Perché John Stockton è da 30 anni il numero uno

Per uno strano scherzo del destino, non c’è il nome di John Stockton accanto al record per numero di assist distribuiti in una singola partita nella storia della NBA. Quel primato infatti appartiene a Scott Skiles, tignoso playmaker dell’Indiana poi diventato allenatore e capace, il penultimo giorno del 1990, di distribuire 30 assist con la maglia degli Orlando Magic, in una beneficiata ad altissimo punteggio contro i Denver Nuggets. Coincidenza, poi, non è di Stockton neppure la seconda miglior prestazione all-time . Ma al terzo posto, però, c’è il playmaker degli Utah Jazz, a quota 28 , che poi torna ancora in classifica a quota 27 , di nuovo a quota 26 e – l’avrete capito – la lista potrebbe allungarsi ancora, diventando quasi interminabile. Perché oggi che John Stockton non gioca più da quasi 22 anni e poco meno di ottomila giorni il suo nome rimane inattaccabile in cima alla classifica che incorona i migliori passatori della storia della NBA. Fanno 15.806 assist in 1.504 partite, il che rende il calcolo della sua media assist abbastanza semplice, più di dieci a sera . Neanche due mesi fa Chris Paul, oggi con i San Antonio Spurs, è arrivato a occupare la seconda posizione all-time, superando Jason Kidd, ma la sua distanza da Stockton resta abissale, con più di tremila assist di differenza. Il sorpasso a Stockton – né da parte di Paul, né con ogni probabilità da parte di nessun altro – non avverrà mai, perché l’uomo nato a Spokane, nello stato di Washington, ha stabilito uno di quei record che paiono imbattibili, e destinati a resistere nel tempo. Si diceva così anche di quello per punti segnati di Kareem Abdul-Jabbar, è vero, e c’è voluta infatti la bellezza di quasi 40 anni prima che LeBron James riuscisse a infrangerlo, circa due anni fa. Proprio oggi invece John Stockton festeggia non i 40 ma i 30 anni esatti dal giorno in cui si è preso il suo, di record . Era infatti il 1 febbraio 1995 quando – con una palla schiacciata in angolo a Karl Malone il n°12 dei Jazz mandava a referto l’assist n°9.922 della sua carriera, numero che allora gli permetteva di superare niente meno che Magic Johnson e diventare il miglior assist man nella storia del gioco. Per chi non ha visto giocare John Stockton, una descrizione non può non partire dalle sue dimensioni: 185 centimetri, 77 chili. Di acciaio, però. Non solo perché in tutta la sua carriera, lunga 19 stagioni, ha saltato soltanto l’irreale cifra di 22 partite in stagione regolare sulle 1.526 in calendario e mai una di playoff, sulle 182 disputate dai suoi Jazz. Ma di acciaio anche per la durezza portata in campo, gomiti affilati e totale disponibilità a usare il proprio corpo come se fosse quello di qualcun altro, a totale sprezzo del pericolo. Ricordo di averlo visto giocare una volta dalla seconda fila del Madison Square Garden, in una sfida dei suoi Jazz ai New York Knicks, e di quella partita ricordo più di tutto il resto il rumore – se possibile tonfo ma quasi assordante – dei suoi blocchi. Era una NBA diversa da quella di oggi, era ammessa molta più fisicità, i contatti erano maggiormente tollerati e le difese spesso la facevano da padrone . Ogni volta che Stockton – sempre 185 centimetri, sempre 77 chili – si ritrovava in collisione sulla rotta di un avversario, spesso più grande e più grosso, non c’era mai un passo indietro, mai un’esitazione. Estrema durezza e classe sopraffina, il mix che per quasi due decenni ha esibito in giro per i parquet di tutta America . Soldato da trincea ma anche giocatore di biliardo, esperto di angoli, sponde e traiettorie. Solo che le palle invece che in buca d’angolo Stockton era solito spedirla in fondo alla retina - celebre il suo canestro da tre punti contro gli Houston Rockets che decide gara-6 e manda i Jazz alle finali NBA del 1997, le prime delle due che giocherà consecutivamente contro i Bulls di Michael Jordan – o ancora più spesso nelle mani dei suoi compagni, uno su tutti Karl Malone. Per 19 stagioni ha dipinto pallacanestro sui parquet di tutta America. In 10 di queste è stato tra gli All-Star della lega. Per 9 campionati consecutivi - dal 1988 al 1996 – ha guidato la lega per media assist. Ed esattamente trent’anni fa, con un semplice passaggio in post basso a Karl Malone, diventava il miglior passatore nella storia del gioco. Lo è ancora oggi. E forse, lo sarà per sempre.

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Mauro Bevacqua