro Beasley si è confermato sui livelli dello scorso anno. Nonostante le vicende extra-campo e il contrattone firmato in estate, la guardia continua a produrre 19 punti a partita con 5 rimbalzi e buone percentuali al tiro, seppur non eccellenti come il 42% su 8 tentativi a partita dello scorso anno (ora è al 38% su 7.3 tentativi)

NEW ORLEANS PELICANS | NICKEIL ALEXANDER-WALKER | Lo scorso anno ha visto poco il campo, venendo utilizzato solo in 47 occasioni per meno di 13 minuti di media. Anche Stan Van Gundy non già concede così tanto spazio, ma nei 20 minuti che ha a disposizione produce 11 punti di media — ma soprattutto contro i Clippers è esploso segnando 37 punti con 8 rimbalzi, di gran lunga il suo career high. Ci farà vedere anche altro nel resto della stagione?

NEW YORK KNICKS | JULIUS RANDLE | Il sorprendente inizio di stagione della squadra di Tom Thibodeau (record di 8-8) porta in gran parte la sua firma, candidandolo per il premio di giocatore più migliorato e addirittura il rango di All-Star. Le cifre lo sostengono: 22.4 punti di media (career high), 11.4 rimbalzi (idem) e soprattutto 6.3 assist a partita, più che raddoppiando le sue medie in carriera. E i risultati di squadra seguono la sua esplosione

OKLAHOMA CITY THUNDER | LUGUENTZ DORT | Lo scorso anno si è preso il quintetto dei Thunder un po’ a sorpresa, facendosi conoscere soprattutto per le sue doti difensive. Quest’anno per sta dimostrando di essere anche qualcosa di più, specialmente con un 43.7% da tre punti su 5.5 tentativi a partita (lo scorso anno era sotto il 30% sulla metà delle conclusioni) che fa ben sperare per il futuro prossimo dei Thunder al fianco di Shai Gilgeous-Alexander

ORLANDO MAGIC | COLE ANTHONY | Il prodotto di North Carolina avrebbe dovuto cominciare la stagione uscendo dalla panchina, ma i tanti infortuni dei titolari davanti a lui (a partire da Markelle Fultz) gli hanno aperto le porte del quintetto. Lui si è fatto trovare pronto: da quando è titolare viaggia a 12 punti di media con 4 rimbalzi e 3 assist in 28 minuti, e si è pure tolto la soddisfazione di firmare un buzzer beater per la vittoria contro Minnesota

PHILADELPHIA 76ERS | SETH CURRY | Le prime otto partite in maglia Sixers del fratello minore di Steph sono state semplicemente sensazionali. Non che le sue doti di tiro non fossero note (con il 45% da tre in carriera ha la più alta percentuale di sempre nella storia NBA), ma tirare con il 60% dall’arco su oltre 5 tentativi a partita è semplicemente assurdo. Un piccolo infortunio e soprattutto la positività al COVID-19 non cancellano un inizio spaventoso

PHOENIX SUNS | MIKAL BRIDGES | Se Booker e Ayton ormai non fanno più notizia e Chris Paul non ha bisogno di presentazioni, non in molti avevano notato le qualità di questo esterno che sta crescendo a vista d’occhio. Rispetto allo scorso anno ha aumentato di quasi 6 punti la sua produzione, tirando con grandi percentuali dalla lunga distanza (44.4%) e confermandosi come uno dei migliori difensori perimetrali della lega grazie ai 215 centimetri di apertura di braccia

PORTLAND TRAIL BLAZERS | GARY TRENT JR. | Lo scorso anno aveva cominciato a farsi notare già nella bolla, rivelandosi sempre più determinante per le sorti dei Blazers. Il figlio d’arte si è confermato anche in questo inizio di stagione, viaggiando a quasi 11 punti di media uscendo dalla panchina e confermandosi tiratore mortifero (42.2% dalla lunga distanza su oltre 5 tentativi a partita). Senza McCollum, Portland potrebbe chiedergli ancora di più

SACRAMENTO KINGS | RICHAUN HOLMES | Ai Kings aspettano ancora che il talento di Marvin Bagley sbocci definitivamente, ma intanto a finire le partite in campo è questa palla di energia che gioca alla morte ogni pallone. Dopo una solidissima stagione già lo scorso anno, Holmes sta viaggiando a 13.6 punti e 7.5 rimbalzi di media in oltre 30 minuti con il 68% dal campo, rendendosi ormai imprescindibile per coach Walton

SAN ANTONIO SPURS | KELDON JOHNSON | Per gli Spurs è ormai una prassi consolidata: ogni rookie deve passare un anno in “bacino di carenaggio” prima di essere buttato nella mischia. Anche Johnson non ha fatto eccezione, ma si sta rifacendo con gli interessi: 15 partite su 15 partite in quintetto e oltre 31 minuti di fiducia da parte di coach Popovich, che viene ripagato da 14 punti, 7 rimbalzi e 2.3 assist di media con percentuali oneste

TORONTO RAPTORS | CHRIS BOUCHER | Le partenze estive di Serge Ibaka e Marc Gasol hanno liberato minuti sotto canestro e il 28enne ne sta approfittando alla grande, anche se il record di squadra non accompagna i suoi sforzi. Ciò nonostante, 15.5 punti a partita in meno di 24 minuti sfiorando il 60% dal campo e il 50% da tre punti sono numeri di assoluta élite per una riserva: la risalita dei Raptors passa anche da lui

UTAH JAZZ | JORDAN CLARKSON | Clarkson ha già alle spalle sei anni di NBA, ma forse è arrivato alla definitiva maturità. In uscita dalla panchina per gli Utah Jazz si sta segnalando come uno dei migliori realizzatori della lega a partita in corso, viaggiando a 17.7 punti di media con il 48% al tiro e un eccellente 42% da tre su oltre 7 tentativi a partita. Candidato numero uno al premio di Sesto Uomo dell’Anno?

WASHINGTON WIZARDS | DENI AVDIJA | La stagione di Washington fino a questo momento non è stata esaltante, per usare un eufemismo. Ma se non altro la nona scelta dell’ultimo Draft ha dimostrato di poter stare in NBA, dando ragione a chi lo vedeva anche come possibile quarta chiamata. Le percentuali da tre punti (45.7% su oltre tre tentativi a partita) sono poi un ottimo inizio per uno che veniva considerato un non-tiratore, così come le letture (2.2 assist) e le poche palle perse (0.6)