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NBA, i Celtics hanno un problema con Tatum: "Devo prendere decisioni più rapide"

NBA

Mauro Bevacqua

©Getty

Coach Udoka lo "rimprovera" di cercare troppo il fallo in alcune conclusioni, Marcus Smart ammette che il suo compagno stia attraversando un momento non facile. "Se tengo la palla in mano anche solo un attimo, arrivano subito a raddoppiarmi", riconosce Tatum, inserito nel 1° quintetto All-NBA

BOSTON - Il  primo che, neppure troppo indirettamente, accende i riflettori sulla prestazione di Jayson Tatum è il suo allenatore, Ime Udoka. "A volte mi pare che cerchi troppo il fallo, invece di concentrarsi sul concludere a canestro nel miglior modo possibile. La chiave per lui è trovare il giusto equilibrio tra l'essere aggressivo in attacco e fare quello che ha fatto nelle gare precedenti, ovvero scaricare fuori, coinvolgere i compagni e procurare loro tiri smarcati". Resta il fatto che dopo un'altra partita da 8/23 al tiro (e 4/15 da due), Tatum nella serie contro Golden State sta tirando appena sopra il 34% dal campo (28/82), nonostante un ottimo 14/31 (45.2%) da tre. "Non è la prima volta che in uno slump, in un periodo quando il tiro non gli entra - dice Marcus Smart - e non sarà l'ultimo. Ma noi abbiamo fiducia in lui, crediamo in Jayson, e glielo diciamo in continuazione: lo incoraggiamo a non mollare, e continuare a giocare come sa giocare. Prima o poi troverà il modo di uscire da questo momento: non sappiamo quando, e per questo dobbiamo aiutarlo".  

Il diretto interessato dà la sua lettura di quello sul lavoro che la difesa di Golden State lo costringe a fare: "Quando son libero mi devo prendere il tiro perché appena tengo la palla ferma un po' di più loro mi raddoppiano e si concentrano su di me. La chiave è prendere decisioni rapide e non rinunciare mai a un tiro smarcato ogni volta che ho anche solo un minimo di spazio e continuare a fare le scelte giuste quando posso passare il pallone". In particolare Tatum torna sul tema di non esitare troppo e agire con decisione e rapidità una volta col pallone in mano: "Soprattutto quando scaricano il pallone su di me devo essere più rapido. Quando invece sono io a iniziare l'azione, lì ci sta che mi prenda un po' di tempo per studiare la posizione in campo degli avversari o per trovare i miei compagni nelle loro aree di campo preferite", dice Tatum. Tenere la palla ferma, però, non deve portare l'attacco a ristagnare: "No, dobbiamo muoverci: la nostra pallacanestro migliore la giochiamo quando tutti si muovono. Anche se andiamo a caccia di un mismatch per avere un vantaggio in uno-contro-uno, sul lato debole gli altri possono continuare a muoversi, senza fermarsi lì a guardare, piazzando blocchi, muovendosi in allontanamento, fintando un blocco sul pick and roll e altre cose simili. Perché segnare in isolamento ogni singola azione è davvero difficile". Tanto che perfino Tatum, in questa imprevedibile serie di finale, sta avendo dei problemi.

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