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NBA, Phoenix Suns e caso Sarver, LeBron e CP3 non ci stanno: "La lega ha sbagliato"

le parole
©Getty
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Dura presa di posizione da parte di LeBron James e Chris Paul - due dei principali rappresentanti del sindacato giocatori - a seguito della decisione della NBA di sospendere Robert Sarver, ma di non costringerlo a vendere come accaduto a Donald Sterling con i Clippers nel 2014. Situazioni per certi versi simili, che CP3 ha vissuto in entrambi i casi da giocatore: "Questo tipo di atteggiamenti non sono accettabili, la pena è stata fin troppo clemente"

LeBron James non ha nascosto il suo disappunto riguardo la decisione presa dalla NBA come punizione per la condotta di Robert Sarver - proprietario dei Phoenix Suns sospeso per un anno e condannato a pagare 10 milioni di dollari di multa dopo aver accertato attraverso un indagine durata 10 mesi i suoi comportamenti razzisti e sessisti all'interno della franchigia. Il n°6 dei Lakers ha atteso la conferenza stampa di Adam Silver a riguardo e poi, a seguito delle spiegazioni del commissioner NBA, ha rilanciato via Twitter: “Ho letto diverse volte la storia del caso Sarver: devo essere onesto, la NBA ha affrontato la cosa in maniera sbagliata, non c’è bisogno che spieghi perché. Tutti abbiamo letto cosa è accaduto e possiamo dare un giudizio. Come ho già detto in passato e voglio ripetere, non c’è posto in NBA per questo tipo di atteggiamento. Amo questa lega e provo un profondo rispetto per chi la guida, ma questa non è una decisione giusta. Non c’è spazio per misoginia, sessismo e razzismo sul posto di lavoro. Non conta se sei proprietario della squadra o un componente della franchigia: noi tutti lavoriamo affinché la NBA sia esempio dei nostri valori e questa situazione non lo è”.

A chi durante la conferenza stampa ha chiesto conto a Silver dello stato d’animo dei giocatori dei Phoenix Suns - che con Sarver hanno lavorato a stretto contatto nelle ultime stagioni - il massimo dirigente NBA aveva replicato: “Ho parlato con diversi giocatori, ma quelle restano conversazioni private: lascerò a loro il diritto e la scelta di parlare pubblicamente o meno e dire come si sentono a riguardo”. Un invito a cui Chris Paul ha risposto in maniera più o meno diretta poche ore dopo via Twitter, ricoprendo contemporaneamente più ruoli molto delicati ed essendo già stato in squadra ai Clippers nel 2014 quando la situazione precipitò dopo aver accertato i conclamati atteggiamenti razzisti da parte di Donald Sterling - allora proprietario della franchigia di L.A. che poi fu costretto a vendere: “Come tanti altri, ho avuto l’opportunità di leggere il report e l’indagine su Robert Sarver. Ero e sono arrabbiato e sconcertato per quello che ho letto, questo genere di condotta - in modo particolare con le donne - non è accettabile e bisogna evitare che si ripeta. Dal mio punto di vista la sanzione è stata leggera rispetto a quelli che tutti possiamo univocamente definire dei comportamenti atroci: il mio pensiero in questo momento va a tutte le persone che sono state colpite da un atteggiamento simile”.

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