Non solo Gilgeous-Alexander e Haliburton: tutti i protagonisti delle NBA Finals 2025

Shai Gilgeous-Alexander da una parte, Tyrese Haliburton dall’altra: non c’è alcun dubbio sul fatto che siano loro gli uomini simbolo di Thunder e Pacers, pronti ad affrontarsi nelle NBA Finals che iniziano nella notte tra giovedì e venerdì. Sono loro, playmaker dallo stile che più diverso uno dall’altro non potrebbe essere, attaccante letale in uno-contro-uno il primo, formidabile distributore di palloni per i compagni il secondo, ad aver trascinato le due squadre sul palcoscenico più importante del basket mondiale. Solo una, però, tra Oklahoma City e Indiana riuscirà a vincere il primo titolo della sua storia, e per farlo non basteranno le prestazioni delle due superstar. Come insegna la storia delle Finals, infatti, per alzare il Larry O’Brien Trophy occorre l’apporto di tutti e, soprattutto, è indispensabile trovare protagonisti a sorpresa. E, tra i roster a disposizione di Mark Daigneault e Rick Carlisle, i candidati a recitare una parte di primissimo piano non sembrano proprio mancare. IL CAST DI SUPPORTO DI OKLAHOMA CITY Tra le tante, tantissime note positive che questi playoff hanno portato in casa di Oklahoma City c’è la crescita netta dimostrata da Jalen Williams e Chet Holmgren, chiamati a recitare ruoli da seconda e terza stella dietro a Gilgeous-Alexander e, dopo qualche tentennamento inziale, finalmente all’altezza delle aspettative. Williams si è confermato alternativa valida a Gilgeous-Alexander come terminale offensivo e come creatore di gioco per i compagni, consentendo all’MVP in carica di prendersi preziosi momenti di riposo e alleggerendolo della pressione della difesa avversaria nei lunghi tratti trascorsi insieme sul parquet. Holmgren, invece, ha confermato di poter fare la differenza su entrambi i lati del campo grazie alla combinazione tra i suoi 216 centimetri d’altezza e una mobilità che in teoria non dovrebbe essere possibile per un atleta di quelle dimensioni. E se Lu Dort ha vissuto dei playoff solo discreti, in cui ha compensato il calo brusco nell’efficacia al tiro da tre grazie al consueto contributo in difesa, ad aver compiuto un salto di qualità nella metà campo amica è stato Cason Wallace. Spesso chiamato a occuparsi, quasi sempre in tandem proprio con Dort, del portatore di palla avversario, Wallace, solamente al secondo anno in NBA, è passato da un net rating di +10.1 in regular season a uno strepitoso +21 fatto registrare fin qui ai playoff. IL CAST DI SUPPORTO DI INDIANA Per portarsi a casa Pascal Siakam, nel gennaio del 2024 i Pacers mettevano sul tavolo ben tre prime scelte, a testimonianza di quanto l’ex Toronto fosse ritenuto importante per alzare il livello della squadra. E il camerunese, già campione NBA con i Raptors nel 2019, in questi playoff è stato a dir poco decisivo, in particolare con al super prestazione da 39 punti di gara-2 a New York, poi fondamentale per indirizzare la serie. A lui Indiana affida buona parte del gioco interno, ma Siakam la differenza la sta facendo anche al tiro da fuori, dove ai playoff ha una media di realizzazione del 46.3% . La terza stella dei Pacers, almeno in teoria, dovrebbe essere Myles Turner, veterano della squadra essendo ormai da dieci anni a Indiana. Pur fornendo sempre un discreto contributo in attacco, Turner è reduce dalla serie contro i Knicks in cui ha faticato moltissimo nel confronto con Karl-Anthony Towns e il pacchetto lunghi di Oklahoma City, con Holmgren più di tutti gli altri, sembra poter rappresentare un ostacolo altrettanto difficile per lui. Al contrario, i playoff hanno lanciato forse definitivamente Aaron Nesmith e Andrew Nembhard nel novero dei migliori role-player della lega. Nel sistema di gioco dei Pacers coach Carlisle gli chiede essenzialmente due cose: difendere sugli esterni più pericolosi e farsi trovare pronti al tiro dalla lunga distanza sugli scarichi di Haliburton e Siakam. Detto, fatto: i due hanno limitato prima Donovan Mitchell e poi Jalen Brunson, tirando rispettivamente con il 50% e il 48.3% da tre. LA PANCHINA DEI THUNDER La panchina dei Thunder, in questi playoff, ha avuto un uomo simbolo indiscusso in Alex Caurso. L’ex Lakers e Bulls, arrivato la scorsa estate per recitare il ruolo di veterano in grado di fare le giocate decisive nei momenti cruciali, ha interpretato al meglio la parte. Negli occhi è rimasta la difesa, a tratti eroica, contro Nikola Jokic in gara-7 della serie con Denver, ma più in generale Caruso ha fatto la differenza in ogni minuto giocato, tirando con il 41.5% da tre e accumulando un net rating di +17.4 . È andata peggio, almeno fin qui, a Isaiah Hartenstein, che forse anche in ragione dell’esigenza di giocare accanto a Holmgren nel quintetto con doppio lungo che in stagione regolare era stato una vera e propria rarità, ha visto calare le sue medie da 11.2 punti e 10.7 rimbalzi di media a 9.2 e 7.9. Per lui, però, la buona notizia potrebbe essere che vista la conformazione tattica dei Pacers la convivenza con Holmgren non dovrebbe ripetersi, almeno con continuità. LA PANCHINA DEI PACERS Al contrario dei Thunder, che hanno avuto la miglior panchina della regular season e la terza dei playoff , i panchinari di Indiana hanno inciso negativamente in stagione regolare e ancor di più nei playoff . Al di là dei numeri, buona parte dell’intensità con cui i Pacers giocano e che è del tutto essenziale per la loro identità vive anche dell’energia portata da T.J. McConnell e Obi Toppin con il loro ingresso in campo. I due, salvo qualche singola buona prova come quella da ex di Toppin in gara-6 contro New York , non hanno offerto molto alla causa, così come Bennedict Mathurin. Talento di razza, l’ex 6^ scelta al Draft 2022, che in regular season era stato il terzo miglior marcatore della squadra dietro si soli Haliburton e Siakam, ha visto calare il suo bottino personale da 16.1 punti a 10.4 punti a partita e da 29.9 minuti a partita a soli 16.1. CHI POTREBBE BRILLARE PER OKLAHOMA CITY Il nome più gettonato è quello di Williams, che potrebbe sfruttare i vuoti in difesa dei Pacers, comprensibilmente concentrati su Gilgeous-Alexander, e fare la differenza in attacco. In difesa, invece, la differenza la potrebbe fare il trio formato da Dort, Wallace e Caruso, che con ogni probabilità si alterneranno su Haliburton, fonte di gioco irrinunciabile per Indiana, ricorrendo anche ai raddoppi quando ritenuto necessario. La vera carta a sorpresa, però, potrebbe rivelarsi Holmgren, che sembra avere le caratteristiche perfette per mandare in crisi gli avversari su entrambi i lati del campo. CHI POTREBBE BRILLARE PER INDIANA Per avere qualche speranza di sovvertire il pronostico di queste Finals, che vede i Thunder come grandi favoriti, Indiana avrebbe bisogno di una serie al massimo delle sue possibilità da parte di Siakam, probabilmente chiamato a prendersi cura di Williams in difesa oltre che ad agire da seconda opzione in attacco. Allo stesso tempo, per i Pacers sia Nembhard che Nesmith dovranno mantenere intatta sia l’efficacia difensiva che quella al tiro dalla lunga distanza, anche perché è probabile che il focus della difesa di Oklahoma City si concentrerà sul pitturato. A loro tre, oltre che a una panchina che ha molto da dimostrare dopo una stagione modesta, sono legate le ambizioni di una franchigia tornata a giocarsi il titolo dopo un quarto di secolo.

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