Aaron Wiggins, l'eroe inatteso di gara-2 che 'ha salvato la pallacanestro'

Quando si parla di Oklahoma City Thunder è facile farsi ammaliare dal talento di Shai Gilgeous-Alexander, le leve di Chet Holmgren, la fisicità di Jalen Williams o la difesa entusiasmante dei vari Lu Dort, Alex Caruso, Isaiah Hartenstein e Cason Wallace. Se c’è un giocatore che però maggiormente rappresenta ciò che i Thunder vogliono fare con il loro "programma cestistico", quello è Aaron Wiggins. In gara-2 il prodotto di Maryland si è preso i riflettori, scegliendo un gran momento per realizzare il suo massimo in carriera ai playoff per triple realizzate. Non è solamente il fatto di aver segnato cinque canestri su otto tentativi da tre per 18 punti finali , ma il momento in cui ha segnato quei canestri, spezzando sul nascere ogni tentativo di rimonta di Indiana. Dopo aver toccato il -10 per la prima volta all’inizio del secondo quarto, i Pacers si erano rifatti sotto con un paio di canestri veloci. Chet Holmgren si è incartato in palleggio e pur ricadendo a terra è riuscito in qualche modo a servire Wiggins, che pur avendo ancora 12 secondi sul cronometro dei 24 si è giocato un isolamento contro Obi Toppin fulminandolo con una tripla in step back, ricacciando gli avversari a -11. Un paio di minuti dopo si è ritrovato marcato da Tyrese Haliburton nella stessa identica porzione di campo, e ancora una volta ha usato il suo step back per creare separazione e realizzare la tripla del massimo vantaggio sul +21 a 5:13 dalla fine. Dopo essere rientrato in campo nel terzo quarto ha subito punito le attenzioni attirate da Gilgeous-Alexander con una tripla smarcata, quindi nel quarto periodo ha definitivamente piegato ogni possibile tentativo di rimonta dei Pacers con un altro paio di triple — la prima a 10:25 dalla fine, prendendosela con grande fiducia pur essendo reduce da un errore solo pochi secondi prima, e la seconda a 7:31 dalla fine per il +22 suggellando una splendida azione corale di OKC. Wiggins si è preso tutte quelle conclusioni con una fiducia nei suoi mezzi da Gilgeous-Alexander, pur non essendo per nulla così sicuro dei suoi minuti — anzi. Nella gara-1 di tre giorni fa, infatti, ha giocato meno di 10 minuti, così come nella serie contro Minnesota aveva segnato solo 7 punti in quattro partite, rimanendo a guardare l’intera gara-4 decisiva per la vittoria in finale di conference. E dire che i suoi playoff erano cominciati alla grande realizzando 21 punti in gara-1 contro Memphis ed erano continuati discretamente giocando tutte le partite contro Denver con un paio di partite in doppia cifra in gara-2 e gara-4, entrambe vinte. IL LUNGO VIAGGIO DI WIGGINS FINO ALLE FINALS È proprio in questa fiducia nel resto della squadra e soprattutto nelle valutazioni del coaching staff che si misura quanto sono speciali i Thunder. Altri giocatori nella posizione di Wiggins se la sarebbero presa e avrebbero messo il loro ego davanti al bene della squadra; un pensiero che a lui invece non è passato neanche per la testa. "Mi fido del coaching staff" ha detto recentemente a Andscape. "So che la squadra viene al primo posto e il successo è solo una conseguenza. Io voglio vincere e festeggiare con i miei compagni: il resto verrà da solo". Questi playoff non sono di certo la prima volta in cui Wiggins vede il suo minutaggio fluttuare anche al di là dei propri meriti e demeriti. Anzi, in un certo senso la sua intera carriera è stata determinata dall’incertezza. Nel 2021, dopo aver completato il suo terzo anno a Maryland, decise di dichiararsi per il Draft a seguito di un paio di buone prestazioni nel Select Camp della G League: pensava che sarebbe stato scelto tra la 30 e la 40, invece scivolò fino alla 55, dove i Thunder decisero di offrirgli un contratto two-way a metà tra la prima squadra e l’affiliata della G League. "Ero con la mia famiglia in un ristorante nella mia città, Greensboro, e c’erano un sacco di sensazioni contrastanti" ha raccontato sulla notte del Draft. "Quando è cominciato il secondo giro c’erano un po’ di squadre con cui avevo avuto un buon provino e che mi aspettavo potessero chiamarmi, invece non è successo. Poi verso la fine mi ha chiamato il mio agente dicendo che i Thunder mi avrebbero preso. Non ero deluso, ero grato dell’opportunità… ma non ero propriamente felice. Ma mi ha fatto piacere sentire il mio nome e che mi venisse data un’opportunità”. Pur essendo passati solo quattro anni da quel giorno, i Thunder del 2021 erano molto diversi da quelli attuali. Erano infatti reduci da una stagione da 22 vittorie e 50 sconfitte, la peggiore nella storia della franchigia anche considerando il passato a Seattle, e si apprestavano a viverne un’altra da soli 24 successi, persino peggiore a livello di percentuale di vittorie visto che arrivate nelle canoniche 82 partite di regular season. Eppure il capo della dirigenza Sam Presti aveva già cominciato a pensare la squadra in funzione di un futuro da contender, individuando presto in Wiggins un giocatore sul quale lavorare per poter avere oggi un solido esterno in uscita dalla panchina in grado di tenere il campo in difesa e tirare con buone percentuali in attacco. Nel suo primo anno Wiggins avrebbe dovuto passare la maggior parte del tempo in G League, invece ha finito per partire in quintetto per 35 gare su 50 pur tirando solamente col 30.4% da tre punti, meritandosi un contratto da 3.2 milioni di dollari già a febbraio del 2022. Dopo una buonissima annata da rookie Wiggins però ha fatto presto i conti su quanto possa essere spietata la NBA: il suo minutaggio è infatti diminuito il secondo anno, finendo in G League più spesso di quanto si immaginasse. "Dopo la stagione da matricola pensavo di essermi meritato un certo minutaggio e certe opportunità per il secondo anno, invece non mi è stato fatto nessun favore e non mi è stato concesso nulla. Ho dovuto navigare nella tempesta e superare quella stagione". Tanti altri giocatori forse avrebbero chiesto di essere mandati da un’altra parte alla ricerca di un minutaggio maggiore, ma Wiggins ha avuto fiducia nella squadra — e la squadra ha avuto fiducia in lui. Pur vedendo il suo minutaggio scendere dalle parti dei 15 minuti a partita, le sue percentuali al tiro sono esplose , giocando anche una partita da 16 punti in gara-1 della serie di playoff contro Dallas. Un rendimento che ha convinto OKC a investire su di lui: dopo esserselo formato in casa, i Thunder hanno rifirmato Wiggins con un contratto di cinque anni a 57 milioni di dollari complessivi, in quello che tra poco tempo — con il salary cap sempre in ascesa del 10% anno su anno — potrebbe essere considerato uno dei migliori contratti della lega. Forse Wiggins avrebbe potuto guadagnare di più da altre parti diventando free agent e scommettendo su se stesso, ma anche nella sua scelta si può intuire quanto sia speciale ciò che è stato costruito a OKC. Wiggins si fida di coach Daignault e del lavoro che è stato fatto su di lui, si trova bene all’interno della squadra e che il suo momento sarebbe arrivato, prima o poi. AARON WIGGINS SAVED BASKETBALL Chi di sicuro non si aspettava che Wiggins potesse decidere una partita alle NBA Finals è Cody Burton. Se il nome non vi dice niente, siete scusati: attorno al periodo del Draft 2021 Burton era un ragazzino al secondo anno del liceo e un giorno, dal nulla, ha creato una GIF con Wiggins con la maglia di Maryland che diceva "Aaron Wiggins Saved Basketball", Aaron Wiggins ha salvato la pallacanestro. Neanche il diretto interessato, intervistato dal giornalista Joe Musatto dell’Oklahoman, ha saputo spiegare il motivo per cui lo ha fatto . Ma come spesso accade su Internet, la GIF ha cominciato ad avere vita propria fino a diventare un meme. Non a caso sulla maglia indossata da Williams c’è proprio scritto "The Man Who Saved Basketball", proprio in riferimento al meme ormai divenuto un mantra tra i tifosi dei Thunder. Segnare 18 punti con 5 triple in una gara-2 alle Finals certamente non significa salvare la pallacanestro, ma piuttosto che finire sotto 0-2 in casa in una serie di playoff, la grande serata di Aaron Wiggins ha aiutato i Thunder a riportare in parità la serie finale.

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