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NBA, il primo giorno di Durant ai Suns. "L'addio di Irving ai Nets un pugno allo stomaco"

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©Getty

"Abbiamo tutti i pezzi che servono per vincere", ha detto Kevin Durant nella conferenza stampa di presentazione organizzata dalla sua nuova squadra, i Phoenix Suns. Poi però le domande hanno riguardato anche il suo recente passato ai Nets e il rapporto con Kyrie Irving e con James Harden

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Le prime parole di Kevin Durant da membro dei Phoenix Suns, nella conferenza stampa di presentazione organizzata dalla società, sono quelle che fanno sognare i tifosi dell'Arizona. "Abbiamo tutti i pezzi per poter vincere - ha detto KD, che ai Suns riabbraccerà anche il suo n°35 - dai giocatori (che hanno già esperienze di finali NBA) all'allenatore fino a chi ci guida dall'alto", riferimento al GM James Jones, campione NBA da giocatore. "Avere persone che hanno già vinto, sapere quello che ci vuole per farlo, vuol dire aver già vinto metà della battaglia". L'altra metà è quella che i Suns chiedono a lui, che spiega così la sua scelta di volere fortemente Phoenix: "Negli ultimi due anni questo gruppo è cresciuto molto e ha fatto tanta esperienza. Con l'arrivo di Monty [Williams] e di James [Jones] ho visto un cambiamento nella cultura di questa franchigia, così com'è cambiata l'energia con cui li vedevo scendere in campo. Ho sempre amato giocare a Phoenix - ha confessato Durant - e sapevo che questo sarebbe stata un'ottima destinazione per continuare la mia crescita come giocatore. Devin [Booker], Chris Paul e Deandre Ayton sono tutti grandi lavoratori: volevo far parte di questo gruppo, sono felicissimo di essere qui". E sulla pressione derivante dalle grandi aspettative attorno a questo gruppo, Durant è stato lapidario: "La pressione c'è perché io sono uno dei più forti giocatori di sempre". 

"Senza Kyrie Irving avevamo perso l'identità di squadra"

Per arrivarci, in Arizona, Kevin Durant ha chiesto senza mezzi termini la sua cessione ai Brooklyn Nets (come già aveva fatto in estate, quando tra le sue richieste c'era stata anche la volontà di vedere Steve Nash e il GM Sean Marks allontanati). Ma - specifica lui - questa volta la sua richiesta di cessione è arrivata soltanto dopo quella domandata (e ottenuta) da Kyrie Irving: "Senza di lui abbiamo perso la nostra identità come squadra", ha dichiarato Durant. "Kyrie ricopriva un ruolo enorme in quello che stavamo facendo: è un Hall of Famer, un grandissimo giocatore, che sul campo sa fare tutto, e noi ci affidavamo molto a lui. Il suo addio è stato un brutto colpo per la nostra squadra e personalmente è stato come un pugno nello stomaco, perché senza di lui non avevamo più una nostra identità definita". Come a tutti i tifosi dei Nets, anche a KD è restato un certo amaro in bocca, per un progetto vincente mai realmente realizzatosi: "Sono deluso dal fatto che abbiamo potuto finire quello che avevamo iniziato. Stavamo andando nella giusta direzione, e costruendo una certa cultura di squadra così come una giusta chimica in campo. Non abbiamo ottenuto quello che volevamo ottenere - vincere un titolo NBA - ma mi sono goduto lo stesso il viaggio: ciascuno di noi ha dato tutto, ogni giorno". 

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E sul rammarico di non aver visto (abbastanza) il trio di superstar con Irving e Harden Durant è quasi fatalista: "Non siamo stati in campo assieme abbastanza", riconosce. "Abbiamo prodotto una pallacanestro straordinaria, ma solo per 16 partite: se vuoi vincere un titolo ovviamente devi fare di più. Tra noi non ha funzionato, ma da ognuno di loro però ho imparato molto, e auguri a tutti il meglio", ha detto il nuovo giocatore dei Suns. Parole di riconoscimento che Durant ha esteso anche ai Nets, come organizzazione: "Sono stati quattro anni speciali della mia carriera, con il recupero dall'infortunio al tendine di Achille: i Nets mi hanno aiutato molto, mi emoziono anche solo a parlarne. Su Brooklyn non ho assolutamente nulla di brutto da dire". 

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