Grande accoglienza per il centro francese, scambiato in estate dalla squadra di Salt Lake City con i T'Wolves per far ripartire un gruppo giovane che vuole puntare al Draft NBA e non solo: una partita speciale per Gobert chiusa con 22 punti, 13 rimbalzi e una pesante vittoria - rovinata soltanto in parte nel finale da un canestro arrivato troppo tardi che ha scatenato polemiche e reazioni in casa Jazz
L’importante, al netto della commozione, era vincere e Minnesota ci è riuscita anche grazie al contributo dell’applaudito ex di giornata Rudy Gobert - alla prima partita in carriera sul parquet di Salt Lake City senza indossare la maglia dei Jazz. Per questo i riflettori erano puntati su di lui sia durante la presentazione delle squadre (accolto con applausi) che per il video tributo che Utah gli ha dedicato nel corso del primo quarto. Una carrellata di schiacciate e stoppate, con il pubblico che si è stretto attorno a lui per manifestare affetto verso un giocatore che ha rappresentato una pagina importante della storia recente della franchigia. “Non è stato facile per me affrontare questo mix di emozioni in campo perché ho cercato il più possibile di restare focalizzato sul gioco. Ma percepire tutto quell’amore da parte dei tifosi è stato coinvolgente. Ogni tanto ho sentito anche qualche fischio mentre ero in lunetta per i tiri liberi: è normale, anzi, rispetto quella scelta”.
I due punti arrivati a fine partita e il faccia a faccia con Beasley
Alla fine c’è stato spazio anche per le polemiche, con i T’Wolves ormai certi del successo che al posto di aspettare che il cronometro andasse a zero senza segnare - come di solito succede in NBA - hanno servito proprio Gobert che da sotto, senza schiacciare, ha appoggiato il pallone sul fondo della retina e aggiunto due punti a una prestazione da 22 complessivi, 13 rimbalzi e 8/11 al tiro. Insomma, si fosse fermato a quota 20 la sostanza non sarebbe cambiata poi molto, evitando il faccia a faccia con un Malik Beasley che è andato a caccia di spiegazioni: “È una mancanza di rispetto, ci sono delle regole non scritte”, spiega il giocatore dei Jazz, scambiato proprio dai T’Wolves nell’affare Gobert di questa estate. “Mi hanno insegnato a continuare a giocare in ogni situazione fino all’ultimo secondo, a rispettare il gioco della pallacanestro per tutti i possessi. Dal mio punto di vista ovviamente non c’era alcuna intenzione di mancare di rispetto agli altri, quindi tutti quelli che sono venuti a lamentarsi con me potevano risparmiarselo. È stato soltanto un tentativo di rovinare un momento dedicato a me”. E forse anche un messaggio ai Jazz, che proprio contro Minnesota andarono a schiacciare sull’ultimo possesso del match vinto in trasferta a sorpresa a inizio anno: un modo per dire “abbassate la cresta che è meglio”, mantenendo sempre stima e rispetto per una pagina così importante della sua carriera.