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NBA; Drummond: "Non siamo supereroi, il mantello deve cadere: è ok chiedere aiuto"

NBA
©Getty
CHICAGO, IL - OCTOBER 11: Andrew Drummond #3 of the Chicago Bulls looks on during a preseason game against the Milwaukee Bucks on October 11, 2022 at the United Center in Chicago, Illinois. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement.  Mandatory Copyright Notice: Copyright 2022 NBAE (Photo by Gary Dineen/NBAE via Getty Images)

Dopo aver saltato la sfida casalinga di fine marzo contro i Lakers, citando la necessità di "concentrarsi sulla propria salute mentale", il lungo dei Chicago Bulls è tornato in campo - già contro Charlotte e ieri contro Memphis - ma è tornato anche a parlare di un tema che già altri giocatori (tra cui il suo compagno DeMar DeRozan) hanno sollevato in passato. E che merita di essere ascoltato

Alla sua undicesima stagione NBA, Andre Drummond - per 2 volte un All-Star nella lega e per 4 volte il suo miglior rimbalzista - oggi non fa più la differenza, ma ricopre un ruolo comunque importante dalla panchina per i suoi Chicago Bulls. Viaggia appena sopra i 6 punti di media, ma a rimbalzo ci va sempre forte (6.7 a sera in meno di 13 minuti in campo). Era in campo anche nella notte, contro Memphis - per 7 minuti, ha chiuso con 2 punti e 3 rimbalzi - ma recentemente (il 29 marzo) aveva saltato la sfida casalinga contro i Lakers. E il motivo lo aveva spiegato su Twitter: "È il momento di concentrarmi sulla mia salute mentale. Se state facendo fatica anche voi, sappiate di non essere soli. E va bene chiedere aiuto", aveva scritto, prima di annunciare che avrebbe cancellato le sue app social, lasciando i suoi rappresentanti a occuparsi di queste incombenze. Nel post-partita di Chicago-Memphis, il lungo dei Bulls è tornato sul suo messaggio pubblico: "Mi sono dovuto prendere una piccola pausa per liberarmi la testa e affrontare alcune cose che stavo trascurando ormai da tanto tempo. Veniamo visti come dei supereroi, come se niente ci toccasse e non avessimo una vita lontano dalla pallacanestro. È questo che la gente non capisce: che abbiamo anche una vita fuori dal parquet e le cose a volte possono essere dure. Quel mantello da supereroi che ci hanno messo addosso prima o poi va tolto. È giusto chiedere aiuto, è giusto avere dei sentimenti, è giusto manifestare le proprie emozioni", ha dichiarato Drummond, che poi ha aggiunto: "Mi sento bene, anche se ho ancora molta strada da fare quando si tratta della mia salute mentale. Ora però c'è un lavoro da portare a termine, ed è quello di vincere più partite possibili per arrivare ai playoff". 

Le parole di supporto di coach Donovan e di DeRozan

E per quanto sia importante l'obiettivo di squadra dei Bulls, sicuramente più importante il messaggio lanciato da Drummond e recepito anche dal suo allenatore, Billy Donovan: "La gente pensa che la vita di questi atleti sia assolutamente perfetta. Non lo è. Tutti abbiamo dei problemi, tutti affrontiamo delle sfide. E tutti prima o poi dobbiamo fronteggiarle". "Momenti come questo, parole come queste, sono più importanti del basket", gli ha fatto eco DeMar DeRozan, uno dei primi giocatori NBA (insieme a Kevin Love) a sollevare il tema dell'equilibrio mentale/psicologico tra gli atleti della lega. Con l'augurio che ora, anche grazie alle parole di Drummond, continui a restare tra le priorità della lega.

zach_lavine

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