Italia, contro l'Irlanda non è mancato l'orgoglio ma solo un po' di disciplina

Orgoglio e indisciplina Il meglio dell’Italia nel Sei Nazioni arriva alla fine del torneo. Contro un peso massimo del rugby mondiale, l’Irlanda, terza nel ranking e seconda fino a una settimana fa. Una partita giocata alla pari per un tempo, con una difesa tosta, decisa, dura e tante gambe in attacco quando si sono presentate le occasioni. L’orgoglio di chi ha preso 120 punti in due partite, contro la Francia in casa e in Inghilterra, di chi ha saputo evitare i black-out, improvvisi cali, di chi ha messo, come si sarebbe scritto in un articolo 'datato', il cuore in campo. Roba d’altri tempi, quelli di oggi sono fatti di telecamere e revisioni arbitrali al video, TMO , che vedono ogni dettaglio, ogni fallo. E se sono evidenti arrivano calci di punizione e cartellini. L’Italia che ha perso 17-22 contro l’Irlanda è stata per mezz’ora, minuto più minuto meno, in inferiorità numerica. Troppo, vista la qualità dell’avversario. O capitano, mio capitano Michele Lamaro ha vissuto un weekend da incubo. Prima Gonzalo Quesada, il CT argentino degli azzurri, ha deciso di preferirgli Manuel Zuliani come titolare in terza linea, numero 7, openside flanker, con Brex skipper, per dirla all’inglese, della squadra. Poi lo ha comunque convocato facendolo partire dalla panchina. E nel primo tempo Michele si è trovato a dover entrare per un infortunio a Sebastian Negri, un po’ all’improvviso, senza tanto riscaldamento, in anticipo rispetto al previsto, e con la 'umana' voglia di voler fare bene, anzi, meglio, di 'spaccare' il mondo. Risultato? In un raggruppamento l’istinto, la tentazione, lo porta a commettere un fallo non da navigato professionista. Da terra, e non si può fare nulla, colpisce la mano dell’avversario che sta giocando la palla e gliela fa cadere. Cartellino giallo inevitabile e 10 minuti in 14 per i suoi compagni. Alla cassa fanno 10 punti subìti, soprattutto 2 mete che rompono la partita. Forza Michele, è dura, ma un capitano è capace di fare quello che gli altri nemmeno osano pensare. Colpo di testa Italia in 14 come detto, Lamaro pronto a rientrare, ed ecco la foga di Ross Vintcent, sudafricano di nascita, con sangue italiano da parte di madre, che, entrato per Lorenzo Cannone, placca con tutta la forza possibile. Si dovrebbe usare la testa per non esagerare, lui la usa, involontariamente, per colpire un avversario nell’impatto. Testa contro testa, cartellino dopo intervento tv, giallo tendente all’arancione che diventa rosso dopo revisione al cosiddetto bunker, come da regolamento, un ulteriore controllo per tutelare, soprattutto, la salute degli atleti. Vintcent è fuori, l’Italia recupera un giocatore dopo venti minuti. Si va sul 10-22 al 58’, terza meta del tallonatore Sheehan, impossibile non nominarlo Player of the Match. Partita sostanzialmente finita. La macchia verde dell’Olimpico, un Aviva Stadium trasportato a Roma, grazie anche al lunedì festivo in Irlanda, per San Patrizio, festeggia le leggende all’ultima uscita in nazionale: O’Mahoney, Conor Murray, Healy, e parte il canto della tradizione, The Fields of Athenry. Come mettere il tappo al match, titoli di coda: The End. Crederci, sempre In uno sport di combattimento non bisogna mai mollare. La forza dell’Italia che, perdite di pezzi vari a parte, tra infortuni e cartellini, continua a placcare, a giocare come se non fosse successo nulla. Come ci sarebbe piaciuto vedere anche nelle quattro giornate precedenti. Quasi con consapevolezza della propria forza a prescindere da chi si ha di fronte o dei guai che ti capitano. Con i guizzi, le gambe, la 'sguscevolezza' di Capuozzo, la sostanza di Ioane, la continuità di Brex, il lavoro di Zulian, la freschezza di Marin, e la potenza unita alla classe di Menoncello. A proposito, Brex e Menoncello insieme ricordano le grandi coppie di centri . L’Italia resta appiccicata alla partita, meta di Varney, idea di Capuozzo, l’Italia spaventa l’Irlanda, l’Italia non è quella dei 120 subìti in 2 partite, l’Italia può giocare alla pari, anzi deve giocare alla pari, con tutti. Al punto di bonus difensivo non bisogna nemmeno pensare. Altro che sconfitte onorevoli. Tempi passati, da dimenticare. E avanti con questo atteggiamento!

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Italia, contro l'Irlanda non è mancato l'orgoglio ma solo un po' di disciplina

Francesco Pierantozzi