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NBA, Alexander "Sasha" Volkov combatte per la sua Ucraina contro l'invasione dei russi

la storia

L'ex giocatore degli Atlanta Hawks di inizi anni '90 e storico centro originario dell'Ucraina - icona dello sport in patria e giocatore anche per la Viola Reggio Calabria per una stagione - ha inviato via WhatsApp ai suoi amici Dino Meneghin e Charlie Recalcati una foto in mimetica e in cui imbraccia un fucile - anche lui impegnato tra i volontari a pattugliare Kiev ormai sotto assedio da parte dei russi

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Una storia di sport che si intreccia inevitabilmente con la guerra - costante di vita degli ultimi giorni con cui gli ucraini si sono improvvisamente a fare i conti. Un popolo che ha deciso di resistere armando anche i civili: una “chiamata” a cui ha risposto anche Alexander “Sasha” Volkov - storico giocatore di pallacanestro che in Ucraina è una vera e propria istituzione (oltre ad aver ricoperto anche l'incarico di parlamentare). L’ex centro che oggi ha 57 anni è stato uno dei protagonisti della vittoria della medaglia d’oro olimpica dell’Unione Sovietica a Seul nel 1988, diventando poi un anno dopo il primo giocatore originario dell’ex blocco sovietico a scendere in campo in NBA, condividendo tale primato co nel lituano Sarunas Marciulonis. Volkov è stato per tre anni un giocatore degli Atlanta Hawks, con cui ha complessivamente giocato 149 partite chiuse a quasi 7 punti di media.

Non solo NBA, ma anche tanto basket europeo, con una stagione trascorsa anche alla Viola Reggio Calabria - quella del 1992-93, con Charlie Recalcati allenatore. Amici con cui è rimasto a contatto, tanto che la notizia della sua decisione di rispondere all’appello del forze armate ucraine, è stata data dal già citato Recalcati e da Dino Meneghin: sono loro gli amici italiani a cui Volkov ha mandato la foto via WhatsApp in mimetica in cui imbraccia un fucile durante un turno di pattugliamento per le strade di Kiev. Stando a quanto raccontato dalla Gazzetta dello Sport, Volkov nei primi giorni di bombardamento aveva condiviso la sua frustrazione anche con i suoi conoscenti italiani: “Non ci posso credere, stanno bombardando”, erano state le sue parole, prima di dar seguito con i fatti a una chiamata alle armi inimmaginabile soltanto qualche settimana fa.

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