Il neo-campione NBA con i Celtics ritorna sui chiaro-scuri dell'avventura olimpica: "Gioco a basket da quando ho 3 anni: non mi era mai capitato di restare seduto e non entrare in campo". Ammette le sue difficoltà ("Questione di ritmo") ma guarda al bicchiere mezzo pieno ("Abbiamo vinto l'oro, no?"): e per l'altruismo dimostrato incassa i complimenti della leggenda NFL dei New England Patriots
In una lunga chiacchierata riportata sulle pagine del New York Times, Jayson Tatum – reduce da un’estate che l’ha visto vincere un titolo NBA a una medaglia d’oro olimpica – è tornato sull’avventura parigina con Team USA. Che per lui, nonostante il successo finale, è stata dolceamara, per via dello scarso minutaggio concessoglia da coach Steve Kerr. Due partite (sulle sei totali) senza mai mettere piede in campo, 5.3 punti di media con il 38% al tiro. Ed è Tatum il primo a fare autocritica: “So benissimo che non mi entrava neppure un tiro, con Team USA”, racconta. Trovando una motivazione: “Penso sia stata una questione di ritmo: non sai mai quando avrai il pallone in mano. Ma fa parte del gioco, e lo accetti – come aveva già fatto anche in passato [a Tokyo, ndr]. Ovviamente mi sarebbe piaciuto contribuire maggiormente – dice Tatum – ma non mi sono mai ritrovato in una situazione del genere: ho iniziato a giocare a basket a 3 anni e da allora non mi è mai capitato di restare seduto, senza entrare in campo. È stato diverso. È stata una sfida. Ma sono uno che vede il bicchiere sempre mezzo pieno”, ha concluso la star di Boston.
Brady: “Ho più rispetto oggi per Tatum di quanto ne abbia mai avuto”
Che proprio da un altro eroe sportivo cittadino ha raccolto un assist spontaneo. Viste le dichiarazioni di Tatum riportate in un post sui social media, Tom Brady – leggenda NFL, 7 Super Bowl vinti, 6 con la maglia dei New England Patriots – è intervenuto schierandosi a “difesa” di Tatum: “Jayson è un professionista esemplare, un vero campione e un grande compagno di squadra! Dovremmo celebrare personaggi così, a cui interessa di più il successo della squadra di quello proprio, individuale. In ogni squadra ci sono tantissime persone che non recitano un ruolo da protagonisti ma che sono altrettanto importanti per il successo finale. Oggi ho più rispetto per Jayson Tatum di quanto ne abbia mai avuto. L’esempio del n°10 [il numero indossato dalla star dei Celtics con Team USA, ndr] è ciò che dovremmo insegnare ai nostri bambini!”. E se lo dice Tom Brady…