Quattro sole partite in tutto, due a Salt Lake City, due a Las Vegas. E il basket estivo, si sa, regala spesso speranze poi infrante quando inizia il campionato. Ma le prime prestazioni della seconda scelta assoluta all'ultimo Draft, se si guarda alle sue percentuali di realizzazione, hanno già qualcosa di statisticamento incredibile
Quando scende in campo la gente non può non notare il suo corpo, quegli 88 chili distribuiti su 213 centimetri, che lo fanno sembrare così esile - troppo esile? - per le battaglie NBA. Poi però lo si vede giocare e Chet Holmgren sembra giustificare la scelta n°2 all'ultimo Draft spesa per lui dagli Oklahoma City Thunder. La sua intesa con Josh Giddey è una delle cose più chiacchierate di questa estate di pallacanestro americana, ma l'ex Gonzaga ha ricordato a tutti un obiettivo già professato in passato per la sua carriera NBA: "Penso di poter essere un giocatore da 50/40/90", le parole di Holmgren, con i tre numeri a indicare le percentuali di realizzazione desiderate rispettivamente dal campo, da tre punti e in lunetta. I giocatori capaci di chiudere una stagione NBA con queste eccellenti statistiche sono stati solo 8 nella storia della lega - Larry Bird (due volte), Mark Price, Reggie Miller, Steve Nash (quattro volte), Kevin Durant, Steph Curry, Malcolm Brogdon e Kyrie Irving - ma Holmgren ha dalla sua una statistica che (per quanto da prendere con le pinze) sembra avvalorare la sua ambizione.
Nelle quattro gare di Summer Leauge fin qui disputate - due a Salt Lake City, due a Las Vegas - la matricola dei Thunder sta viaggiando a 50/41/100: 17 punti di media con un complessivo 10/20 al tiro, 5/12 da tre e 9/9 dalla lunetta nello Utah, 14.0 di media a sera con un analogo 10/20 al tiro, 2/5 da tre e 6/6 ai liberi nel Nevada. È solo basket d'agosto, ma in casa Thunder si godono i primi passi NBA della loro matricola.