In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Mercato Lakers: la prima scelta non era Westbrook, ma Lillard o Beal

RETROSCENA
©Getty

Un lungo articolo di The Athletic ha svelato come i Los Angeles Lakers avessero al primo posto delle loro priorità di mercato uno scambio per arrivare a Damian Lillard o Bradley Beal, relegando Russell Westbrook a piano B (e DeMar DeRozan a piano C). Westbrook aveva provato a convincere Beal a lasciare gli Wizards

Condividi:

I Los Angeles Lakers hanno avuto una delle estati più movimentate della loro storia, cambiando quasi interamente la squadra attorno a LeBron James ed Anthony Davis. A mettere ordine nelle loro mosse ci ha pensato un articolo firmato da Bill Oram, Shams Charania e Sam Amick di The Athletic, ripercorrendo le tappe che hanno portato i gialloviola a concludere lo scambio per Russell Westbrook. Il quale, peraltro, non era la prima scelta della franchigia: i Lakers infatti volevano Bradley Beal o Damian Lillard per il ruolo di “terza stella” al fianco di James e Davis, salvo poi capire che i due non avrebbero forzato la situazione per chiedere lo scambio e virare verso “obiettivi più realistici”. Uno di questi era anche Buddy Hield, ma quando si è sparsa la voce che Lakers e Kings erano pronte a finalizzare lo scambio, Westbrook — che aveva già parlato a lungo con LeBron James del suo ritorno a Los Angeles e ne discuteva apertamente con amici e parenti da settimane — si è messo in moto in prima persona chiedendo al proprietario degli Washington Wizards Ted Leonsis di essere ceduto ai gialloviola. Richiesta accontentata, permettendo alle parti di concludere lo scambio che ha portato Caldwell-Pope, Kuzma, Harrell e la scelta numero 22 al Draft agli Wizards lasciando invece Sacramento furente per lo scambio saltato.

Westbrook ha provato a convincere Beal a lasciare Washington

Al momento della sua richiesta di scambio, Russell Westbrook ha anche provato a convincere Bradley Beal a fare lo stesso, chiedendo di essere ceduto e cominciare un nuovo capitolo della sua carriera (non per passare ai Lakers con lui: sarebbe stato impossibile a livello di contratti e di salary cap). Una mossa che in molti si aspettano ormai da qualche anno ma che non si è concretizzata neanche questa volta, dato che Beal non ha voluto fare alcuna richiesta alla dirigenza ma ha dato il suo benestare per lasciar andare Westbrook a Los Angeles, dando l’ok per lo scambio che ha cambiato il roster degli Wizards attorno a lui. Beal peraltro può uscire dal suo contratto al termine di questa stagione, visto che ha una player option per il 2022-23: molto dipenderà dai risultati di squadra dell’annata che sta per cominciare, quando la sua situazione verrà monitorata da tutte le altre franchigie.

approfondimento

Kuzma rivela: “Lo scambio coi Kings era fatto”

DeRozan come piano C e il ruolo da "GM di fatto" di LeBron

Nel pezzo viene anche raccontato a lungo il ruolo da "General Manager di fatto" di LeBron James, tenendo numerosi incontri nella sua villa di Los Angeles non solo con i suoi compagni di squadra (Anthony Davis e Jared Dudley su tutti, anche se quest’ultimo è poi andato a Dallas con un ruolo di assistente allenatore di Jason Kidd), ma anche con diversi obiettivi di mercato come DeMar DeRozan. Gli autori dell’articolo hanno anche sottolineato come diverse parti abbiano notato una certa discrepanza di obiettivi tra James e la dirigenza dei Lakers presieduta da Rob Pelinka, come se “la mano destra non sapesse quello che la mano sinistra stesse facendo”. DeRozan ha poi trovato un super contratto ai Chicago Bulls che i Lakers non avrebbero mai potuto offrirgli, specie dopo l’arrivo di un contratto pesante come quello di Westbrook, ma anche le parole di Carmelo Anthony sulla sua firma con i Lakers non hanno lasciato molti dubbi: “Mi ha chiamato direttamente LeBron, non il GM. È stato lui a dirmi ‘Ehi campione, è il momento’ e a convincermi”. Pelinka non ha mai nascosto che tutte le mosse di mercato sono concordate sia con James che con Davis, che hanno grande input sulle decisioni cestistiche della franchigia: sarà interessante notare se questa estate sia stata solo un passaggio a vuoto o se si stia creando della distanza tra James e la dirigenza gialloviola.

approfondimento

Dudley via dai Lakers, la rabbia social di LeBron