
NBA, da Golden State a DeRozan: le dieci più grandi sorprese di metà stagione
Arrivati alla boa di metà stagione, è già tempo di bilanci in giro per la lega. Bleacher Report ha indicato le dieci sorprese della prima metà di stagione 2021-22, tra ritorni del passato e due squadre in testa alle rispettive conference che in pochi si sarebbero aspettati, oltre al miglior quintetto della NBA che appartiene a una squadra di metà classifica. Ecco cosa ha sorpreso nei primi tre mesi di regular season

10. IL RITORNO DEI VETERANI

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato di rivedere in campo, e con ruoli non secondari, giocatori come Lance Stephenson, Greg Monroe o Joe Johnson. Ma non solo loro: l’emergenza legata al Covid-19 ha portato le squadre a dare contratti di dieci giorni un po’ a tutti, ripescando anche giocatori come Mario Chalmers (che non giocava dal 2018), Nik Stauskas, Darren Collison, Justin Anderson, CJ Miles e Brandon Knight. Non a caso questa stagione è già quella che ha visto il maggior numero di giocatori scesi in campo nella storia della NBA
TUTTI I GIOCATORI TAGLIATI E CONFERMATI DALLE SQUADRE
9. JONAS VALANCIUNAS TIRATORE DA TRE

Ormai avere un tiro da tre in faretra è una skill necessaria anche per i lunghi abituati a fare a sportellate sotto canestro come Jonas Valanciunas. Il lituano nelle sue prime cinque stagioni NBA aveva tentato appena tre triple, mentre oggi è già al suo massimo in carriera con 37 canestri da tre punti in 36 partite, tra cui un incredibile 7/8 a fine novembre chiudendo con 39 punti. E le percentuali gli danno ragione: 43% su 2.4 tentativi a partita per i New Orleans Pelicans

8. GOLDEN STATE DI NUOVO IN VETTA

Dopo due anni di purgatorio lontano dalle posizione di vertice della lega, i Golden State Warriors sono tornati in grande stile guidati da una stagione da MVP di Steph Curry e una da Difensore dell’Anno di Draymond Green, suggellando il tutto con il recente ritorno di Klay Thompson. Attorno a loro un cast di supporto di livello, tra giovani di belle speranze e veterani adatti al sistema. Il miglior record della lega a inizio stagione era tutt’altro che pronosticato e pronosticabile

7. MILES BRIDGES A LIVELLO ALL-STAR

I più attenti di voi avranno notato l’ottima fine della passata stagione di Bridges, che nelle ultime 20 partite aveva sfiorato i 20 punti di media con quasi 7 rimbalzi, 3 assist e il 51% dal campo con il 43% da tre punti su quasi 7 tentativi a partita. Ma in pochi si sarebbero potuti aspettare che l’ala di Charlotte confermasse quelle cifre anche su un intera stagione, peggiorando solo leggermente le percentuali ma segnalandosi come un più che credibile candidato per l’All-Star Game

6. IL MIGLIOR QUINTETTO DELLA NBA È DEI TIMBERWOLVES

Dei 212 quintetti che hanno giocato almeno 35 minuti assieme in questa stagione NBA, il migliore in assoluto non appartiene a Warriors o Suns, ma bensì ai Minnesota Timberwolves. La combinazione di Patrick Beverley, D’Angelo Russell, Anthony Edwards, Jarredd Vanderbilt e Karl-Anthony Towns ha infatti un differenziale assurdo di +50.5 su 100 possessi, segnando quasi 137 punti su 100 possessi in attacco e concedendone appena 86.4 in 142 minuti con un record di 10 vittorie e 3 sconfitte

5. L’IMPATTO DEI ROOKIE

Anche in una classe in cui le prime due scelte assolute, Cade Cunningham e Jalen Green, hanno faticato a lungo a emergere, non sono mancate le sorprese tra i rookie. Giocatori come Evan Mobley e Scottie Barnes sono ormai delle certezze per le rispettive squadre, ma anche giocatori poco attesi come Franz Wagner di Orlando (più partite da 20 punti in NBA che al college) o Herb Jones a New Orleans si stanno facendo valere ben oltre le aspettative

4. LA SCALATA DI DESMOND BANE

Scelto alla 30 del Draft 2020 come specialista 3&D, ormai Desmond Bane è a tutti gli effetti un giocatore dell’importanza pari a Ja Morant e Jaren Jackson Jr. nella gerarchia dei sorprendenti Memphis Grizzlies. La sua ascesa a realizzatore da 17.7 punti a partita con percentuali stellari (47.4% dal campo, 43% da tre punti e 89% ai liberi) era tutt’altro che scontata e rappresenta una delle chiavi per la salita dei Grizzlies fino al quarto posto nella Western Conference — e lui è un candidato più che serio per il premio di giocatore più migliorato

3. DEMAR DEROZAN CANDIDATO MVP

E dire che alcuni l’avevano definita come la peggior firma del mercato NBA. L’inserimento di DeMar DeRozan nei Chicago Bulls è stato a dir poco sensazionale, toccando il picco della sua carriera a 32 anni e segnalandosi come un credibile candidato MVP con prestazioni di grande continuità, con i due acuti dei due buzzer beater realizzati uno in fila all’altro a cavallo dell’anno (mai successo nella storia NBA). I suoi 26.4 punti a partita sono la seconda miglior annata della carriera e tornerà a essere All-Star dopo quattro anni di assenza

2. I CAVS HANNO UNA SQUADRA COMPETENTE

Già solo a metà stagione i Cleveland Cavaliers hanno già superato il totale di vittorie conquistate in tutta la passata annata, posizionandosi tra le prime sei squadre della Eastern Conference nonostante infortuni pesantissimi come quelli di Collin Sexton e Ricky Rubio. La strutturazione con tre lunghi assieme come Markkanen, Mobley e Allen è stata sorprendentemente efficace, così come il rendimento da All-Star di Darius Garland e una difesa passata dal 25° al terzo posto in NBA

1. CHICAGO PRIMA A EST

Se per i Golden State Warriors in maniera ottimistica si poteva pensare a un ritorno in vetta, nessuno avrebbe potuto pronosticare l’ascesa dei Bulls fino al primo posto a Est — specialmente con tutti i problemi di infortuni (Patrick Williams) e di Covid-19 (tutti i giocatori finiti nel protocollo, chi prima chi dopo) avuti fino a questo momento. Si pensava fossero una squadra da play-in, invece sono in ritmo per vincere ben 59 partite