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NBA, i giocatori "tagliati" e poi rimpianti: da Lin a Caruso, gli errori più clamorosi

NBA

Introduzione

Con l’avvicinarsi della regular season si fa sempre più vicino anche il momento di decidere chi farà parte del roster delle trenta squadre. I vari front office si troveranno quindi a dover scartare, o meglio in gergo “tagliare”, i giocatori ritenuti superflui. E in passato quando si è trattato di decidere chi lasciare a casa sono stati commessi degli errori di valutazione poi rivelatisi evidenti. “HoopsHype” ha provato a raccogliere i passaggi a vuoto più clamorosi

 

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Quello che devi sapere

IL MOMENTO DEI “TAGLI”

Qualcuno ha un contratto “two-way”, che prevede la possibilità di essere scartati da un momento all’altro, qualcun altro ha ricevuto una sorta di accordo in prova per il training camp e la preseason. Sono in molti i giocatori che vivono questi ultimi giorni in avvicinamento al via della regular season correndo il rischio di ritrovarsi senza squadra da un momento all’altro. E in passato i front office hanno commesso errori di valutazione davvero clamorosi al momento dei “tagli”

IL MOMENTO DEI “TAGLI”

STEPHEN JACKSON

Tagliato dagli allora Vancouver Grizzlies nell’ottobre del 1999, “Captain Jack” diventerà uno dei giocatori di culto del decennio successivo. Nel suo curriculum ci sono anche un anello di campione NBA vinto a San Antonio nel 2003 e la partecipazione all’impresa degli Warriors che al grido di “We Believe” stupivano la lega e tutti gli appassionati battendo i favoritissimi Mavericks di Nowitzki al primo turno dei playoff del 2007. E nella stagione 1999-00, dopo aver tagliato Jackson, i Grizzlies finiranno comunque con il mandare a referto un record di 22 vittorie e 60 sconfitte

STEPHEN JACKSON

BRUCE BOWEN

Di titoli NBA, invece, Bruce Bowen ne ha in bacheca ben tre, oltre ad otto comparizioni nei quintetti All-NBA e ad aver ricevuto l’onore di vedere la sua maglia numero 12 ritirata da San Antonio. Nel lontano ottobre del 1995, però, i Miami Heat lo tagliavano poco prima dell’inizio della regular season. Il futuro mastino al servizio di coach Popovich troverà la sua dimensione in NBA solo qualche anno più tardi, dopo aver bazzicato a lungo in Europa e nella CBA

BRUCE BOWEN

DANNY GREEN

Il suo ritiro è recentissimo ed è arrivato al termine di una carriera lunghissima in NBA, che l’ha anche reso solamente il quarto giocatore nella storia della lega a vincere il titolo con ben tre squadre diverse. Prima di diventare un punto fermo di Spurs, Raptors e Lakers, però, Green aveva provato l’onta di essere tagliato da Cleveland nell’ottobre del 2010, dopo che aveva già disputato una stagione intera con la maglia dei Cavs

DANNY GREEN

MATT BARNES

Altro campione NBA, con Golden State nel 2017, la cui carriera nella lega era cominciata piuttosto in salita. Dopo una stagione trascorsa nell’allora D-League, nell’ottobre 2003 Barnes si vedeva preferire Ansu Sesay, futuro giocatore di Roseto, Napoli e Milano, dai Seattle Supersonics. L’ala ex UCLA, da lì in poi vestirà la maglia di nove squadre diverse, chiudendo la sua carriera proprio con il trionfo degli Warriors per poi riciclarsi abilmente come podcaster e commentatore televisivo

MATT BARNES

PATRICK BEVERLEY

Amato e detestato in egual misura, Patrick Beverley è stato per un decennio uno dei difensori più efficaci della lega tra le guardie. All’ex Clippers e Rockets non è mai riuscito però di vincere il titolo, obiettivo a cui avrebbe potuto puntare a Miami se nell’autunno del 2010 gli Heat del trio James-Wade-Bosh non l’avessero tagliato durante il training camp. Tre anni in giro per l’Europa gli faranno poi da trampolino per una carriera in un certo senso sorprendente e di certo non priva di episodi discutibili e controversi sul parquet

 

PATRICK BEVERLEY

ALEX CARUSO

Il recente sondaggio tra i General Manager della lega ha eletto lo scambio che l’ha portato da Chicago a Oklahoma City come uno dei migliori colpi dell’ultimo mercato, ma i precedenti tra Alex Caruso e i Thunder non erano in realtà brillantissimi. Snobbato al Draft del 2016, il futuro campione NBA con i Lakers, era infatti stato scartato da Sam Presti al training camp dello stesso anno, per poi trascorrere una stagione in G-League con gli Oklahoma City Blue prima di trovare la sua strada a Los Angeles

ALEX CARUSO

ROBERT COVINGTON

Anche Robert Covington si era visto snobbare al Draft, quello del 2013, antipasto di una stagione da rookie vissuta sulla panchina di Houston, giocando pochissimo. I Rockets l’avrebbero tagliato un anno dopo, aprendo le porte al suo trasferimento a Philadelphia, dove Covington si sarebbe poi costruito una solida carriera da 3&D con la squadra allora in pieno “Process” e quindi con T’Wolves, Blazers Clippers e per un breve tratto di nuovo a Houston

ROBERT COVINGTON

SPENCER DINWIDDIE

Saper trattare la palla, tirare e servire i compagni dovrebbe in teoria garantire un contratto nella NBA di oggi. Eppure non la pensavano così i Bulls, che nell’autunno del 2016 tagliavano Spencer Dinwiddie nonostante le cose discrete fatte intravedere nelle due precedenti stagioni a Detroit. Recuperato da Brooklyn, Dinwiddie troverà spazio anche in versioni ambiziose di Mavs e Lakers

SPENCER DINWIDDIE

JEREMY LIN

Sembra passato un secolo, ma nel dicembre del 2011 gli Warriors sceglievano di tagliare Jeremy Lin nel tentativo di creare lo spazio salariale necessario per firmare l’allora free agent DeAndre Jordan, poi rimasto ai Clippers. Il resto della storia è cosa nota, con la Lin-sanity che travolge il Madison Square Garden e tutta la NBA in una delle parentesi più incredibili degli ultimi vent’anni di basket. E Golden State, in quella stagione, oltre a uno Steph Curry alle prese con i problemi alle caviglie, rimarrà con Nate Robinson e Charles Jenkins nel ruolo di playmaker

JEREMY LIN

CHRIS ANDERSEN

Altro giocatore che definire di culto è persino riduttivo e altro campione NBA con Miami nel 2013. Prima di esplodere a Denver, però, “Birdman” nel 2001 era stato tagliato dai Suns. A Phoenix, in preparazione della stagione 2001-02, si ritenevano a posto nel ruolo di centro grazie alla presenza a roster del trio formato da Jake Voskuhl, Jake Tsakalidis e Daniel Santiago

CHRIS ANDERSEN

RAJA BELL

Forse il role-player più efficace degli anni Duemila, prima di vivere le sue migliori stagioni a Phoenix con D’Antoni in panchina e Steve Nash come compagno di backcourt, Raja Bell aveva provato l’esperienza di essere tagliato non da una, ma bensì da due squadre. Atlanta nel 1999 e quindi San Antonio un anno dopo hanno infatti commesso un errore di valutazione piuttosto evidente, come confermato anche dalle due comparizioni poi rimediate da Bell nei quintetti All-Defensive

RAJA BELL

HASSAN WHITESIDE

Nell’autunno del 2014 il pitturato dei Grizzlies era più che ben presidiato dalla presenza della coppia formata da Marc Gasol e Zach Randolph. Quando si era trattato di scegliere chi avrebbe fatto da backup ai due titolari, però, a Memphis Kosta Koufos era sembrato più affidabile di Hassan Whiteside. Il centro, però, si sarebbe però ampiamente rifatto, mietendo soddisfazioni sul parquet e ancora di più sul conto in banca tra Miami e Portland

HASSAN WHITESIDE

ISH SMITH

Recordman di maglie vestite con ben 13 squadre diverse nel suo curriculum NBA, prima di diventare il più longevo e richiesto journeyman della lega Ish Smith era stato tagliato dai Grizzlies durante il training camp del 2011. All’epoca Smith non era stato ritenuto all’altezza di agire da cambio di Mike Conley, vedendosi preferire Josh Selby, Jeremy Pargo e Lester Hudson

ISH SMITH