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Tokyo2020, la felicità di vedere una bella Italia: un'Olimpiade straordinaria

tokyo 2020

Giovanni Bruno

L'Olimpiade ci ha lasciato l'immagine di una bella Italia, espressione reale della nostra penisola. I nostri atleti ci hanno riempito di record, prestazioni, emozioni. Ci hanno fatto scendere lacrime di gioia. Ma ora abbiamo un dovere: non dimenticare. Aspettando Parigi 2024

TUTTO SU TOKYO 2020 - LE MEDAGLIE AZZURRE - LA CERIMONIA DI CHIUSURA

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Un foglio bianco, che piano piano e delicatamente si compone per metter insieme una miriade di colori che fanno l’insieme di ricordi. Non è facile sistemare tutto. No, assolutamente no. Mai come questi Giochi si parla di “Record”. Mai come questi Giochi si parla di “Prime volte”. Mai come questi Giochi si parla di “Prestazioni”. Mai come questi Giochi si parla di “Numeri”. Mai come questi Giochi si parla di “Oro in un giorno”. Mai come questi Giochi si parla di “Medaglie in tante discipline”. Mai come questi Giochi si parla di “Integrazione”. Mai come in questi Giochi si parla di “Sport”. Ebbene sì, per 16 giorni abbiamo dimenticato quello che abbiamo vissuto e si è parlato, narrato, raccontato di Sport. Un vero spettacolo che ha riempito i nostri occhi anche leggermente bagnati di bella e sana commozione. Eppure non è stato facile e neppure dobbiamo dimenticare come ci siamo arrivato ed abbiamo anche rischiato di non arrivare. Paure, pericoli e preoccupazioni ci hanno fatto tremare sia noi che il popolo giapponese. Tremare si, cedere mai. Ecco le Olimpiadi della resilienza, la resistenza, ripartenza. L’ultimo tedoforo, la giovane tennista Naomi Osaka, ha sciolto ogni dubbio: Tokio, il Giappone, il Cio, il Coni e tutti noi siamo pronti. Pronte anche le polemiche, immediato il negativismo in supporto di chi protesta. A Tokio, il Covid cresce ma cresce in funzione di una popolazione che non si vaccina ed è contro i Giochi. Cresce il malumore nei primi giorni tanto da paragonare la nostra più grande spedizione al piccolo Kossovo che ci supera in numero di medaglie d’oro. Sterili proteste che si frantumano sulla precisa e continua strada del podio Azzurro. Il primo oro del giovane Vito dell’Aquila nel Taekwando fino al giorno dell’apocalisse, Jacobs e Tamberi in un abbraccio dorato che regale quello che nessuno aveva fatto: i 100 metri e il salto in alto. Siamo passati anche attraverso le urla storiche al femminile di due ragazze laureate nel canottaggio per planare tra la vela dei foil nel giorno più bello: ORO, ORO, ORO. E poi ancora vittorie, successi ogni giorno. Eri troppo ebbro di gioia nel raccontare cosa stava avvenendo in quel di Tokio, perdevi gioiosamente il conto. Ma quando capiterà più, non svegliatemi. Erano parole e frasi da bar ma reali. Si parla di karate, marcia e ciclismo su pista come se fossimo tutti esperti e pratici di quelle discipline. La verità che eravamo felici di vedere la loro felicità.

L'espressione vera e reale della nostra penisola

Una felicità di una bella Italia finalmente. Espressione vera e reale della nostra penisola. Laureati, giovani, immigrati, naturalizzati, neo-italiani, esperti e navigati, tutti proprio tutti rappresentati. Chi lascia e chi raddoppia, chi soffre e chi no, tutto è rappresentato in questo teatro dei nostri valori sportivi. Che meraviglia. Ci commuoviamo per l’ultima di Federica mentre soffriamo per la grande Vanessa Ferrari. Lottiamo con Gregorio Paltrinieri mentre spingiamo il quartetto magico della pista trainato da Mister Ganna. Urliamo con le fanciulle del remo e siamo sul ring di Irma Testa. Strambiamo e voliamo con Tita-Banti. Imitiamo le gesta dei nostri maestri del tatami che arriva dall’oriente ondeggiando con le anche dei marciatori. Prendiamo la mira nell’arco con Nespoli e Boari e spariamo solo con la Bacosi mentre lanciano clavette e nastri ma…siamo in pista attoniti per i 100metri di Marcell Jacobs per stupire il mondo. Il mondo poi si risveglia per rendere omaggio alla nostra staffetta per poi scolpire nel senso olimpico di De Coubertin la spartizione dell’oro di Jimbo con Barshim. Siamo tutti Olimpici. Ecco l’Olimpiade bella come esiste quella brutta dei “panni sporchi “della scherma come i non risultati degli sport di squadra. Tra i trionfi di ben 4 ragazze nel pugilato a convocazione zero al maschile, uno sprofondare senza tempo. Per non dimenticare la prima vittima, annunciata, quel Davide Cassani CT e coordinatore delle squadre a due ruote che salta a Giochi non conclusi…nonostante tutto. Ecco il nonostante tutto è brutto, molto brutto. Questi sono i fogli che si buttano e si cestinano, episodi anche definiti vergognosi da alcuni commentatori ma puntualmente arrivati come le scadenze dell’F24.

vedi anche

Tokyo 2020: le pagelle di Francesco Pierantozzi

©LaPresse

E adesso non dimentichiamoli

Cala il sipario, si chiude il fiore di ciliegio che ha tenuto accesa la fiamma olimpica di Tokio per 16 magnifici giorni si riaprirà per un’estate parigina fra tre anni. Poco respiro invece per quella invernale che nascerà tra pochi mesi in una difficile Pechino, chiusa o aperta? Delle mille storie narrate e raccontate mi piace poter lasciare a memoria quella di Desalu, terzo nostro staffettista, duecentista, curva perfetta che ha lanciato la rincorsa di Tortu. Lui ha ringraziato sua mamma Veronica che lo ha cresciuto da sola. Sola con il suo lavoro di badante, lei nigeriana che ha fatto nascere suo figlio in Italia non ha potuto festeggiare pubblicamente perché impegnata a dover Lavorare. Suo figlio ora con la medaglia potrà darle un po' di serenità e tranquillità ai sacrifici fatti. Figlio che potuto gareggiare con la scritta Italia solo dopo aver compiuto 18 anni. Riflettiamo su questo e le tante altre storie. Mi raccomando, ora che è finita, ora che ricominciano altri sport assai più ricchi e che questi sport si riapproprieranno dei consueti infiniti spazi…NON Dimentichiamoli. Vi prego proprio in virtù di quello che abbiamo descritto e che abbiamo raccontato, non dimentichiamoli. Grazie si, certo ma non scordiamoci di quello che hanno fatto.