Il Rugby e l'Irlanda unita

la storia

Filippo Benincampi

Prima dell'inizio di Italia-Irlanda, valida per la terza giornata del Sei Nazioni (diretta sabato alle ore 15.15 su Sky Sport Uno) fate bene attenzione al momento degli inni nazionali. Quelli irlandesi saranno due e il secondo ha un significato che va ben oltre lo sport...

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Sigmund Freud diceva che gli irlandesi sono l’unico popolo impermeabile alla psicoanalisi. Ma basterebbe assaporare l’atmosfera dell’Aviva Stadium per ribaltare l’immagine stereotipata del cuore glaciale irlandese. In questa terra mistica, dove il sangue dei Troubles ha macchiato indelebilmente un’anima verde incontaminata, il rugby è riuscito dove la politica ha fallito: unire invece di dividere. Non sorprendetevi dunque se dopo Soldier’s Song, l’inno della repubblica, i giocatori irlandesi si stringeranno ancora più forte sulle note di Ireland’s call. Non e’ una semplice canzone ma una chiamata, a cui non rispondono repubblicani o unionisti, cattolici o protestanti. Risponde l’Irlanda. Fiera e orgogliosa rappresentante delle quattro province indipendentemente dall’ordinamento di appartenenza. Il brano è stato commissionato dalla Irish Rugby Football Union nel 1995 ed è una perfetta combinazione dei diversi accenti irlandesi che trovano armonia all’unisono durante l’esecuzione. 

Un’isola che già prima delle divisioni politiche manifestava unione, fratellanza e solidarietà in momenti bui come la grande carestia del 1845, oggi presente nella cultura di massa con Fields of Athenry, un brano di musica popolare irlandese cantato nei pub e nelle partite di Rugby. Queste note solenni toccano il cuore di ogni irlandese: da Dublino a Belfast passando per Galway e Limerick. Ma soprattutto uniscono il popolo irlandese in un abbraccio collettivo capace di sgretolare – almeno per 80 minuti - il termine divisione.