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NBA, quale futuro per i Toronto Raptors? Tutti i nodi da sciogliere in estate

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©Getty

Dal futuro di Nick Nurse a quello di Fred VanVleet e Jakob Poeltl passando per le estensioni di OG Anunoby e Pascal Siakam, sono tante le decisioni da prendere per Masai Ujiri in estate. I Raptors sono regrediti dopo la passata stagione e l’incredibile prestazione al contrario ai tiri liberi contro Chicago è solo l’ultimo dei problemi di una squadra che sembra aver perso la direzione da seguire

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I 18 tiri liberi sbagliati dai Toronto Raptors nella loro partita di play-in contro Chicago ovviamente si prendono la copertina, ma i problemi avuti dai canadesi nel corso della gara e più in generale di questa stagione non vanno fatti passare sotto traccia. Dopo aver conquistato uno dei primi sei posti a Est nella passata stagione e aver fatto pensare di essere in una fase ascendente della loro traiettoria, non fosse altro per la presenza del Rookie dell’Anno Scottie Barnes, i Raptors sono invece regrediti in questa stagione, chiusa con un record di 41-41 che sintetizza bene la mediocrità tenuta dalla squadra di Nick Nurse. Dopo una prima metà di stagione negativa, la dirigenza guidata da Masai Ujiri ha resistito alla tentazione di smantellare la squadra investendo invece su questo gruppo, riprendendo Jakob Poeltl da San Antonio (a cui era stato spedito nel 2018 insieme a DeMar DeRozan per arrivare a Kawhi Leonard e Danny Green, mossa che è valsa il titolo NBA) pagando anche una prima scelta al Draft solo parzialmente protetta a partire dal 2024. Segno che comunque la dirigenza credeva di poter fare strada nella Eastern Conference. E invece, al netto di un record di 18-11 nelle ultime 29 partite grazie soprattutto al rendimento in casa (12 vittorie nelle ultime 14 partite), i Raptors si sono schiantati sui ferri della Scotiabank Arena a cronometro fermo ma anche su un attacco a metà campo a dir poco deficitario (il sesto peggiore della NBA, il peggiore e basta tra le squadre che hanno avuto accesso alla post-season) completamente anestetizzato nella ripresa dai Bulls, capaci di rimontare da -19 trascinati da uno straordinario Zach LaVine.

I problemi dei Raptors in attacco e in difesa

I nodi dell’intera stagione dei Raptors sono venuti al pettine. Se la performance ai liberi da 50% era imprevedibile, visto il solido 78.4% tenuto in stagione (dato nella media della NBA), era solo una questione di tempo prima che i problemi al tiro dei canadesi venissero a galla. I Raptors hanno tirato in maniera orribile per tutto l’anno e da qualsiasi parte del campo, intestardendosi nei tiri dalla media distanza (quarti per tentativi) e pagando lo scarso talento generale della squadra. Per compensare hanno dovuto fare i salti mortali in altri aspetti del gioco, quali soprattutto la lotta per i possessi: i Raptors hanno avuto la particolarità di essere la squadra che ha commesso meno palle perse (734) e allo stesso tempo ne ha forzate di più agli avversari (1.701), adottando uno stile difensivo estremamente aggressivo da "o la va o la spacca”. Un sistema che ha dato risultati onesti (14esimi per rating difensivo) ma che è anche difficile da sostenere se tutti i giocatori non sono perfettamente connessi, e con l’andare del tempo è diventato estremamente leggibile: ai Bulls dopo un inizio difficile è bastato far saltare la prima linea di pressione dei canadesi (troppo spesso battuti dal palleggio dritto per dritto da LaVine e DeRozan) per esporre tutti i loro problemi, in particolare una protezione del ferro assente non appena Jakob Poeltl veniva costretto a lasciare il campo per motivi tattici. Fintanto che sono riusciti a compensare con i rimbalzi offensivi (terzi su base stagionale, ben 16 anche ieri notte), i Raptors sono rimasti in partita; ma non appena i numeri delle palle recuperate si sono abbassati impedendo loro di andare in transizione, la squadra di Nick Nurse è andata in confusione, complice anche l’alto dispendio di energie richiesto ai due migliori giocatori, Fred VanVleet e Pascal Siakam — il quale ha avuto i tre tiri liberi per pareggiare la partita a 12 secondi dalla fine, ma ne ha sbagliati due su tre.

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Un'estate di decisioni difficili

Quella che attende Ujiri e il suo gruppo dirigenziale è un’estate inevitabilmente di decisioni pesanti. Del quintetto base solamente Barnes ha il futuro assicurato, mentre su tutti gli altri dovranno essere fatte delle scelte. Poeltl sarà free agent e comanderà un contratto tra i 15 e i 20 milioni di dollari annui, considerando i prezzi dei suoi pari-ruolo; VanVleet e Gary Trent Jr. hanno entrambe delle player option da esercitare nel mese di giugno, ma è più che probabile che vogliano presentarsi sul mercato dei free agent in un anno non particolarmente affollato come questo per assicurarsi un accordo pluriennale (non necessariamente lontano da Toronto, ma è una possibilità); Anunoby e Siakam sono entrambi "eleggibili" per un’estensione, avendo un solo anno di contratto per la prossima stagione, e vorranno essere pagati come stelle (specie dopo che per Anunoby sono state rifiutate offerte con multiple scelte al Draft non più tardi di febbraio). Dovessero tenerli tutti, i Raptors si ritroverebbero in un attimo in luxury taxsolamente per confermare una squadra incapace di avanzare neanche al torneo play-in, senza neanche affrontare la mancanza di tiro perimetrale e della panchina meno produttiva di tutta la NBA.

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Su tutti questi discorsi poi aleggia come una nube il futuro di coach Nick Nurse, anche lui in scadenza nel 2024 ma con evidenti volontà di cambiare aria. D’altronde lo ha detto lui stesso non più tardi di qualche settimana fa, dicendo di volersi prendere qualche settimana di tempo dopo la fine della stagione per valutare il suo futuro dopo 10 anni con la franchigia canadese (prima come assistente di Dwane Casey e poi come suo sostituto). Data la penuria di giovani coach già capaci di vincere un titolo in giro per la lega, è più che possibile che mezza NBA faccia la fila per assicurarselo con un contratto più che remunerativo, lasciando vacante un posto per un allenatore di gradimento di Ujiri — il quale ha da tempo rapporti molto stretti con Ime Udoka, uno dei candidati più forti alla successione di Nurse. Quale squadra erediterà, però, è tutto da vedere: sarà un’estate di decisioni importanti a Toronto dopo un’annata mediocre e poco soddisfacente per tutti i protagonisti. Ma al di là della scelta al Draft di giugno (al momento la numero 13, con solo l’1% di possibilità di arrivare alla numero 1), è la direzione generale della franchigia a essere in questo momento tutta da discutere.

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