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NBA, Dallas Mavericks: come stanno andando le cose con Luka Doncic e Kyrie Irving

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©Getty

Male in difesa (e c’era da aspettarselo) e in maniera molto raffazzonata e poco precisa nei momenti clutch di partita: sono queste le due criticità che i Mavericks si ritrovano ad affrontare un mese dopo la trade inattesa con i Brooklyn Nets che ha portato Kyrie Irving in Texas - giocatore da valutare anche in chiave futura e che a luglio potrebbe anche scegliere di andare via

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Serviva “più aiuto” per Luka Doncic e i Dallas Mavericks gliel’hanno dato: Kyrie Irving infatti non solo è uno dei migliori talenti NBA, ma anche uno con cui l’All-Star sloveno può dividere le responsabilità nei momenti delicati di partita, anche se trovare un’intesa sul parquet non è impresa semplice. Con Irving potenziale free agent in estate, in Texas si sono assunti un rischio bello grosso e ora vogliono capire quanto ne valga la pena e soprattutto se in estate ci sia il rischio o meno di perdere uno dei principali asset della squadra. Il balsamo migliore per risolvere ogni tipo di tensione è la vittoria, ma a Dallas al momento faticano ad arrivare: il record dice 5-7 da quando l’ex All-Star dei Nets è tornato a posare il n°2 sulle sue spalle, con l’unico vero acuto arrivato nel match contro Philadelphia - super partita da 82 punti combinati da Doncic e Irving - e una serie di sconfitte che hanno messo in mostra alcuni problemi non di poco conto.

In attacco le cose vanno bene, anche quando Doncic non è sul parquet

L’attacco, a livello statistico e non solo, non poteva che beneficiarne. Dallas nell’ultimo mese è stato il quinto miglior attacco NBA con una produzione di 120 punti su 100 possessi, con Irving pronto a risolvere diverse situazioni in cui con il solo Doncic la fase offensiva dei Mavericks diventava stagnante. La nota più lieta di tutte, nonostante il campione di partite resti ridotto, è relativa alla resa dei texani nelle fasi di partita in cui Doncic va a sedersi - l’aspetto decisamente più critico di questi mesi in cui la dipendenza dall’All-Star sloveno era pressoché totale: con il solo Irving in campo, Dallas viaggia a 125.7 punti di rating offensivo, con un incoraggiante +8.0 tenendo conto anche della difesa. Un risultato maiuscolo e su cui lavorare per proseguire lungo quella che ovviamente è diventata la filosofia di squadra: fare un canestro in più degli avversari.

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La difesa concede troppo, anche più di quanto previsto al momento della trade

Aver scambiato il proprio miglior difensore perimetrale per aggiungere un giocatore che non fa certo del lavoro nella propria metà campo il suo punto di forza, non poteva che portare a un effetto domino negativo su tutta la squadra: ecco spiegato il modesto record raccolto nonostante i fuochi d’artificio a livello offensivo, con Dallas che concede il 51.5% dal campo agli avversari (in netta crescita rispetto al 48% prima che arrivasse Irving) e coach Kidd che non riesce a trovare rimedio nel lavoro in area e a protezione del ferro. I Mavericks soffrono troppo, ma l’idea di concedere tanti canestri da sotto può rendere vano lo sforzo fatto in attacco: i texani sono la seconda peggior squadra della lega per rimbalzi catturati, sotto di un margine di 6.2 rimbalzi di media a partita nelle partite giocate nell’ultimo mese. Non solo: Dallas concede 58.5 punti di media nel pitturato, con il ritorno di Maxi Kleber sul parquet come unica speranza di invertire un trend in parte atteso, ma non con questa portata.

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Il dato che non ti aspetti: i problemi nei finali punto a punto

Quello che invece si è scoperto essere un limite non messo in conto alla vigilia è la scarsa resa dei Mavericks nei finali di partita combattuti e da vincere costruendo il miglior tiro possibile negli ultimi minuti di gioco. Con Kyrie Irving che continua a essere il miglior realizzatore della stagione per punti nell’ultimo quarto e un Luka Doncic da sempre considerato uno dei giocatori più letali e freddi in fase realizzativa, è strano scoprire invece che Dallas non riesce a sfruttare al meglio le loro doti - spesso incapace anche di costruire tiri qualità. Errori dovuti alla scarsa conoscenza, certo, ma come accaduto contro Kings, Lakers, Pacers e T’Wolves, i passaggi a vuoto non hanno fatto venir meno quella che poteva essere una sensazione di risolutezza soltanto sulla carta: “Aggiungo Irving alla squadra e risolvo i problemi”. No, a Dallas come in ogni squadra di pallacanestro, le cose funzionano in maniera diversa e bisognerà inventarsi qualcosa per rendere vincente nel minor tempo possibile una squadra che è andata all-in e spera di non ritrovarsi tra qualche mese senza vittorie e soprattutto senza Irving.

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